Nonostante le difficoltà della stagione presente, un rampante Giordano Bortolani cerca di farsi strada a Brescia, nel suo primo banco di prova nella massima serie della nostra pallacanestro. In Serie A produce 4.3 punti (con il 43% da fuori) in poco meno di 10′ a partita, ma è in EuroCup, che il debutto del classe 2000 milanese ha subito suscitato curiosità con 6.4 punti (58% da due punti, 36% da tre punti; tre volte in doppia cifra) in 14′ di media nella fase di qualificazione. La nostra redazione ha deciso di contattarlo per capire le sensazioni presenti, rivivere il percorso cestistico e volgere uno sguardo veloce al futuro.
1) Focalizziamoci sul presente: come hai vissuto il primo impatto nel mondo della Serie A fino ad adesso?
Tecnicamente bene, a livello di squadra ci sono stati cambiamenti a Brescia che non ci hanno aiutato; è la prima volta che mi trovo in questa situazione complicata, però mi sono trovato bene fin da subito con il livello della Serie A.
2) Purtroppo Brescia non ha avuto molte fortune in questa prima parte di stagione (fuori dall’EuroCup e dalla corsa alle F8 di Coppa Italia), ma tu riesci comunque a guadagnarti il tuo spazio: come rispondi alla fiducia che sia Esposito e Buscaglia hanno riposto e ripongono in te?
Cerco di essere pronto e di allenarmi bene, perché l’allenamento prepara le partite e quindi cerco di guadagnarmi più minuti possibili.
3) Come hai iniziato a giocare a pallacanestro e come hai acquisito fiducia nel tuo futuro come giocatore?
Ho iniziato a Milano a 5 anni: mio padre era un giocatore e già da piccolissimo andavo alle sue partite, anche se ho pochi ricordi di quel periodo.Sono stato introdotto subito alla pallacanestro, nella società vicino a casa mia e da qui ho iniziato il mio percorso. Ho conosciuto molte persone e allenatori, che tutt’ora fan parte di me. La consapevolezza di diventare un giocatore è cresciuta piano piano con il tempo: è stato un percorso graduale, all’Olimpia soprattutto ho fatto passi avanti sia fisicamente che tecnicamente e ora sono qui a Brescia.
4) Un percorso cestistico sempre più in ascesa il tuo in pochi anni da Bernareggio (Serie B), a Legnano per giocarsi la salvezza, a Biella per i playoff di A2 e ora la Serie A: secondo te qual è stata la chiave di questa escalation al vertice della nostra pallacanestro?
Cerco sempre di ricordarmi da dove vengo, quel che ho fatto e per chi lo faccio (la mia famiglia, i miei amici e me stesso). È ciò che mi spinge ogni giorno.
5) Tra i coach che hai avuto, Paolo Galbiati ti ha allenato sia con la formazione U16 di Milano che a Biella: quanto ha influito la sua figura nel tuo percorso di crescita?
Quando ero in Olimpia mi ha aiutato tanto, anche fuori dal campo su quelle che potevano essere le problematiche nella crescita come giocatore. Mi ha dato una motivazione in più per seguirlo Biella e mi voleva già dai tempi di Torino. Mi ha sempre voluto allenare e questo mi fa un enorme piacere.
6) Parliamo del tuo repertorio come giocatore: punti di forza e lacune da migliorare
Cercare di essere più attento e presente in difesa; anche se da quando sono qua mi sento migliorato si questo aspetto, c’è ancora tanto lavoro da fare. Inoltre devo migliorare le scelte in attacco e cercare di essere più aggressivo.
7) Durante l’estate, su quale aspetto del tuo gioco lavori di più per migliorarti e quali motivazioni ti spingono a crescere come giocatore
La scorsa estate, prima di andare a Brescia, ho lavorato con Milano (sempre nell’ambito delle limitazioni a causa del COVID-19), per un mese, un lavoro a tutto tondo. Un giocatore per ambire al massimo deve lavorare su tutto quello che può fare in campo, non solo sui fondamentali, ma anche, per esempio, su l’atletismo, che conta sempre di più nella pallacanestro moderna. Mi piacerebbe aggiungere al repertorio il gioco spalle a canestro.
8) Invece che tipo di persona è Giordano Bortolani fuori dal campo?
Tranquillo: mi piace stare con gli amici e uscire, non sono un ragazzo casalingo. D’estate gioco sempre al campetto e ascolto musica.
9) Capitolo Nazionale: Sacchetti ti ha già messo alla prova con la canotta più importante per un cestista italiano, come ti sei sentito al tuo debutto? Ti rivedremo ancora in azzurro?
Spero di sì. A Napoli e in Estonia è stata una esperienza bellissima, mi sono trovato bene con i compagni e con Meo come allenatore: è perfetto per la nazionale, trasmette tranquillità e genuinità, non sovverte pressione. Ho un bel ricordo di quel periodo.
10) Per chiudere: guardi mai al futuro e, se sì, cosa vedi?
Spero un futuro di successo, anche se so che nello sport ci sono momenti difficili. Mi sono già capitati, però cerco di non pensare troppo avanti. Prima mi concentro sul presente e dove sono adesso, cerco di allenarmi bene per migliorare e guadagnarmi i minuti.
Si ringrazia l’ufficio stampa della Pallacanestro Brescia e l’atleta per l’intervista, con i migliori auguri di buon lavoro e proseguio per il futuro.
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