Marco Sodini, capo allenatore dell’Orlandina Basket, si è raccontato al nostro appuntamento serale “Restiamo a casa con…”.
Con Sodini – un illuminato del basket italiano – abbiamo parlato della sua vita a Capo d’Orlando, di cosa deve fare il basket italiano per risollevarsi dopo questo momento di profonda crisi e anche della sua pazza avventura a Cantù sotto la gestione della famiglia Gerasimenko.
CAPO D’ORLANDO COME TREVIGLIO
“Quando i giocatori italiani a 17-18 anni arrivano in A2 non sono grezzi, sono scarsi. Bisogna essere chiari. Se diciamo che sono grezzi basta l’esperienza. Il giocatore numero 120 d’Italia, che è un giocatore di A2, cosa deve fare per essere il numero 34? Lo sa? Treviglio è un esempio calzante, con un grande allenatore abituato a formare i giovani. Però quello che fa Treviglio è monetizzare in base a quello che ha costruito. Noi a Capo vogliamo costruire per competere. Ed è anche la ragione per la quale sono qui. Io voglio competere, voglio tornare a fare la Serie A, ma voglio farla come dico io”.
SERIE A2
“La Serie A2 non ha un numero sufficiente di giocatori italiani per avere così tante squadre. E io ho vinto la classifica dei giovani. Vogliamo fare in modo di alzare la competitività interna? Bisogna ridurre il numero delle squadre. Dobbiamo fare in modo che i giovani italiani siano in grado di giocare in Serie A tra 4 anni. Non l’anno prossimo”.
COPPA ITALIA CON CANTÙ
“Dopo la vittoria con Milano in Coppa Italia a Firenze ero veramente contento. Confesso però che io lo sapevo. Hanno messo anche il mio discorso pre-partita sui social della Lega Basket. Una settimana fa mi ha scritto Jamie Smith, dicendomi che si ricorda come se fosse ieri il discorso pre-gara contro Milano. Però i miei ricordi rispetto a quella partita lì sono offuscati dal fatto che non abbiamo vinto la Coppa Italia: io ero convinto che ce l’avremmo fatta. Non dimenticherò mai il tiro sbagliato di Jeremy Chappell contro Brescia ci avrebbe portato in finale. Poi non so con quali giocatori l’avrei giocata – perché erano tutti rotti – ma ero sicuro che l’avremmo vinta”.
Per questo e molto altro ancora vi invitiamo a vedere il video qui di seguito:
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