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Dwight Howard ha pensato di smettere quando è stato lasciato fuori dalla Top 75, ora si propone agli Warriors

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Dwight Howard è insieme a Carmelo Anthony uno dei giocatori che più a sorpresa sono rimasti free agent finora. Dopo la scadenza del suo contratto con i Los Angeles Lakers, il tre volte Difensore dell’Anno non ha trovato squadra, meditando una nuova carriera nel wrestling. In realtà Howard sta ancora cercando un’occasione in NBA e nelle ultime ore si è tornati a parlare di lui, prima per i Brooklyn Nets e successivamente per i Golden State Warriors.

Howard avrebbe parlato con i Nets, i quali però alla fine lo avrebbero rifiutato perché cercando un lungo “che sappia tirare”. Non esattamente la specialità della casa. In un’intervista a Club Shay Shay, il podcast di Shannon Sharpe, Howard ha però parlato della possibilità di firmare con i Golden State Warriors.

Sarebbe perfetto! Sono stato un tifoso degli Warriors da tutta la vita, quando andavo a scuola tifavo loro. A loro serve un lungo, so che hanno Kevon Looney e altri giovani come James Wiseman, ma io sono Dwight Howard. Wiseman potrebbe imparare molto da me, perché diventerà un grande big man in NBA. In più libererei Steph Curry al tiro con i miei blocchi, sarebbe più libero. Stessa cosa per Klay. Giocherei i pick and roll con Draymond. Insegnerei a Wiseman a difendere, a stoppare i tiri… Ci sono tante cose che potrei davvero insegnargli.

Howard però ha toccato anche la sua esclusione dalla Top 75 All-Time fatta dalla NBA un anno fa, in occasione della sua 75° storica stagione. In molti hanno individuato nell’ex centro di Magic e Lakers uno dei più grandi esclusi dalla lista, visto il palmares composto, tra le altre cose, di un titolo NBA, tre premi di Difensore dell’Anno, otto presenze all’All Star Game e cinque nel First Team All-NBA.

Sono rimasto molto sorpreso dal non essere stato inserito in lista. Quando l’ho saputo ero molto arrabbiato. Mi sono chiesto se avesse senso continuare a giocare. Per cosa sto giocando? Ho ottenuto tanti riconoscimenti, sono stato un ambasciatore per la NBA a livello globale. L’ho sentita come una grandissima mancanza di rispetto.

La gente dice che non “prendevo il gioco seriamente”. Ma i riconoscimenti che hai appena letto, i tre premi di Difensore dell’Anno consecutivi… Dovevo prendere la difesa seriamente, se li ho vinti. E dovevo vincerne quattro di fila, l’ultimo anno non me lo diedero perché durante la stagione chiesi la cessione e i media iniziarono a parlare male di me. La persona che vinse il premio quell’anno [Tyson Chandler, ndr] era addirittura nel Third Team All-NBA, e io ero nel First-Team. Non aveva proprio senso. Non prendevo il gioco seriamente? Ho giocato 18 stagioni in NBA, probabilmente dovevo prenderlo abbastanza seriamente per rimanere in giro per così tanto tempo. Mi piace divertirmi? Certo, sto facendo il lavoro che sognavo da quando avevo 3 anni. È ovvio che sorrida quando sono in campo.

Francesco Manzi

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