Focus: la stagione straordinaria di Trieste e l’ultima di Marco Carra

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Il poeta triestino Umberto Saba così scriveva, in una delle sue poesie, della sua città: “[…] Trieste ha una scontrosa grazia. Se piace è come un ragazzaccio aspro e vorace […]”.

E’ proprio da questa poesia che partiamo per raccontare la straordinaria stagione della Pallacanestro Trieste, perché, se ci consentite il termine “ragazzaccio aspro e vorace” è proprio così che vorremmo descrivere ogni singolo giocatore di questa squadra, senza voler offendere nessuno. Questo gruppo ha dimostrato, in questa stagione, una forza ed una fame mai vista, al pari del paragone di Saba sulla sua città come un ragazzo forte e affamato. Un campionato da incorniciare per il basket triestino, in cui nessuno si aspettava che questo gruppo, così giovane, potesse giocare una stagione a livelli tanto alti, arrivando addirittura sfiorare le semifinali dei play-off.

Trieste, però, ha stupito tutti con un affiatamento, un energia ed una forza immensa, non mollando mai in ogni partita e giocando sempre fino all’ultimo minuto alla ricerca di un risultato positivo. La squadra, costituita da giocatori molto giovani, (tutti nati dopo il 1990, a parte il capitano Carra e Roberto Prandin) ha dimostrato quanto il valore del settore giovanile triestino e quanto la società punti sulla crescita del proprio vivaio per tornare ad alti livelli.

Stefano Tonut, 19.2 punti di media per lui, in questa stagione.
Stefano Tonut, 19.2 punti di media per lui, in questa stagione.

L’esplosione definitiva di una promessa come Stefano Tonut ha sicuramente giovato alla squadra. Il ragazzo, nato a Cantù ma cresciuto in squadre nell’orbita di Trieste, si è dimostrato uno dei migliori giocatori della regular season, come quarto marcatore assoluto del torneo e primo italiano con 19.2 punti di media a partita. Tonut, classe ’93, ha saputo prendere per mano la sua squadra nei momenti decisivi e ha dimostrato grande talento e determinazione. La stridente crescita del giovane triestino nell’arco delle ultime due stagioni, si è manifestata nelle prestazioni di altissimo livello sfoderate in quasi tutte le partite di questa regular season, che molto probabilmente lo porteranno lontano da Trieste per il prossimo campionato poichè egli sembra già pronto per il grande salto in serie A. La sua uscita dal campo in gara 5 contro Brescia è stata salutata da una standing ovation generale del pubblico, probabilmente volta a sottolineare la sua grande stagione.

Altro caposaldo della sorpresa triestina, è stata la scoperta un giocatore devastante sotto canestro, quale è stato Murphy Holoway. Il centro americano, classe 1990, ha giocato una stagione ad altissimi livelli con 17.3 punti e 7.7 rimbalzi di media a partita, secondo miglior marcatore di Trieste dopo Tonut. Sfruttando la sua notevole forza fisica e un atletismo senza eguali, Holloway si è imposto come uno dei centri migliori del campionato: eccellente giocatore in post e ottimo rimbalzista, ha dato un contributo fondamentale (sia in attacco che in difesa)  alla causa di Trieste. Ora, anche per lui sembra quasi certo l’approdo in serie A.

Marco Carra: il capitano triestino è grande protagonista, chiude con 16 punti e 5 assist
Marco Carra: il capitano triestino ha chiuso la sua ultima stagione con 10.7 punti e 1.7 assist di media a partita.

Nota di merito, poi, per il capitano di mille battaglie, Marco “Lupo” Carra, che in gara 5 contro Brescia ha giocato la sua ultima partita in carriera. Dopo aver militato per molti anni in serie A con la Pallacanestro Reggiana ed essersi concesso alcune parentesi in giro per l’Italia, decise di abbracciare la causa triestina nel lontano 2011. La sua esperienza, la sua furbizia e le sue giocate sono risultate decisive in ogni incontro della stagione. Vero capitano, è stato sempre l’ultimo a mollare in ogni partita. Playmaker dalle ottime qualità e tiratore eccellente dall’arco, dopo quattro stagioni in maglia biancorossa ha deciso di appendere le scarpette al chiodo. Anche per lui, dopo i 24 punti in gara 5 contro Brescia c’è stato spazio per una meritata ovazione dai 2800 del San Filippo. Ci lascia un giocatore che, ovunque abbia giocato, ha lasciato un immagine di grande professionalità e grandi qualità umane, dentro e fuori dal campo, oltre a grandi capacità agonistiche.

All’ombra di questi tre giocatori, fondamentali per l’assetto della squadra, li supporting cast di Trieste ha giocato un ruolo fondamentale. Roberto Prandin, guardia con spiccate doti offensive classe 1986, Issiah Grayson, ottimo playmaker classe 1990, Francesco Candussi, duttile centro classe 1994 e Andrea Coronica, ala piccola con buone doti classe 1993, hanno interpretato con grande merito il ruolo di seconde linee, insieme naturalmente a tutti i giovani che hanno vestito la casacca biancorossa in questa stagione. Senza l’apporto di ogni componente presente in squadra, Trieste non sarebbe mai arrivata fino ai quarti di finale dei play-off e in questo la guida di coach Eugenio Dalmasson è stata fondamentale: il tecnico di Mestre, in sella alla panchina triestina dal lontano 2010, riesce a stupire ogni anno, sfruttando la sua grande esperienza e dispensando consigli ai suoi ragazzi.

La stagione, sebbene conclusa  con l’eliminazione per mano di Brescia, lascerà ben pochi rimpianti per questo gruppo che ha dato il massimo, arrivando laddove nessuna poteva immaginare ad inizio campionato.

Il pubblico triestino ha sognato fino alla fine, incitando i suoi beniamini in ogni partita, non tradendo una tradizione cestistica che affonda profonde radici nel cuore di una città che vive di basket da sempre. Dopotutto, la gloriosa storia della Pallacanesto Trieste racconta di cinque scudetti e grandi giocatori del calibro di Meneghin, Bodiroga, Fucka e McRae. Una città che spera un giorno di ritornare in serie A, ma che per ora dovrà limitarsi a sognare, sperando che un giorno questo desiderio possa avverarsi.

Fabio Silietti

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