“È terribile perdere. La sconfitta provoca profondo dolore. Ogni volta che la subisco io mi punisco mentalmente e penso nella mia mente all’intera partita. Dove ho sbagliato?” (Garry Kasparov, campione del mondo di scacchi)
27/4/2014, Palacredito di Romagna: il Basket Brescia Leonessa ha appena realizzato una delle migliori prestazioni della stagione giocando di squadra con altissima intensità e, nonostante la sofferenza contro Forlì, è riuscita a strappare una prova convincente esterna per 87-101. A fine partita però resta l’amaro in bocca: se fino a un’anno fa era stata sfiorata la promozione persa solo a gara5 con Pistoia, la squadra stavolta non ha centrato nemmeno l’obiettivo playoff. Perchè questa partita è l’ultima; i biancoblu volevano vincere per arrivare alla post-season in volata. Veroli però ha avuto vita facile su Imola, squadra materasso della categoria: i ciociari si aggiudicano l’ultimo posto utile. Molti rimpianti affliggono società, tifosi e giocatori e premono sempre più le domande: e se non avessimo sbagliato? Se avessimo fatto meglio? Perchè non ci siamo riusciti? E mentre si cerca la risposta a queste domande coach Martelossi e i suoi giocatori guarderanno i playoff davanti alla TV con una sola certezza: dall’anno prossimo si cambia.
“Il fallimento è il seme del successo” (Kaoru Ishigawa, ingegnere e guru giapponese)
5/10/2014, San Filippo: Brescia si ripresenta di fronte al proprio pubblico totalmente rinnovata in tutti i suoi aspetti: la promozione di Andrea Diana da assistant coach a head coach e la nomina di Federico Loschi come capitano sono gli unici superstiti della formazione precedente. Il mercato messo in piedi dal nuovo GM Ferencz Bartocci ha portato in terra lombarda i seguenti giocatori: Alessandro Cittadini, centro ex-Veroli, un totem di esperienza sotto canestro; Mirza Alibegovic, guardia figlio d’arte classe ’92 da Mantova, forte in difesa e molto utile in attacco come ricambio degli esterni; Andrea Benevelli, ex-capitano di Capo D’Orlando, ala forte dotata di ottima tecnica, intelligenza di gioco e freddezza; Juan Fernandez, il caliente play italoargentino, uno dei migliori giocatori di due anni fa e animato da riscossa in Italia dopo la deludente esperienza a Sassari; Marco Passera, ricambio di Fernandez come play di esperienza, piccolo di statura ma efficace nel pungere la difesa; Joshua Giammò e Daniele Tomasello come under desiderosi di acquisire esperienza; Roberto Nelson, guardia americana dall’alto coefficiente realizzativo con una buona duttilità nella visione di gioco; e infine Justin Brownlee, giocatore dal fisico possente ma con una mano morbidissima. Il primo match è contro Jesi: l’anno scorso una incredibile rimonta dei marchegiani al PalaTriccoli aveva fatto crollare il morale nell’ambiente bresciano; stavolta però arriva la vittoria per 82-74. I dubbi restano ancora e la squadra dovrà lavorare sodo per convincere una piazza che ha voglia di riscatto.
“È per rinascere che siamo nati.” (Pablo Neruda, poeta cileno)
19/4/2015, San Filippo: termina la stagione della società bresciana: arriva la sconfitta con Trapani, ma i biancoblu non ci danno molto peso: il successo è arrivato con una stagione di grande personalità conclusasi a un trionfale 2° posto e l’accesso ai playoff; per tutto l’anno Brescia ha espresso un modo di giocare con cui si è imposta per tutta la categoria: un gioco di squadra efficace dal punto di vista perimetrale e interno, veloce e semplice. Per quanto riguarda l’attacco, la formazione allenata da coach Diana è stata capace di usufruire al meglio del pick n roll sull’asse play-pivot per creare superiorità nell’area avversaria allo scopo di favorire lo scarico verso i tiratori o un giro palla sul perimetro: una circolazione offensiva efficace contro la difesa a uomo, ma sofferente contro la zona, in una tattica che aveva bisogno costantemente di una guida con ottima visione di gioco che sapesse come far girare il pallone tra i suoi interpreti. La difesa, intoccabile nella prima parte di stagione, non è stata proprio irresistibile col susseguirsi le partite, essendo facilmente penetrabile da giocatori più rapidi e bravi a spezzare il raddoppio dal pick n roll per costruire canestri facili all’interno dell’area: forse un calo di condizione fisica o adattamento e comprensione del gioco bresciano da parte degli avversari hanno favorito un finale di regular season in calando. Tuttavia la grinta e l’umiltà di questa formazione sono stati quasi senza eguali nel campionato, soprattutto nella capacità nei momenti più bui di trovare la forza per rialzarsi e ribaltare le sorti, con un quintetto e una panchina sempre pronti a dare un contributo alla causa. Una causa che ha riportato l’entusiasmo in città: il sogno prosegue.
“Odio chi trova colpe anche nella sconfitta. La sconfitta è un dono non richiesto: accresce lo spirito comune e forgia l’anima.” (Mario Kempes, calciatore argentino campione del mondo ad Argentina ’78)
24/5/2015, Palaruffini: il cronometro sta scorrendo veloce in attesa del fischio finale. Una squadra è già tranquilla sul risultato, l’altra è troppo cotta per poter reagire. La sirena decreta la dura sentenza: Torino vince 91-86 all’overtime, chiude 3-1 la serie con Brescia e vola alla finale playoff. Il sogno si infrange per l’ennesima annata; la serie A è di nuovo rimandata all’anno prossimo. Ancora una volta l’amaro in bocca rimane sempre sulle stesse domande: ma stavolta il peso che queste hanno sulla stagione è molto meno pesante rispetto all’anno precedente. I giocatori di Brescia hanno disputato questi playoff non al meglio della loro condizione fisica (3-2 contro Trieste e soppiantati da una Torino quasi impeccabile nelle prime 3 gare), ma nella giornata del dentro fuori hanno reso cara la pelle fino all’ultimo secondo. Purtroppo non è stato abbastanza contro una squadra, che nonostante il terzo posto in stagione regolare, ha dimostrato di essere molto superiore e di candidarsi fortemente per la serie A. Brescia torna a casa. Ma con il sorriso.
“Strettamente legato alla dedizione vi è un altro fattore fondamentale dell’arte del comando: la forza d’animo, la capacità di resistere alle avversità, di risollevarsi dalla sconfitta e di dare ancora battaglia, d’imparare dai propri errori e di muovere risolutamente verso la meta finale” (Dwight Eisenhower, ex generale dell’esercito americano e 34° presidente degli Stati Uniti)
In questo viaggio tra aforismi letterari e storie di momenti chiave, abbiamo raccontato una storia: la storia di una società che da un’annata davvero deludente si è rimessa in piedi affrontando ogni partita con una personalità particolare; una personalità che implica una lotta ad armi pari con un alto livello di agonismo e rispetto per l’avversario ma soprattutto la capacità di risollevarsi dal baratro e di pensare che ogni partita dura 40′. Una personalità ruggente. Proprio come la leonessa.
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