ESCLUSIVA BU, Diego Flaccadori: “Sogno l’NBA ma ora voglio vincere lo Scudetto con Trento!”

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Diego Flaccadori è un prospetto che è diventato giocatore, perché il bergamasco, arrivato in Trentino come talento da sgrezzare, ora è maturato a tutti gli effetti, mentalmente e fisicamente, riuscendo a fare la differenza in una semifinale Scudetto contro la super corazzata chiamata Olimpia Milano, che avrebbe dovuto distruggere il campionato ma che invece si è sciolta come neve (delle Dolomiti) al sole, permettendo all’Aquila di poter sognare di raggiungere la vetta più alta d’Italia, e non è il Bernina: lo Scudetto.

Con te Diego dobbiamo partire da lontano, da molto lontano, in particolar modo dal 2014, perché, più o meno in questo periodo, vincevi il prestigiosissimo torneo di Mannheim con la Nazionale Under 18, consacrandoti a livello internazionale, e noi già c’eravamo, poiché ti intervistammo subito dopo la manifestazione. Ora, tre anni dopo, sei in finale Scudetto con Trento: quante cose sono cambiate da quell’intervista che potete rileggere qui?

Sono cambiate tantissime cose. A Mannheim ero quasi un bambino e ricordo quel torneo con grandissimo piacere perché è stata la mia prima vera esperienza da giocatore ma, soprattutto, lontano da casa. In tre anni è cambiata praticamente tutta la mia vita perché sono cresciuto tantissimo, a livello fisico ma, specialmente, mentale, e sono fiero di aver accompagnato anche l’Aquila in questa sua maturazione, perché nel mio piccolo sono arrivato in A2 e siamo giunti, passo dopo passo, mattoncino dopo mattoncino, in finale Scudetto. Oggi, dopo tre anni che vivo da solo, anche se la mia famiglia mi è sempre vicina, posso quasi definirmi un uomo e non più un ragazzo“.

 

Finora hai disputato dei playoff ad altissimi livelli, giocando un’ottima semifinale contro Milano, risultando addirittura un fattore determinante nella serie: che sensazione hai provato nell’eliminare l’Olimpia da protagonista? Perché Trento aveva già fatto fuori i meneghini in EuroCup la scorsa stagione ma tu non avevi così tante responsabilità come invece Buscaglia e Trainotti hanno deciso di affidarti quest’anno.

Sì, sicuramente ci sono stati dei cambiamenti dalla scorsa stagione a quella attuale. Nel 2015-2016 avevo già iniziato ad avere un ruolo all’interno del roster, comunque giocavo una decina di minuti, mentre quest’anno lo spazio che mi è stato concesso è stato molto di più e ho anche maggiori libertà di scelta durante la partita.Le sensazioni sono comunque bellissime, perché Milano era la favorita per la vittoria finale e tutti quanti ci davano giustamente per spacciati contro di loro; eliminarli è stato davvero fantastico, soprattutto visto il punteggio, perché perdere una sola partita e vincerne quattro contro una corazzata del genere non era immaginabile nemmeno nel miei sogni più belli!”.

 

Ormai sono tre anni che giochi per l’Aquila, e quindi fai parte del gruppo storico di italiani che ha portato questa squadra ai massimi livelli del basket italiano, ma pensavi, quando hai messo nero su bianco con i trentini, di poter arrivare così in alto (semifinale di EuroCup e finale Scudetto) in così poco tempo?

Sinceramente non lo immaginavo ma nemmeno ci pensavo. Io ero arrivato in una squadra neopromossa e, di regola generale, chi arriva dalla Serie A2, deve lottare per non retrocedere e non per vincere lo Scudetto in tre anni, come sta succedendo con noi. In tre stagioni abbiamo fatto dei passi da giganti e ora siamo una bellissima realtà del basket italiano, anche grazie all’ambiente meraviglioso che ci circonda e che ci lascia vincere e perdere in tutta serenità, cosa non di poco conto”.

