Esclusiva BU: Tonut a viso aperto: “Concentrato sui Playoffs. Futuro? Voci vere ma potrei restare”

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L’esultanza dei giocatori, dopo la fine della partita contro Brescia, che abbracciano tutti Stefano Tonut.

Dopo la fantastica stagione disputata e la tripla allo scadere di ieri, che ha regalato la vittoria a Trieste ed ha allungato la serie a gara 4,  Stefano Tonut ha concesso un’intervista esclusiva a Basket Universo. La giovane guardia triestina si è raccontata a viso aperto, in una lunga conversazione:

Come ti si senti dopo aver messo quella tripla decisiva? Quali emozioni hai provato dopo quel canestro allo scadere?

Emozioni fortissime, perché giocare davanti a così tante persone che tifano per te e segnare quel canestro là, è qualcosa di indescrivibile che auguro a tutti di provare. Ero veramente senza parole, forse non me ne rendo ancora conto, però non c’è neanche tempo di pensarci. Giochiamo già domani un’altra  volta e come è stato per gara 2, persa all’ultimo secondo, ieri abbiamo vinto all’ultimo secondo, ma non conta niente. Siamo sempre là, gara 4, è sempre dentro o fuori, sperando ci sia una gara 5. Così sono i play-off. Gara 3 è già passata, adesso c’è un’altra partita.

Il tiro più importante della tua carriera per il momento?

Di sicuro, anche perché è la mia prima esperienza in un campionato così importante, e fare dei play-off con una squadra così giovane, e segnare quel canestro… è esattamente ciò che sognavo, il più importante finora in carriera.

Cosa significa per voi essere giunti fin qui nei play-off? Dove volete arrivare? Avete dimostrato grande carattere e voglia di vincere sempre, ora quali speranze avete per il futuro oltre a quella di vincere la gara di domani?

In ogni partita che abbiamo disputato non ci siamo mai posti limiti, altrimenti non avremmo avuto nessuna chance.  La nostra forza è stata quella di rimanere il più uniti possibile, fare gruppo. Siamo tutti giovani, lo scorso anno giocavamo assieme nelle giovanili,  i (pochi) nuovi arrivati sono sempre ragazzi giovani, quindi non avendo esperienza abbiamo puntato su questo, sull’energia. Ogni partita ci dà sempre più carica, diversamente non saremmo arrivati da nessuna parte. Anche quando abbiamo perso, sapevamo comunque che saremmo arrivati fino a qui, a questo punto.  Poi chissà come andrà a finire , ma per adesso credo che stiamo facendo un ottimo lavoro, che stiamo migliorando in ogni gara e che dobbiamo continuare mettere in campo tutta la grinta che abbiamo, soprattutto in casa.

Come è nata la tua passione per i basket e come hai iniziato a giocare? Che tipo sei fuori dal campo, visto che in campo dai sempre il tutto per tutto?

Come ho detto, per giocare una buona partita a noi giovani dobbiamo puntare sull’energia. Senza quella, secondo me, non riusciamo ad andare da nessuna parte, dobbiamo sopperire alla mancanza di esperienza cercando di leggere la partita sotto altri punti di vista. Questa credo sia stata la chiave della nostra stagione, sopratutto per quanto mi riguarda. 

Da piccolo giocavo sia a basket che a calcio, dopo ho scelto la pallacanestro perché mi divertiva di più. Io la parola divertimento la uso sempre perché è quello che provo nel giocare, se mi diverto gioco bene, altrimenti faccio più fatica. E’ l’ho scelto (ndr il basket) proprio per questo motivo. Per papà e logico, ma io mi ricordo che tornavo a casa da basket e sorridevo, cosa che invece non facevo dopo aver giocato a calcio. Dopo naturalmente l’influenza di mio padre ha contribuito, però io credo di aver fatto una scelta personale, scegliendo ciò che più mi divertiva. Fuori dal campo sono una persona tranquilla, mi piace stare con gli amici. Sono una persona normale, non faccio “cavolate” in giro, soprattutto in questo periodo.

Come spieghi la tua evoluzione dallo scorso anno a questo, in cui hai giocato con continuità e ad alti livelli?

Credo che sia soprattutto merito della squadra e del coach, perché già l’anno scorso, non so se si è visto, ho avuto qualche miglioramento rispetto alla precedente stagione, dove non ho giocato quasi mai. L’anno scorso invece ho giocato per tutto il campionato con una media di 25-26 minuti a partita e quest’anno sono intorno ai trenta. Quindi, ti ripeto, io gioco divertendomi, faccio bene, soprattutto in allenamento, me ne rendo conto. Durante questa stagione mi sono preso più responsabilità perché ero consapevole del fatto che la squadra puntasse tanto anche su di me. Per fortuna è andata bene, ma diciamo che il merito è di tutti quanti, non solo mio. Il gruppo ha inciso in larga parte, da solo non sarei arrivato fino a questo punto.

