Esclusiva BU con Riccardo Santolamazza: un finale di campionato avvincente con Agropoli, Scafati e Tortona a giocarsi il primo posto. Nel basket vedo tanta confusione.

Serie A2 News

santolamazza agropoli

Il capitano della Bcc nasce il 14 febbraio 1983, a  Casal Lumbroso (Rm), da papà Nazareno e mamma Eva, due bravi ballerini che trasmettono questa passione anche ai piccoli Riccardo e Fabrizio. Da vero sportivo papà Nazareno, permette al piccolo Riccardo di coltivare ogni tipo di passione sportiva, dal tennis, al calcio, al basket, insieme al fratello Fabrizio, vero sosia del capitano dell’Agropoli, con il canestro del basket (regolamentare) ben piantato nel cortile di casa per provare i primi tiri, le prime triple. Poi, la scuola Rosmini , presso le suore da dove, in quarta elementare, viene strappato al calcio da Armando Pasqualetti che lo nota e lo porta subito alla Petriana Basket 1929,  la “squadra del Papa” come veniva chiamata ai tempi della storica promozione in B2 (1996). A quei tempi Riccardo aveva in programma anche un provino, poi saltato, con i pulcini della Lazio prima di dedicarsi definitivamente al grande amore per la palla a spicchi, sempre in compagnia del fratello. “ Devo a Pasqualetti, il mio primo maestro, la mia carriera, ci spiega Santolamazza. Dopo di lui ho incontrato Luciano Nunzi, l’attuale coach di Rieti, che mi portò alla Fortitudo Roma dove sono cresciuto cestisticamente. Anni belli, con compagni forti, ricordo per tutti Angelo Gigli , un gruppo favoloso. Li ho capito l’importanza del gruppo che, a mio parere, è alla base di ogni successo sportivo, forse della vita stessa”. Con i romani della Fortitudo Santolamazza disputa 3 finali nazionali (allievi, cadetti juniores) e conquista altrettante salvezze consecutive in C1. Festeggia il 18° compleanno con il doppio tesseramento alla Wurth Roma, stagione 2001/2002, dove gioca con campioni come Carlton Myers, Jerome Allen, Righetti, Tonolli. L’esordio nella massima serie avviene il 24 aprile 2002 contro il Fabriano basket grazie a coach Caja. “Erano anni in cui si andava in panchina in 10, ricorda il capitano della Bcc e io ho avuto la fortuna di giocare il sabato titolare in C1, allenarmi tutta la settimana e giocare la domenica con la serie A. Rammento l’emozione provata nel rivedere coach Caja all’esordio sulla panchina della Roma nella gara di andata giocata qui ad Agropoli”.

Foto by Alfonso IZZO
Foto by Alfonso IZZO

Cosa ricordi di quell’esordio? “Andavo in panchina sempre come decimo, con dei veri mostri sacri. A Fabriano ci fu un infortunio ad Allen che fini in ospedale. Il secondo play, Zanelli, molto forte, di Pesaro, in pochi minuti commise subito 3 falli. Ricordo che il giorno prima non avevo quasi giocato perché avevo delle vesciche sotto i piedi e per questo stavo in panchina con le scarpe slacciate. Zanelli commise anche il fallo. A quel punto Caja si girò verso di me e disse “entra..dai”. Eravamo ancora nel 3° tempo. Improvvisamente sparirono tutti i dolori, le vesciche ed entrai in campo anche se purtroppo perdemmo la partita. Giocai ancora altre 4/5 volte”. Nel frattempo consegue la maturità classica al L.C. “Seneca” di Roma e sbarca a Montichiari (Bs) in serie B d’Eccellenza (2002/03). Poi, Cupido lo spinge verso la Sicilia, a Patti, in serie B1, dove in 3 anni raggiunge i play off, anche come testa di serie e conosce Serena, l’incontro più importante della sua vita. Dopo un anno alla Everlast Firenze (2006/07), caratterizzata da un fastidioso infortunio che ne limita la stagione, Santolamazza ritrova di nuovo la massima serie con Biella (2007/08). “Quello fù il primo anno dove la serie A l’ ho vissuta da “grande”, da giocatore “voluto”, in una società sicuramente all’avanguardia del basket nazionale, organizzatissima e di cui conservo un buonissimo ricordo. Anche l’esperienza alla Carmatic Pistoia, in Legadue, non è da buttare alla corte di Paolo Moretti che , poi, vi rimase per ben 6 anni (2009/2015) portandola in serie A”. Gioca, poi, con Anagni in B2 (2009/2010) conquistando la promozione in B1, guadagnandosi prolungamento di contratto e galloni da capitano. Dopo 3 anni, nel 2012, approda al Latina Basket, di cui diventa capitano nel 2014/2015.

