Final Four preview: Duke Blue Devils

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Duke Blue Devils University, la celebre università di Durham in North Carolina, è una delle più vittoriose della Division I: 4 volte Campione NCAA, 10 finali giocate, e quest’anno qualificata per la ventesima volta nella sua storia alle Final Four, vinte la bellezza di 16 volte. Ecco, proprio le Final Four, nelle quali sabato sera si prepara ad affrontare la rivelazione del torneo, Michigan State di Coach Izzo.

images (1)Qualificata al torneo come numero 1 della South Regional, la squadra di quest’anno, come in linea di massima accade quasi sempre, ad inizio stagione ha come obbiettivo le Finals di Indianapolis. Quest’anno Duke non è però la classica squadra alla quale Coach K ci aveva abituati negli anni passati: è un roster giovane, i giocatori sui quali si basa il gioco sono freshman, tutti o quasi pronti a fare il grande salto in NBA già in questa estate. Allora quale è il punto di domanda? Il talento c’è, evidentemente, ma riuscirà una squadra così giovane ed inusuale rispetto alla tradizione ad essere in grado di competere per il titolo? La risposta ci è giunta soltanto nelle ultime settimane, e si può dire che è più si che no, ecco perchè: dopo una stagione regolare fatta di tanti alti, ma anche di qualche basso (si ricordi le due sconfitte consecutive contro North Carolina e Miami), Duke arriva al torneo ed elimina le abbordabili Robert Morris e San Diego st, con un po più di fatica Utah, ed approda tra le migliori 4 battendo Gonzaga 66-52. Fin ora, come si suol dire, “tutto liscio”, ma l’insidia è dietro l’angolo. Ad esempio sottovalutare Michigan State e vedersi già in finale è l’errore più grave che possano fare le matricole dei Blue Devils, ma siamo sicuri che Coach K abbia già ampiamente provveduto a mantenere alta la tensione. Guai a ripetere l’errore dell’anno scorso, quando i Blue Devils furono eliminati al primo turno dalla numero 13 del ranking Mercer. E chissà se invece per motivare i ragazzi Coach K non

Un'immagine delle Final Four 1991
Un’immagine delle Final Four 1991

abbia fatto vedere la celebre partita del 1991, quando la sua squadra, proprio alle Final Four, riuscì ad eliminare la imbattuta e teoricamente imbattibile UNLV (ogni riferimento ad una possibile finale contro Kentucky è lecito).

Duke è una squdra che sa correre, ama correre. Non aspetta l’avversario, sa accelerare e segnare rapida in transizione, ha i giocatori giusti per farlo e Coach K lo sa, non è un allenatore chiuso, ma aperto ad adattare lo stile di gioco in base ai giocatori. Probabilmente se i Blue Devils dovessero arrivare in finale sarebbero l’unica squadra a potersela giocare con Kentucky in quanto ad atletismo e velocità. Una spinta in più ad Indianapolis sarà sicuramente data dai Cameroon

I Cameron Crazies
I Cameron Crazies

Crazies, gli incredibili tifosi di Duke. Non sapete chi sono? Solo per farvelo capire sono quelli che hanno inventato il celebre coro “airball!, airball!” o altre coereografie in tipico stile americano, se sentono profumo di rimonta o la partita è punto a punto sanno letteralmente trascinare la squadra verso la vittoria con il loro rumore, si, perchè è rumore quello che fanno. Una cosa è certa, saranno tanti e si faranno sentire eccome, è anche questo il bello del College Basketball.

 

I GIOCATORI

La squadra non è solo talentuosa, è anche forte. Fino ad ora non ne abbiamo parlato, ma la stagione dei Blue Devils ha un nome e un cognome: Jahlil Okafor. Molti azzardano un paragone con Tim Duncan, ma è presto per queste cose; ciò

Jahlil Okafor, centro di Duke
Jahlil Okafor, centro di Duke

che è certo è che ha mille qualità: stazza, movimenti spalle a canestro, fronte a canestro, equilibro, mani educatissime, grande difesa, visione di gioco e grinta da vendere, ma potrei continuare. Stiamo imparando a conoscerlo via via in questa stagione, e probabilmente conosciamo soltanto il 30% di quello che è o può diventare. Infatti, pur essendo il giocatore dell’anno in ACC e la probabile prima scelta assoluta al prossimo Draft, è umano oltre ad avere 19 anni compiuti da poco, e come ogni umano ha dei limiti da migliorare. Ad esempio: primi due turni del torneo, 121 e 137 punti di offensive rating con 21 su 27 al tiro combinati nelle due partite. Mostruoso, niente da aggiungere. Poi le partite contro Utah e Gonzaga: offensive rating sceso a 57 nella prima e 86 nella seconda, entrambe le volte non trova la doppia cifra di punti, sembra fuori dalla partita. Questo forse perchè ha trovato avversari di 7 piedi che lo raddoppiavano, altre ragioni sono difficili da spiegare; sta di fatto che se Duke vuole avere qualche possibilità deve avere dalla sua stella prestazioni di diverso rilievo, già a partire da sabato sera. Fortuna che a colmare le non brillanti prove di Okafor nelle ultime due partite ci hanno pensato gli altri freshman: Winslow,

Justise Winslow
Justise Winslow

tormentato per tutta la stagione da diversi infortuni, è un’ala piccola tuttofare nel vero senso del termine, salta (e tanto), sa prendere rimbalzi, segnare in contropiede o da fuori, servire assist. Tyrus Jones, playmaker che sa controllare bene il gioco di Duke, Matt Jones e il senior Quinn Cook, ottimi tiratori. Insomma, i ragazzi per fare grandi cose ci sono, inutile negare che le aspettative ricadono tutte nel centrare la finale.

 

 

L’ALLENATORE

NCAA Final Four Butler Duke BasketballMike Krzyzewski, o meglio da tutti conosciuto come Coach K. Tutti e 4 i titoli di Duke sono arrivati durante i suoi 35 anni di permanenza come allenatore dei Blue Devils, nessuno conosce l’ambiente meglio di lui. 86 vittorie nei tornei, 1016 vittorie in carriera, mai nessuno come lui in NCAA, e potrei continuare fino a domani con le statistiche, quindi mi fermo qua. Anche allenatore della nazionale USA stabilmente dal 2006, è un uomo di raro carisma e rara intelligenza. Il legno della casa dei Blue Devils, sarà per sempre intitolato Coach K Court, proprio in suo onore, e il Krzyzewskiville (o K-Ville), è un luogo accanto all’università dove gli studenti si ritrovano per le partite e per prendere decisioni varie. Coach K si ritrova alle Final Four per la prima volta dopo il titolo del 2010, e di sicuro non si vuole far sfuggire l’opportunità di fare qualcosa di importante, visto che sarà costretto in estate a rimpiazzare tutti i talenti che presumibilmente approderanno in NBA.

 

Redazione BasketUniverso

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