Tonuti in azione contro Brescia. (Foto by Jessica Franceschini)
Tonut in azione contro Brescia. (Foto by Jessica Franceschini)

Hai accennato prima al rapporto tra te e tuo padre. L’essere figlio di un personaggio come Alberto, che ha rappresentato molto per il basket italiano, ti ha mai fatto sentire sotto pressione? Che rapporto hai con lui? Quali consigli ti dà?

Il mio rapporto con lui è ovviamente ottimo, mi da consigli sull’aspetto mentale del gioco, non tanto su quello tecnico. Mi dice di rimanere il più umile possibile, che ci sono momenti alti mentre altri possono essere bassi. Quando una cosa va bene non esagerarla troppo e quando una cosa va male non buttarsi giù tanto, questo è quello che cerca di trasferire su di me dall’alto della sua esperienza. In passato, nelle giovanili, ho avuto qualche difficoltà perché pretendevano di più di quello che potevo dare, perché ero magari più piccolo, ero più scarso, avevo più gente davanti e quindi qualche problema in più, perché ovviamente non volevano neanche rischiare di mettermi in campo. Però credo che si sia visto che non ho iniziato, diciamo, a giocare a basket ieri. Ho dimostrato ciò che valgo.

 

 

Domanda, poi, su una data che di sicuro ti ricorderai benissimo; il 21 luglio 2013. Cosa ricordi di quella partita e cosa si prova a vincere un oro europeo con la propria nazione?

Beh è un emozione veramente fortissima, mi ricordo benissimo che ad assistere alla finale c’erano tremila persone o giù di lì, tutte contro di noi. Ci ha dato una carica in più. Mi ricordo che quando siamo entrati non riuscivo neanche a guardare il palazzetto, che aveva una forma strana: era più alto che largo, e quindi non riuscivo neanche a vedere la fine, in altezza. E neanche volevo vederla, all’inizio. Provavo un po’ di paura, di timore, però alla fine quando abbiamo vinto e ci siamo resi conto di quello che abbiamo fatto, è stato veramente, credo, il momento più bello. Mentre in campo, personalmente, non ho neanche fatto caso al pubblico. Solo quando siamo entrati, ma poi quando sono sceso in campo ho dato il meglio, ero concentrato sulla partita.

Dicci qualcosa sul tuo rapporto con Trieste, con la città, con la gente, con i tifosi? Come vivi il basket nella tua città?

Bellissimo, è un rapporto bellissimo. Si vede ogni partita, con tutti i giocatori, giovani soprattutto, noi della nostra città. Si vede poi quando uno entra in campo, quando segni, quando ti butti su un pallone, credo che si noti. L’orgoglio dei tifosi si vede, anche negli striscioni che vedi appesi quando entri nel palazzetto, e in altre cose del genere. Credo che sia un sentimento autentico; sono venuti anche in allenamento, gesto che ho apprezzato molto e per il quale tutti noi li ringraziamo. Ci seguono, ci stanno dietro, sanno quello di cui abbiamo bisogno e sono consapevoli di quanto abbiamo fatto fino ad ora, soprattutto vista la nostra età. Non è una cosa che vedi tutti i giorni, questo fa si che il rapporto sia fantastico. Gioco in questo palazzetto da tre anni, e mi sono sempre trovato bene.

tremilasport.com
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Parliamo infine del tuo futuro. Domanda d’obbligo e diretta: si è parlato di Venezia, Reggio e Sassari, cosa c’è di vero? Resti a Trieste o no? Puoi sbilanciarti?

Ma ti dico, non ho neanche voglia di sbilanciarmi, specie dopo una partita del genere. E’ difficile. Spero che avremo ancora molte partite da giocare, e vorrei parlarne a campionato finito. Ciò che è stato detto è vero, c’è l’interessamento di tante altre squadre di serie A, però sto aspettando, valuterò alla fine. Ora sono concentrato sul nostro obbiettivo, su questa serie, sulle serie precedenti e spero anche su di una serie futura. Quindi pensiamo partita per partita. Ti posso confermare, però, che le voci sono fondate. Credo che sia normale, non c’è nulla di inventato.

Ma Venezia potrebbe essere una soluzione, anche perché vi gioca il tuo amico Ruzzier?

Lo sento ogni giorno, perché ovviamente è mio amico, però questa sarà una dura scelta, perché voglio andare in una squadra dove ho la possibilità di giocare e migliorare, come ho fatto in questi anni. Più gioco e più mi diverto, e di conseguenza miglioro. Questo è il mio obbiettivo, è sceglierò una squadra che mi permetterà di fare ciò.

Potresti restare quindi anche a Trieste, se la squadra ti offrisse un progetto all’altezza?

Si dai, perché no, potrebbe essere un’idea.

Ringraziamo Stefano Tonut e l’addetto stampa della Pallacanestro Trieste, Alessandro Asta, per la disponibilità. Auguriamo a Stefano e a tutta la Pallacanestro Trieste i migliori auguri per il futuro e un in bocca al lupo per il proseguimento dei play-off.

Fabio Silietti

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