Foto by Felice MANDIA
Foto by Felice MANDIA

Poi l’incontro con la Bcc Agropoli. “Ad Agropoli sarei potuto arrivare già qualche anno prima grazie al rapporto con coach Paternoster, fin dai tempi di Anagni: amore sportivo a prima vista e grande stima reciproca. Quindi, non ho esitato molto ad accettare la proposta di Agropoli per la grandissima fiducia in coach Paternoster e per il grande entusiasmo di tutto l’ambiente”. Come vive un giocatore di Basket, con famiglia, questi continui cambiamenti di città, di abitudini? “Giocatore e famiglia sono una sola cosa e ogni volta che si cambia squadra si cambia la vita di più persone. Ma bisogna vederla dalla nostra ottica, dall’ottica dei nostri bambini che conoscono solo questa realtà: per noi la normalità è questa. Caratterialmente amo restare più tempo in un posto se ci troviamo tutti bene e, poi, a 33 anni non mi cambia la carriera una categoria per un’altra, una squadra per un’altra: l’importante è poter giocare, essere protagonista. Queste sono le cose che incidono nelle decisioni. Quindi ci sono possibilità di rivederti ancora con la maglia della Bcc e che addirittura tu finisca qui la carriera?Non ho motivi per desiderare, come obiettivo, di andare via. Qui ci troviamo tutti bene, ottimi rapporti con tutti, il mare. Poi bisogna vedere gli obiettivi della società, del coach. Cosa pensi di fare a carriera chiusa. Il coach, restare nel basket? “Da qualche anno ci sto pensando. In linea di principio ritengo che ognuno deve fare quello che più gli piace. A me piace giocare a basket, unicamente a basket, con la palla a spicchi. Comunque, sinceramente, al momento non penso proprio di smettere. Sono carico e motivato come un ragazzino”. A supporto delle parole del capitano ci sono i numeri che dicono che nel corso della stagione in A2 il capitano della Bcc non ha saltato mai un incontro, disputando 29 gare su 29, con 31 minuti giocati in media per gara, 229 punti, 102 assist, 113 rimbalzi. Numeri importanti  a dimostrazione di una condizione fisica al top, di uno stato generale di salute perfetto, nonostante le 33 primavere. Che vita bisogna fare, come bisogna gestirsi per conservare questa condizione invidiabile? “ Vivendo per 11 mesi all’anno sempre e solo per il basket, al 100%, senza pause, senza soste. Al di la dell’allenamento c’è, ad esempio, l’obbligo morale di preservarsi per non prendere mai nemmeno un raffreddore, una febbre, per non saltare mai una gara ed essere sempre disponibili. Questo non sempre viene percepito. Del resto i tifosi vedono la gara, sono felici, ma non sanno come si è arrivati a quella gara”. A chi ti sei ispirato per maturare il tuo gioco, per crescere?  Senza alcun dubbio a Jerome Allen, un leader vero, immenso, visione di gioco infinita. Ho avuto la fortuna di giocarci insieme a 18 anni ed è stato davvero entusiasmante”. 12764450_10154666488181110_5558985113794572302_oIn base alla tua lunga esperienza, a tuo parere, come si è evoluto il basket in questi anni? Ho visto e vedo tanta confusione. Provate a guardare la mia carriera, non si capisce dove ho giocato, in quali categorie: A dilettanti, B dilettanti, legadue, Gold, Silver, ecc. Non ha senso, ad esempio, che di 32 squadre dopo circa 50 gare ne sale solo una: che interesse può trovare un investitore in un sistema del genere. Solo perché non vogliono le retrocessioni: si tende ad eliminare il senso del basket. Io non  ho mai capito chi ha pagato o dovrà pagare per i tanti errori commessi in questi anni, chi fa le regole. Ricordate il campionato Dna, all’americana, Conference e 4 Division: FOLLIA. E perché se un atleta gioca male o un coach sbaglia l’anno dopo non ha contratto e se ,invece, in Federazione sbagliano restano sempre al loro posto?. E che dire degli stranieri in serie C?. In serie B hanno tolto gli Under, mentre in legadue ce ne sono 3: un marasma”. Quale soluzione proponi? “ Poche regole ma chiare e mantenute nel tempo o  le società sono impossibilitate a programmare, a investire. Per 15/20 anni le regole devono essere un punto fermo o nessuno investirà più nel basket”. Oggi i giovani hanno meno o più possibilità per emergere rispetto al passato? “Difficile dare una risposta. Chiaramente chi è bravo emerge comunque. Certo che se le squadre di A si riempiono di americani e di stranieri non si va lontano. Tra l’altro in Eurolega non vedo grossi risultati: le nostre migliori squadre sono state eliminate anche in malo modo, mentre le squadre slave, ad esempio, che hanno solo 2 americani vanno spedite. Non parliamo dello sport nelle scuole: inesistente, senza strutture, senza istruttori, 1 ora a settimana. In america 1 ora al giorno. Di cosa vogliamo parlare”. Che campionato avete disputato con la Bcc Agropoli? “ Non ci sono termini per poterlo descrivere: incredibile, fantastico, storico. Ricordo quando a settembre non ci davano un soldo bucato, eravamo quasi inesistenti. L’ultimo posto non si considerava proprio più: era nostro. Non parliamo della spocchia di certe squadre quando ci incontravano. Poi 4 vittorie su 4, la prima posizione occupata per settimane. Sempre primi, secondi, qualche volta terzi. Nel girone di ritorno la musica è cambiata, abbiamo avvertito rispetto e considerazione da parte di tutti. Del resto abbiamo mancato la finale di Rimini  per 1 solo “maledetto” punto, negli ultimi secondi, giocando contro la capolista del girone est. I play off , invece, li abbiamo in tasca da tempo con la possibilità di giocare anche stavolta fino all’ultimo istante per poter vincere ,addirittura, il campionato o arrivare secondi in caso di un successo sul difficilissimo campo di Tortona. Forse non tutti capiscono bene la grandezza di tutto questo in una città bellissima ma piccola, senza un palazzetto idoneo alla categoria, senza grosse risorse economiche, con una formazione costruita dal coach e dalla società in tempi impossibili, quando ormai i giocatori si erano già sistemati. Io non ricordo un altro caso simile. Per me questa stagione dell’Agropoli dovrebbe costituire un esempio, un punto di riferimento per l’intero movimento: passione, competenza, gruppo possono valere più di tanti soldi spesi male. Non dimentichiamoci che la Bcc con questa politica ha dato anche la possibilità a giovani come Di Prampero, Bolpin, Bovo, Romeo, Guaccio di giocare, crescere e porsi all’attenzione del basket nazionale. Nel prossimo mercato ne sentiremo parlare”.

