Esclusiva BU, Germano D’Arcangeli: “La Stella Azzurra nasce dalla passione. Bobroczkyi? Ha 5 anni per diventare uomo”

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A pochi giorni dal successo in Under-15, che ha bissato quello ottenuto con l’Under 19 in DNG, BasketUniverso ha intervistato Germano D’Arcangeli, responsabile del settore giovanile della Stella Azzurra, storica squadra romana che ha fatto del vivaio il suo punto di forza.

Gerano D'Arcangeli in un momento di festa (sportlaziale.it)
Gerano D’Arcangeli in un momento di festa (sportlaziale.it)

Com’è nato il progetto della Stella Azzurra e quali sono i metodi di approccio con i giocatori, visto che stiamo vivendo un momento in cui i ragazzi italiani non vengono valorizzati a livello sportivo?

Il progetto Stella Azzurra è nato dalla mia passione e quella di altre persone nell’esercizio delle proprie funzioni con l’idea di andare in palestra e incontrare ragazzi che ti danno moltissima attenzione e vogliono ottenere ottimi risultati perché hanno delle aspirazioni. Più che avere un brand, che oggi può essere Stella Azzurra e domani Stella Rossa, c’è un grande programma dietro che stiamo provando a sviluppare. Ti confesso che, anche se andassi in palestra senza passione, molto probabilmente la Stella Azzurra esisterebbe lo stesso e otterrebbe gli stessi risultati, ma potrebbe essere che dopo un po’ i ragazzi non verrebbero più da noi: si rendono conto che noi mettiamo dedizione e passione sul parquet per renderli giocatori veri. Per quanto riguarda i metodi di approccio, vogliamo semplicemente tutelare, sviluppare e realizzare i sogni che i nostri ragazzi si portano dietro dal primo giorno che vengono alla Stella.

I giovani non vengono valorizzati in Italia. Lei è riuscito a darsi un perché accade questo in Italia?

Siamo un Paese dell’area mediterranea dove l’innovazione e la voglia di fare, soprattutto dei più giovani, vengono bistrattate. Queste caratteristiche vengono richieste a tutti i costi da noi adulti ma poi non valorizzate: insomma, è molto complicato da parte dei ragazzi realizzare un percorso creativo e sviluppabile che possa portarli ad un risultato.

Kyle Hines, ex giocatore illustre di Veroli.
Kyle Hines, ex giocatore illustre di Veroli.

Continuando a parlare di crisi, c’è una squadra laziale con una certa tradizione alle spalle che l’anno scorso ci ha salutato, Veroli. Cosa pensa di questo fallimento, soprattutto perché nel 2009 e nel 2010 era stata ad un passo dalla Serie A?

Penso tutto il male possibile perché sono ovviamente molto dispiaciuto. Quando abbiamo intavolato questo tipo di discorso non avevamo seriamente pensato che si sarebbe mai arrivati a questa conclusione. Sicuramente la situazione economica era molto difficile, probabilmente la nostra era un’idea giusta, ma erano i tempi che erano sbagliati: se oggi uno si presentasse e dicesse che vuole fare basket con i giovani e a spese contenute, quasi sicuramente verrebbe apprezzato. Invece in quel momento venivamo da esperienze diverse e non avevamo valutato fino in fondo i rischi dell’operazione, non solo da un punto di vista economico, perché i soldi non c’erano, ma soprattutto tecnico, perché c’è stato un rigetto verso chi ha provato a cambiare le cose, dato che a loro sembrava che noi volessimo screditare una tradizione, cosa che non abbiamo mai fatto. Noi anzi, abbiamo cercato di avvantaggiarci della storia di Veroli perché c’era l’abitudine di fare le cose per bene, ma che purtroppo non sono state fatte nell’ultimo periodo.

Robert Bobroczkyi (in bianco) a soli 14 anni è alto 2.25.
Robert Bobroczkyi (in bianco) a soli 14 anni è alto 2.25 (lapsi.al).

In questi giorni, in seguito alla vittoria del campionato nazionale Under 15, si sta parlando moltissimo di questo ragazzino classe 2000, Robert Bobroczkyi, alto 225 centimetri. Attualmente è diventato un fenomeno mediatico, lei crede possa giovare alla sua carriera o può complicarne il suo sviluppo?