 

 

Adesso, però, quanto meno a livello teorico, siete i favoriti perché, chi elimina la più forte, diventa automaticamente la più forte: voi vi sentite di essere i favoriti per la vittoria finale oppure pensate che Venezia abbia maggior chance di vittoria perché è un gruppo forse ancora più rodato di voi, oltre che più lungo?

Io sinceramente non mi sento favorito perché la Reyer ha eliminato Avellino, che era, a detta di tutti, la vera rivale di Milano per la vittoria dello Scudetto. Inoltre Venezia è arrivata seconda in campionato, vincendo tre partite in più di noi e solo due in meno di Milano, quindi secondo me i favoriti sono loro e siamo noi che dovremo giocare una serie ai nostri massimi livelli, come abbiamo fatto con l’Olimpia, facendo anche qualcosina in più, per provare a vincere il tricolore!”.

 

Voi, avendo chiuso la serie in cinque partite, avrete tre giorni di riposo in più rispetto a Venezia, ma i lagunari hanno anche un roster più lungo del vostro, complici anche gli infortuni che avete riportato, Filippo Baldi Rossi su tutti: pensi che questo fattore strutturale vada a compensare ai giorni in meno di riposo?

Loro sono una squadra completamente diversa dalla nostra perché giocano in dieci-undici, con giocatori che avrebbero almeno venti-trenta minuti in quasi tutte le squadre di Serie A ma che da loro sono costretti, per questione di lunghezza, a stare sul parquet solo una decina di minuti, se non qualcosa meno. Noi siamo diversi, lo eravamo già ad Ottobre, e poi diciamo che nemmeno gli infortuni ci hanno aiutato, ma fortunatamente siamo riusciti a chiudere con Milano in gara 5, non allungando di altre partite la serie, potendo così riposare una settimana intera senza giocare; il che è importantissimo in questo momento dell’anno, visto che sono due settimane che giochiamo un giorno sì e uno no”.

 

Trento ha però disputato un girone d’andata al di sotto delle aspettative, trovandosi in zone che non le competevano, ma poi avete cambiato marcia da gennaio in poi, vincendo 12 partite su 15 in tutto il ritorno, chiudendo al quarto posto in classifica in regular season: qual è stata la chiave di volta di questo cambiamento? Il mercato o il gruppo solido che vi portate dietro da un po’ di anni?

Entrambe le cose. In primis il ritorno di Dominique Sutton perché è riuscito a darci l’impronta a livello difensivo, dove peccavamo un po’ all’andata, mentre oggi è la nostra arma principale, quella che c’ha in fin dei conti permesso di battere Milano. Poi sicuramente anche il gruppo che c’era da inizio stagione ha influito in questa crescita esponenziale perché più giocatori sono saliti di colpi durante il girone di ritorno: io, Beto (Joao Gomes n.d.r.) ma anche lo stesso capitano (Toto Forray n.d.r.), che comunque sappiamo che quando il gioco inizia a farsi duro, lui è il primo a metterci faccia, cuore e attributi per vincere le partite!”.

 

Forse l’ago della bilancia della finale sarà Aaron Craft, la vostra lanterna nelle notti più buie…

Lui sicuramente è la nostra guida su entrambi i lati del campo, soprattutto a livello difensivo; insieme a Sutton è quello che ci trascina e ci permette di tenere alta l’intensità per tutti i quaranta minuti, quindi certamente lui in finale sarà un giocatore fondamentale per noi”.

 

Tre anni fa ci siamo sentiti per la vittoria di Mannheim, quest’oggi ci sentiamo per la finale Scudetto, tra tre anni ci sentiamo per la chiamata dall’NBA?

Sarebbe un sogno. E’ IL sogno. Quello che tutti i ragazzini che calcano un parquet per giocare a pallacanestro hanno. Io però ho comunque ancora due anni di contratto a Trento, se dovrà succedere qualcosa quest’estate vedremo, ma, per il momento, sono concentrato sulla finale Scudetto con l’Aquila e di mercato non ne voglio parlare, nemmeno con il mio agente”.

 

Ringraziamo Diego Flaccadori e l’Aquila Trento per la solita disponibilità dimostrataci.

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