Foto By Alfonso IZZO
Foto By Alfonso IZZO

Sabato vi giocate con Scafati e Tortona, in una sfida all’ultimo respiro, la vittoria finale o il miglior piazzamento possibile nella griglia playoff. Purtroppo, per le attuali assurde “regole” la Bcc non sarà in condizione di giocarsi la scalata alla serie A alla pari con le altre pretendenti, non potendo disputare le gare interne al PalaDiConcilio, poichè la deroga vale solo per la regular season. Una disparità enorme. Tu da capitano della squadra e da giocatore dalla lunga e brillante carriera cosa ne pensi? “Non ho una risposta perché non ne ho ancora capito la motivazione, il senso. Assurdo. Del resto il 23 luglio appena ripescati chiesero di rifare il palazzetto. Come si poteva fare? Già ampliarlo è stato un miracolo. Una cosa è certa: Agropoli è fortemente penalizzata da questo fatto. Ci mancherà tutta la magia che si respira nel nostro palazzetto. Non ci sono parole. Non è giusto. Noi abbiamo fatto tanti sacrifici, abbiamo dovuto sopperire ad assenze continue e pesantissime per un roster limitato, Spizzichini 3 mesi, Tavernari , Carenza, Trasolini per alcune gare fondamentali; i tifosi hanno fatto sacrifici enormi, anche economici, per poterci seguire su quasi tutti i campi della penisola; la società ha fatto i salti mortali per reperire le risorse necessarie ad affrontare la serie A2 e adesso tutti avremmo il diritto di giocare alla pari con le altre squadre”. Quindi l’Agropoli giocherà questi play off demotivata e non punterà a vincerli? “Non scherziamo proprio. L’Agropoli giocherà i playoff impegnandosi alla morte. Come ha fatto in Coppa Italia. Sono occasioni che non capitano tutti i giorni e vanno colte al volo. Poi noi lo dobbiamo alla città. Una città che ha fatto sentire me, mia moglie Serena, le nostre figlie Michela e Marta, come se fossimo stati qua da una vita. Questo per me è fondamentale. Quando vedi che la famiglia sta bene, che è serena, rendi molto di più come giocatore. Che partita sarà quella contro Tortona? Tenterete il colpaccio per conquistare l’immortalità sportiva? “E’ chiaro che dobbiamo provarci per realizzare l’ impresa e rendere felici i nostri tifosi, consapevoli , però, che non sarà per niente facile al cospetto di un avversario fortissimo, motivatissimo, che ha già vinto la prima gara, che ha perso solo 2 gare in casa, con una delle migliori difese del campionato, con lo stesso nostro obiettivo e con coach Gavina che non vorrà regalare niente a nessuno. Certamente è una di quelle sfide che tutti vorrebbero giocare almeno una volta nella propria vita. Noi cercheremo, ancora una volta, di giocare il basket di coach Paternoster, veloce, ficcante, in allegria, divertendoci, con spensieratezza, sapendo di non avere nulla da perdere ma nello stesso tempo di poter scrivere una pagina finale di questa fantastica cavalcata che nemmeno la penna dello scrittore più fantasioso avrebbe potuto immaginare ”.

Si ringrazia capitan Santolamazza, per la disponibilità che lo ha sempre contraddistinto e l’addetto stampa della Bcc, Antonio Vuolo, per il prezioso supporto fornito al nostro lavoro.

Saverio Prota

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.