Gli fa sicuramente male perché la voglia di sbattere il “mostro” in prima pagina è l’unico motivo per cui si è parlato di lui, tralasciando di sottolineare le sue prestazioni e le sue capacità che solo lui, e nessuno di noi, pretende vengano messe in risalto perché stiamo comunque parlando ancora di un ragazzino che ha moltissimo da migliorare e da dimostrare. Noi lo difendiamo da quando sta qui e, rispetto a questo, abbiamo avuto intorno a settembre/ottobre, quand’è arrivato alla Stella Azzurra, molta più aggressività di quanto non ce ne sia adesso da parte dei giornali, molte emittenti radiotelevisive, a livello nazionale ed internazionale, perché lui è un po’ un “fenomeno da baraccone”. L’augurio che ci facciamo è che diventi un uomo, magari anche un giocatore di basket, ma prima un uomo. Adesso è un “puledro” indifeso di 2 metri e 25, la cui volontà di scoprire la vita è minore rispetto a quella degli altri di sapere come andrà a finire la sua, perché è sempre così: gli altri sono più interessati a sapere come andrà a finire la nostra vita, piuttosto che noi la nostra.
In questi giorni abbiamo potuto riscontrare quanto le persone siano cattive in Italia. Noi non abbiamo preso Robert per metterlo in una squadra che vincesse il titolo italiano, non era quello il motivo. Il ragazzo si è allenato e sa che ha cinque anni di tempo per diventare un uomo. Se uno ha voglia di giocare e noi lo vogliamo far giocare, non è che lo facciamo per finire sui giornali o vincere il campionato italiano Under 15, che credo avremmo vinto lo stesso, con o senza di lui, ma siamo comunque contenti per il contributo che ci ha dato a raggiungere certi risultati. Provare a difenderlo dall’aggressività di alcune persone è altrettanto stupido, ma di certo non abbiamo desiderato di avere tutta questa visibilità quando l’abbiamo ingaggiato.

Andrea La Torre oggi ha firmato con Milano www.viterbopost.it
Andrea La Torre oggi ha firmato con Milano www.viterbopost.it

La Torre ha firmato con l’Olimpia Milano. Quale sarà il futuro di Bucarelli e di qualche altro giovane che ha vinto recentemente il titolo nazionale Under 19?

Quello di tutti e di sempre della Stella Azzurra. Passano da noi, si sviluppano, cerchiamo di aiutarli a diventare professionisti, coltivando la loro passione ma anche costruendogli una corazza che sarà loro utile una volta che saranno professionisti. Le loro capacità sono elevatissime perché otteniamo sempre grandi risultati e le loro potenzialità sono sempre maggiori rispetto a quelle della nostra prima squadra, ecco che quindi sono costretti a lasciarci. Oggi è toccato a La Torre, domani toccherà a Bucarelli, dopodomani a Cacace, i quali meritano palcoscenici più alti della Serie B della Stella Azzurra, che è utile per sviluppare le loro potenzialità, non è un punto di arrivo bensì un trampolino di lancio.

Parlando di Serie B, ci sono possibilità che nei prossimi anni giocherete per la promozione in A2 oppure il vostro obiettivo sarà sempre quello della salvezza, così com’è stato negli ultimi anni?

Il nostro obiettivo non è vincere o passare di categoria, noi giochiamo in queste categorie per usarle come palestra per i nostri giovani. Stiamo provando a trovare delle soluzioni che vadano al di là del semplice risultato sportivo, tant’è che stiamo persino pensando di espandere il nostro progetto all’estero. Alla Stella Azzurra non piace la mentalità italiana a cui importa solo vincere, soprattutto quando si ha a che fare con dei giovani.

Matteo D'Ascanio (facebook.com)
Matteo D’Ascanio (facebook.com)

Qual è il miglior giovane che ha allenato negli ultimi anni, quello con più futuro dinanzi a sè?

Sono tutti figli miei, non me la sento di fare una classifica in base alle loro qualità tecniche. Tutti hanno sempre fatto al 100% quello che gli è stato chiesto, alcuni anche di più. I ragazzi che arrivano sono sempre nuovi e con grande voglia di apprendere; questa cosa giova anche alla mia carriera perché di volta in volta devo ripartire da capo con dei nuovi ragazzi e un nuovo gruppo assetato di conoscenza e voglia di fare.
Ho avuto a che fare con giocatori di primissimo livello ma forse sono rimasto più legato a coloro che non hanno avuto fortuna con la pallacanestro, ma che comunque sono diventati grandi uomini nella vita. Faccio un nome: Matteo D’Ascanio, il quale oggi lavora al CERN di Ginevra ed è una delle migliori trenta teste del mondo, ma ha anche giocato a basket con noi in passato e ci ha aiutato a non chiuderci in noi stessi su pick’n’roll, spaziature, tagliafuori e cose di questo genere, ci ha fatto capire che oltre a questo c’è una parte accademica da rispettare. Anche grazie al suo contributo oggi noi accogliamo ragazzi provenienti da diverse parti del mondo e che credono in religioni differenti dalla nostra. Matteo D’Ascanio è comunque un orgoglio per la Stella Azzurra perché è diventato un NBA player in ambito scientifico.

Ha mai pensato di allenare in Serie A? Ad oggi si ritiene pronto per fare il grande salto?

No, non credo di essere capace di allenare in Serie A, lo fanno già persone molto più brave di me in questo. La mia aspirazione è quella di allenare ragazzi di ogni paese, religione, etnia e sesso ad alto livello, quindi, se un domani non ci dovesse più essere la Stella Azzurra, cercherei un’altra Stella Azzurra.

Lo staff di BasketUniverso ringrazia Germano D’Arcangeli per la disponibilità e gli augura le migliori fortune per il prosieguo della sua carriera.

                                                                                                           Intervista a cura di Fabrizio Pinna

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