Esclusiva BU, Claudio Coldebella: “Bisogna cambiare la fiscalità nel basket. Milano? Ho un contratto pluriennale all’UNICS”

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BasketUniverso ha avuto il piacere di intervistare Claudio Coldebella, ex storico giocatore e attuale direttore sportivo dell’UNICS Kazan, formazione russa che ha grandissime ambizioni.
Con il direttore abbiamo parlato della stagione del suo UNICS, degli obiettivi per la prossima annata e della situazione del basket italiano.

Si tratta di uno dei momenti più difficili dell’anno per voi direttori sportivi?

“Non per forza. Si tratta sicuramente di un momento importante perché bisogna cercare di mettere il tutto nel giusto ordine. E questo non è semplicissimo. Devi incastrare chi hai, chi non hai, chi vuoi, chi non vuoi, il livello, cosa vuoi fare, eccetera. Una parte bella è quella che ti porta a raggruppare le persone e sviluppare una squadra che si porta avanti durante tutto l’anno”.

Facciamo un passo indietro alla stagione che si è appena conclusa. Siete arrivati ad un chilometro dal raggiungere l’EuroLega ma non ce l’avete fatta né tramite l’EuroCup né tramite la VTB League.

“Abbiamo fatto una buonissima stagione secondo me. Siamo stati competitivi in ogni campo, in ogni situazione, ma non siamo riusciti a mettere la ciliegina sulla torta. Siamo stati bravi a non avere dei cali, tranne durante i playoff di EuroCup, dove Valencia si è dimostrata una squadra più pronta per andare avanti. Forse se li avessimo incontrati due mesi prima, avremmo avuto qualche chance in più di batterli ma va comunque bene così. Quest’annata ci servirà per crescere. Dobbiamo aggiungere un po’ di basketball IQ al roster del 2019-2020 perché ci è mancato solo quello per vincere, sia in Russia sia in Europa“.

C’è un po’ di rammarico nel non aver raggiunto l’EuroLega?

Sì, ci dispiace perché il palcoscenico dell’EuroLega è quello che si addice di più alla struttura dell’UNICS Kazan. Non solo per i risultati, ma soprattutto per la crescita che sta avendo. Stiamo migliorando a livello di palazzo, di parte medica, fisioterapica. La parte sportiva è sotto gli occhi di tutti, chiunque può vedere che tipo di mercato abbiamo fatto negli ultimi anni, ma è un team che sta crescendo sotto tutti i punti di vista”.

Obiettivo per la prossima stagione?

“Cercare di vincere l’EuroCup, conquistando così l’EuroLega, e arrivare nelle primissime posizioni in VTB”.

Passiamo alla Serie A. Cosa ne pensi di queste finali di Legabasket?

“È sempre un campionato molto competitivo, molto equilibrio, dove non si sa mai con certezza chi vincerà lo Scudetto. È bello vedere l’affluenza di pubblico nei palazzetti, molto bello vedere il ritorno nella massima Lega di grandi piazze però, se non si fa un cambiamento a livello di normative, si farà sempre fatica. Quando parlo di normative mi riferisco a leggi che sono antiquate: lo sport è cambiato da tutti i punti di vista, la fiscalità non può essere la stessa del calcio. Non è possibile. I diritti televisivi nella pallacanestro sono estremamente bassi, a differenza del calcio, per cui questo tipo di fiscalità non ha senso.
Un’altra cosa che noti quando lavori all’estero sono gli impianti sportivi: oggi è impossibile migliorarli in Italia e quasi nessuno è al livello dei principali palazzetti europei. Lo ribadisco: i nostri tifosi sono degli eroi. Le arene sono sempre piene e non hanno la possibilità di parcheggiare perché poi vengono multati, i posti sono scomodi, i bagni sono indecenti, bisogna fare mezz’ora di fila per andare al bar quando la tecnologia potrebbe aiutarti da questo punto di vista.
In Russia i tifosi sono molti meno però, a livello di intrattenimento, sono una spanna sopra a tutti. Andare a vedere un evento sportivo è davvero uno show“.

L’Olimpia Milano non è riuscita a vincere lo Scudetto e non ha raggiunto i playoff di EuroLega. Dobbiamo considerarla una stagione fallimentare?

“Assolutamente no. Le stagioni che non vengono coronate da vittorie ci stanno. Sono veramente poche le squadre che riescono a portare a casa dei trofei. Faccio fatica a giudicare l’operato di colleghi se non sono all’interno. Da fuori ho visto una squadra combattere e che non ha raggiunto i playoff di EuroLega per questione di dettagli”.

Invece cosa ne pensi dell’arrivo di Ettore Messina nel basket italiano?

“Molto molto positivo. Anzitutto abbiamo già guadagnato la prima pagina de La Gazzetta dello Sport e questo non capita tutti i giorni. Quello che mi auguro io da italiano che lavora all’estero è di vedere una crescita della pallacanestro italiana. E questa crescita deve avvenire tramite alcune società leader. Ma non leader di se stesse, come negli ultimi 10-15 anni, dove c’è stata poca volontà di lavorare per il bene comune. Quindi mi auguro veramente che Milano, ma non solo, anche la Virtus Bologna, Sassari, Venezia e altre, siano da traino per il movimento. In particolar modo l’Olimpia perché ha la possibilità di vivere il mondo di EuroLega; sarebbe bello portasse il know-how dell’EuroLega in Italia”.

Si era anche parlato di un tuo possibile ritorno in Italia, in particolar modo a Milano. Cosa ci puoi dire a riguardo?

“Posso dire che sono all’UNICS, ho firmato un contratto pluriennale e sono felice qui. Da ex giocatore e capitano dell’Olimpia le faccio un grosso in bocca al lupo, in particolar modo ad Ettore Messina, che è stato mio allenatore sia alla Virtus Bologna sia in Nazionale”.

Cosa ne pensi di inserire allenatori stranieri nel nostro campionato?

“Secondo me in Italia abbiamo degli allenatori bravissimi. Però inserire coach esteri può portare un qualcosa di diverso. Non per forza di migliorare, ma sicuramente qualcosa di differente rispetto alla nostra mentalità. Se oggi i greci sono tra i migliori al mondo è perché per anni ci sono stati tantissimi tecnici stranieri. Solo che non è facile. E bisogna parlare di regole anche in questo caso. Per prendere un responsabile del settore giovanile straniero bisogna pagare 10mila euro di tassa. Se lo prendi italiano, non devi versare nulla alla FIP. Puoi ben capire che, se uno può, cerca di risparmiare. Bisogna smetterla di fare differenze tra italiani e stranieri, da tutti i punti di vista”.

Ufficialmente l’anno prossimo ci saranno 18 squadre, anche se in verità saranno 17 perché Avellino non ci sarà. Meglio 16 o 18?

“Senza ombra di dubbio 16. Quality e non quantity. La fetta già è piccola, se poi lo dobbiamo dividere per più squadre, allora diventa il tutto ancor più difficile”.

Ringraziamo ancora una volta Claudio Coldebella per la disponibilità dimostrataci.

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