E se Chris Paul fosse andato ai Lakers?

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Alla vigilia dell’apertura della stagione 2011-2012, e dopo 5 mesi di lockout, si concluse uno scambio tra tre squadre che avrebbe cambiato gli equilibri della NBA: Chris Paul ai Los Angeles Lakers, Pau Gasol agli Houston Rockets, Kevin Martin, Lamar Odom, Luis Scola, Goran Dragic e una prima scelta dei NY Knicks (via Houston) agli allora New Orleans Hornets.

Tuttavia questa trade non venne mai ratificata per l’opposizione dell’ex Commissioner NBA David Stern; gli Hornets erano senza un proprietario dal 2010 e pertanto era la stessa NBA a garantire gli interessi della franchigia, ma andiamo con ordine.

Nel dicembre del 2010, la NBA acquistò i New Orleans Hornets dal suo proprietario George Shinn per circa 300 milioni di dollari; la situazione economica della squadra era precaria, con debiti che si accumulavano, prestazioni sportive non eccelse e una delle più basse affluenze di pubblico dell’intera NBA.
L’accordo venne ratificato dopo che saltò quello per vendere la franchigia ad uno dei proprietari di minoranza e questo rese di fatto gli altri 29 proprietari NBA a tutti titolari anche degli Hornets, ma l’ultima parola sarebbe comunque spettata a Stern.

I motivi di questa scelta sono molteplici, che vanno dall’evitare ulteriori problemi finanziari al garantire l’effettivo valore dell’intera franchigia, senza creare svalutazione come successo qualche mese prima con l’acquisto di Jordan degli allora Charlotte Bobcats per 275 milioni, 25 in meno di quanto l’ex proprietario pagò nel 2002.

A tutto questo si aggiunse l’insoddisfazione della star della squadra, Chris Paul, all’epoca probabilmente il miglior playmaker della NBA. L’ex Wake Forest, mise ulteriori pressioni alla società dichiarando che se la squadra non fosse stata in grado di contendere per il titolo, avrebbe richiesto di essere scambiato.

In quel momento storico, l’autorità sugli scambi e sui contratti dei giocatori risiedeva sulle spalle di Hugh Weber, il team president, e Jac Sperling nominato nuovo presidente, ma qualsiasi decisione volta ad alterare il valore della franchigia sarebbe stata revisionata dalla NBA.

Questo è il nodo della questione poiché l’8 dicembre del 2011, Dell Demps, il GM degli Hornets, si accordò con Lakers e Rockets, credendo di avere pieno controllo sulla gestione del roster, specialmente dopo aver ricevuto il chiaro segnale che Paul non avrebbe mai firmato l’estensione contrattuale al termine di quella stagione. Anche gli altri proprietari, eccezion fatta per Dan Gilbert, proprietario dei Cavaliers, inizialmente additati come responsabili dell’annullamento della trade, avrebbero accettato lo scambio in quanto concordi sul fatto che difficilmente Demps avrebbe potuto ottenere di più in cambio della sua stella, vista sia la situazione contrattuale, sia la situazione economica della squadra.

La cancellazione dello scambio fu uno shock per tutti, in primis i giocatori coinvolti che non avevano intenzione di presentarsi al training camp il giorno seguente. Immaginate la sensazione di essere scambiato, e di conseguenza non ritenuto importante nel progetto della squadra, per poi ritrovarti a sudare per quella stessa squadra. Chiaramente non il massimo.

Ciò nonostante, la trade non si concretizzò ufficialmente per “basketball reasons“, privandoci così la possibilità di vedere Chris Paul e Kobe Bryant insieme nella stessa squadra. Uno dei più grandi “What if ?” della storia della NBA.

Tuttavia due giorni dopo, Chris Paul fu scambiato ai Los Angeles Clippers con due seconde scelte future in cambio di Eric Gordon, Chris Kaman, Al-Farouq Aminu e la prima scelta al Draft del 2012 (Austin Rivers).

A posteriori è facile vedere come molto probabilmente gli Hornets avrebbero ottenuto più benefici nello scambiare con Lakers e Rockets, ottenendo 4 titolari per un successo immediato e con la possibilità di ricostruire dopo due anni. Tuttavia questo scambio era già orientato ad un rebuilding immediato con il rookie Rivers e con giocatori ancora dentro il contratto da matricole come Gordon e Aminu.

I Lakers erano furenti dopo l’annuncio dello scambio sia per l’arrivo in città del playmaker ma sulla sponda opposta, sia perchè si pensava che a quel punto Paul non sarebbe stato ceduto per non intaccare il valore degli Hornets. Si può affermare comunque che Stern abbia agito nei migliori interessi della franchigia, scambiando con i Clippers e ottenendo la prima scelta assoluta al Draft del 2012, tramutata in Anthony Davis.

Lorenzo Simonazzi

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