Nel mondo della palla a spicchi incombe il Draft NBA, che metterà sul piatto una classe di talenti paragonata a quella di Lebron, Anthony, Wade e Bosh. Tra i nomi dei ragazzi eleggibili, tuttavia, spicca l’assenza di giocatori spagnoli; la Liga ACB è unicamente rappresentata dal centro di Capo Verde Walter Tavares, attualmente in forza a Gran Canaria. Nella penisola iberica si grida alla crisi di talento, ma è davvero legittimo pensarlo?
Rudy Fernandez, Marc Gasol, Tiago Splitter, Bismack Biyombo e Ricky Rubio sono solo alcuni dei tanti talenti provenienti dalla Liga ad essere stati draftati in NBA negli ultimi sette anni. Durante il Draft del 2009 furono addirittura cinque le squadre che andarono a pescare giocatori nella penisola iberica, a dimostrazione di quanto il campionato fosse competitivo. Ad oggi sono trentadue i cestisti di NBA con un passato spagnolo. Quest anno, al contrario, guardando il mock draft, salta all’occhio come l’unico giocatore della Liga papabile per una chiamata (nemmeno alta) in NBA sia il già citato Walter Tavares.
I colleghi spagnoli hanno interpretato questo fenomeno come un campanello d’allarme: la Liga sta forse perdendo il suo appeal? È magari la qualità dei suoi singoli ad essere in calo? Onestamente ci pare difficile da credere.
Nelle Top16 di Eurolega, un quarto delle squadre era spagnolo (Unicaja Malaga, Caja Laboral, Barcellona e Real Madrid). Real e Barca hanno passato il turno e se non sarà possibile assistere a un Clasico in finale, ciò è dovuto solamente al sorteggio, che prevede uno scontro tra le due squadre già in semifinale (Olympiakos e Galatasaray permettendo). Nella seconda competizione europea, l’Eurocup, il Valencia Basket, seconda forza della Liga Endesa, affronterà in finale i russi del Kazan. Il movimento cestistico spagnolo può dunque considerarsi dominante, l’élite del basket del vecchio continente. La mancanza di nomi spagnoli nel Draft non può essere considerata quindi un fallimento dell’intero movimento iberico. Ma quali sono allora i motivi che portano Walter Tavares ad essere l’unico rappresentante della Liga nell’attuale mock draft?
In primis è bene ricordare che la partecipazione al Draft NBA è una decisione presa dal giocatore, che deve dichiararsi eleggibile per poter entrare a far parte legalmente di un team d’Oltreoceano. In questo senso gioca un fattore importante la reputazione già altissima della classe di talenti che otterrà un contratto la notte del 26 giugno. Per un giocatore europeo senza enorme fama al di fuori dai nostri confini è sconsigliato presentarsi davanti al nuovo commissioner Adam Silver lo stesso anno in cui lo fanno star già mediatizzate come Wiggins, Parker e Embiid. Meglio aspettare un altro anno.
In secondo luogo va sottolineato come gran parte dei giovani promettenti che stanno stravolgendo gli equilibri di questa stagione abbiano già ceduto i propri diritti a delle franchigie americane. Solamente l’anno scorso sono stati draftati Nougueira, Abrines, Todorovic e Dubljevic; nessuno dei quali ha ancora calcato parquets di NBA. Molti altri giocatori, ad ogni modo, giocano nella Liga nonostante siano stati scelti da squadre americane già da tempo, nell’attesa del definitivo salto di qualità o semplicemente “di essere pronti”.
Proprio quest ultimo dato di fatto potrebbe risultare decisivo nelle menti dei General Manager statunitensi: perchè investire una chiamata (spesso alta) in giocatori che aspetteranno degli anni prima di decidere di giocare in NBA? La moda di selezionare giocatori europei, dopo il boom degli ultimi anni, forse sta passando in seguito ai vincoli contrattuali che i giocatori stessi firmano con i loro attuali club.
Tirate le somme, definire critica un’annata in cui le squadre del proprio paese dominano le competizioni europee appare esagerato e fuori luogo. L’assenza di giocatori spagnoli nel Draft del 2014 non è dovuta alle scarse qualità di questi ultimi, bensì ad un cambiamento di tendenza epocale. I giocatori europei tendono a rimanere in patria più che in passato e, in tutta risposta, i team americani puntano con maggior decisione sui talenti del college. Si tratta dell’inizio della fine della globalizzazione della pallacanestro?
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