Esclusiva BU, Luigi Gresta: “Vi spiego il mio esonero a Vienna. Il futuro? Mi piacerebbe tornare in Italia”

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In Italia, Luigi “Gigio” Gresta ha allenato in tante piazze importanti, calde o entrambe le cose: Avellino (come vice), Jesi, Veroli, Scafati e Cremona. Poi coach Gresta ha deciso di intraprendere un percorso professionale non convenzionale, l’estero: non in Spagna o in Germania, ma inizialmente in Kuwait, poi una parentesi a Matera in A2 e infine un’altra scelta particolare: l’Austria.

Il basket austriaco è sicuramente poco conosciuto, nessun club è presente nelle prime due competizioni europee, Eurolega o EuroCup, ma è stata comunque una grande esperienza professionale per coach Gresta, come lui stesso ci ha raccontato in questa intervista. In Austria, Gresta ha allenato prima gli Arkadia Traiskirchen Lions e poi, dal 2017 a un paio di settimane fa, al BC Vienna. Qui stava disputando un grande campionato, che lo vedeva al secondo posto. Poi l’esonero, quasi inspiegabile, che ha provato a motivarci nel corso della nostra chiacchierata. Ringraziamo coach Gresta per la disponibilità.

Coach Gresta, l’esonero, visto il secondo posto in classifica, è stato un fulmine a ciel sereno o era nell’aria da tempo?

Non è stato un fulmine a ciel sereno, perché nell’ultimo periodo facevo la spesa per 3/4 giorni al supermercato. Da diversi mesi non riuscivo a capire lo sponsor: anche quando siamo riusciti a vincere 3-4 partite di fila non vedevo gioia. Appena perdevamo era un dramma e pensavo che  la partita successiva sarebbe stata quella della verità. Pur essendo a due punti dal vertice vivevo ogni situazione con incertezza: non capivo davvero quali fossero i problemi anche perché non c’erano questioni tecniche, quelle si stavano risolvendo grazie al mercato. L’obiettivo era quello di arrivare al vertice e il club ha preso due giocatori nuovi, ma che ho potuto schierare solo in parte per questioni di tesseramento: uno il giorno dopo che era arrivato, per qualche minuto, mentre l’altro era in attesa del permesso di soggiorno. La stagione sarebbe potuta svoltare definitivamente con i nuovi innesti che c’erano in allenamento, ma non durante le partite. Mi sono trovato costretto a chiedere gli straordinari a un giocatore come Jason Detrick, che per me è un giocatore fantastico, ma giocava 35′ a 40 anni. Io pensavo di giocarmi le carte per dominare il campionato una volta che avremmo potuto schierare i nuovi acquisti (potranno farlo dal 3 febbraio ndr).

Com’era il rapporto con la società?

La società era assolutamente in linea perché ho allenato a Vienna per 4 anni, ma lo sponsor era nuovo ed è entrato nella pallacanestro da poco. La prima partita mi è stato chiesto quanto durassero i match di pallacanestro, ma devo comprendere che chi paga impone le scelte anche a chi non sarebbe d’accordo. Voleva provare a conoscere la pallacanestro, ma per farlo c’è necessariamente bisogno di diversi anni.

Stjepan Stazić (commons.wikimedia.org)

Con la società quindi funzionava tutto…

Sì, avevo piena fiducia da parte dei fratelli Stazić: in questi anni a Vienna ho avuto l’opportunità di allenare Stjepan, che ha vinto anche il titolo di MVP del campionato e, nel corso della sua carriera, ha anche giocato in Eurolega. Purtroppo però, se chi mette il budget decide di cambiare lo stesso, ci si deve adattare, nonostante i continui convincimenti da parte della dirigenza. Con la dirigenza ci siamo lasciati da amici: in questi anni c’è stata solo qualche diversità di vedute.

Le diversità di vedute fanno comunque parte di questo lavoro.

Certo, ma non erano nemmeno così drammatiche. Va detto, inoltre, che non abbiamo avuto l’opportunità di fare il pre campionato, perché abbiamo avuto 7 casi di positività al coronavirus. La prima volta che abbiamo fatto il 5 vs 5 è stata alla seconda giornata di campionato (la prima è stata rinviata ndr). Il playmaker, sempre per questioni  di visto, ha iniziato a giocare dalla quinta partita; il capitano ha avuto problemi di basket scommesse ed è stato scagionato dopo la terza giornata. Se io metto tutti  i tasselli insieme quella che ho avuto è una squadra simile a quella dell’anno scorso, dove secondo molti stavamo facendo un vero e proprio miracolo. Quest’anno stavamo facendo bene ugualmente e questo aspetto l’ho sottolineato allo sponsor più volte. Ora il capitano (Paul Radaković ndr) è stato finalmente dichiarato innocente per il suo problema legato al basket scommesse: lui giocava infatti in una squadra dove in diversi sono stati addirittura arrestati, è stato prima indagato e poi scagionato, ma ha comunque saltato diverse partite.

Lo scorso anno avete raggiunto le semifinali di Alpe Adria Cup. Una bella soddisfazione.

L’anno scorso abbiamo raggiunto le semifinali e abbiamo perso di 3 poco prima della chiusura per Covid raggiungendo anche il punto più alto del Vienna in ambito continentale.

Ci può fare un bilancio sulla tua esperienza viennese? Come giudica il basket austriaco?

Ho allenato in una squadra in cui ho il record di permanenza e per me è un motivo d’orgoglio ed è stata ampiamente positiva. Visto il numero degli stranieri lo vedo come leggermente superiore a un’A2 italiana: chi sceglie bene gli stranieri riesce a fare delle squadre valide. Lo considero un basket di buon livello e la semifinale di Alpe Adria Cup dell’anno scorso ne è la testimonianza.

Luigi Gresta (Vienna). Photo: GEPA pictures/ Walter Luger

C’è qualcosa che vuole raccontare della sua esperienza austriaca?

Io sono un po’ vulcanico e inizialmente venivo preso per “pazzo”. Col tempo hanno capito che però quello era solo il mio modo di esprimermi e mi sono accorto che il mondo della pallacanestro austriaca iniziava a volermi bene. Gli arbitri, nel primo periodo, mi fischiavano spesso un fallo tecnico, ma poi è diventato un evento raro. C’era stima reciproca anche con i membri delle altre società, con i colleghi e con i giocatori: ho visto che la pallacanestro austriaca mi ha ben voluto. Mi fa piacere essere stato giudicato bene dopo lo scetticismo iniziale e mi ha colpito davvero tanto il reciproco rispetto che si è venuta a creare.

Il suo futuro lo vede in Italia o all’estero?

Mi piacerebbe tornare in Italia, perché quando sono fuori il nostro paese mi manca. Valuterò ovviamente proposte dall’estero e dall’Austria, ma desidererei allenare in Italia. I miei impegni con Vienna si sono conclusi e quindi sono libero senza la necessità di fare transazioni particolari.

Coach, vuole aggiungere qualcosa per concludere l’intervista?

Ne approfitto per ringraziare Peter e Stjepan Stazić, perché anche nel comunicato stampa in cui hanno ufficializzato il mio esonero sono stati sinceri. Ringrazio anche la loro mamma, che è la vera capa di quel club, che mi ha aiutato tantissimo anche nelle cose più semplici della quotidianità.

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