Francesco Ponticiello a BU: “L’errore principale è stato quello di non lasciare insieme a Pino Corvo”

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BasketUniverso ha intervistato in esclusiva Francesco Ponticiello, l’ex allenatore del Cuore Napoli Basket, da poco esonerato proprio dalla società partenopea.

Ha capito le motivazioni per cui è stato allontanato dalla panchina del Cuore Napoli Basket, dato che nell’ultima giornata la sua squadra aveva ottenuto un importante successo contro Cagliari?

Faccio fatica a capirlo, perché in risposta a quelle che sono le usuali procedure che portano a una separazione tra un allenatore e una società, non è molto comprensibile. Adoperando quella che è la logica consueta in queste situazioni si fa fatica a intendere. La squadra ha avuto un impatto difficile con la categoria, ma questa è una squadra costruita per potersi salvare e io vengo esonerato nel momento in cui questa squadra non è più ultima, dopo una partita in cui la squadra ha messo in campo quella voglia di vincere e quella grande carica agonistica che credo che sia l’elemento essenziale per risalire la classifica ed evitare i playout. Lo scarto tra quello che questa squadra aveva fatto, dato che nessuno al sottoscritto ha mai chiesto di fare il percorso che portasse alla promozione e il fatto che quest’anno fossimo nei termini in cui era si immaginata la stagione, cioè lottando per non retrocedere e la necessità che c’era stata di puntare tanto sui giocatori giovani, rende inusuale questo provvedimento. Va detto che comunque un proprietario può decidere in qualsiasi momento di chiudere il rapporto con un allenatore e pertanto ciò che è accaduto è lecito.

Lo scorso anno ha ottenuto la promozione, la Coppa Italia e quest’anno, come ha più volte ribadito, la società aveva anche abbandonato l’ultimo posto. Vede un po’ di irriconoscenza da parte della società? 

Io faccio questo lavoro da un bel po’ di anni e so che la riconoscenza è un elemento che può esserci, ma può anche essere assente, quindi non la vedrei come una problematica sulla riconoscenza. Sono rimasto basito perché in realtà è il salto nel vuoto che si è accettato di compiere nel lasciarmi sorpreso. Non è un salto nel vuoto legato alla mia figura, semplicemente mi chiedo cosa possa produrre il negare gli obiettivi della vigilia, perché sostanzialmente si tratta di questo. Se a luglio si parla di valorizzazione dei giocatori giovani, e si è visto, si parla di dover lottare per non retrocedere ed eravamo in piena corsa per raggiungere l’obiettivo, malgrado un’emergenza fisica che aveva ritardato di almeno un mese l’assemblaggio completo della squadra. Se tutte queste cose erano vere, e lo erano senz’altro, il fattore di rischio era proprio questo: aprire improvvisamente degli scenari differenti ed opposti rispetto ad una programmazione biennale. Il mio contratto scade, qualora la squadra riuscisse a centrare la salvezza, il 30 giugno del 2019.
E’ lo scarto con ciò che si era programmato di fare e questo provvedimento, quello che mi sembra centrale. La riconoscenza è un valore importante, però qui è l’ambito professionale che viene messo in forte discussione e nessuno mi toglierà i successi dell’anno scorso. In questa interpretazione estrema dato l’andamento della squadra, in contrasto con la programmazione iniziale, io ho firmato un contratto sull’obiettivo della salvezza, non sicuramente quello dei playoff e del salto di categoria. E’ questo scarto che mi sembra un dato significativo.

Pensa che ora la squadra possa riuscire a raggiungere la salvezza? All’interno dello spogliatoio erano presenti tensioni tra i giocatori?

Me lo auguro vivamente che la squadra centri la salvezza. Il ragionamento del tanto peggio, tanto meglio, non mi appartiene e non ha mai fatto parte del mio modo di pensare e del mio modus operandi. Sono convinto che la squadra possa salvarsi e per ciò che riguarda lo spogliatoio penso che dinamiche particolari non ce ne fossero. Credo che  sia una narrazione tossica probabilmente costruita da qualcuno, che non ho idea di chi possa essere, ma credo che le tensioni che ha vissuto il Cuore Napoli Basket, come spogliatoio, come squadra, come relazione tra lo staff e la squadra siano nella più assoluta normalità. Un’eventuale narrazione a riguardo faccio fatica  a definirla come tossica e funzionale a un qualcosa e al momento non riesco ad immaginare né chi l’abbia formulata, né la riesco ad immaginarla in termini di finalità. Una squadra che deve salvarsi, se è investita da una narrazione tossica di questo tipo, renderebbe al di sotto delle sue potenzialità, sarebbe una finalità disturbante, non certo che aiuti qualcuno a ottenere l’obiettivo stagionale, quale quello della salvezza. Credo che non ci sia in realtà nessuna tensione eccessiva e che la squadra abbia tutti i mezzi tecnici, fisici e mentali per poter raggiungere la salvezza.

Diego Monaldi è stato allenato da Ponticiello.

Il discorso salvezza accomuna delle squadre che lo scorso anno hanno centrato la promozione in A2, ma gli allenatori sembrano saldi sulle panchine. Una netta differenza tra la dirigenza delle altre società e quella napoletana.

Io mi fermo a constatare la differenza e non mi posso permettere in nessuna maniera di dare valutazioni né positive, né negative sui comportamenti di nessuno. Piuttosto mi preme sottolineare un altro aspetto che forse è sfuggito a qualcuno. L’anno scorso, in questi tempi, in questa medesima situazione di classifica, era piazzata Casale Monferrato la compagine che sta dimostrando di essere l’assoluta dominatrice del girone Ovest, anche se io credo però che il discorso vada oltre i confini dello stesso girone Ovest. Da quell’avvio difficile di stagione Casale Monferrato ha trovato la forza, innanzitutto per fare una buona seconda parte di regular season 2016-2017 e poi per costruire la squadra per la stagione in corso. Questo dice moltissimo su cosa significhi programmare soprattutto sui giovani. Cito Severini per la recente convocazione in Nazionale maggiore, ma sono presenti tanti altri giovani nella Casale Monferrato di quest’anno. Sul progetto dei giocatori giovani ha costruito una stabilità che sapesse andare oltre la contingenza delle 10-15 partite non al top. Credo che questa differenza rispetto a ciò che è successo a Napoli lo scorso lunedì, ecco, possa essere addirittura più significativo che vedere che 3 delle 4 protagoniste delle finali di Montecatini siano affiancate a 4 punti in classifica.  Io sono un allenatore aziendalista che ha sempre provato a fare squadre in cui il fattore progetto, venisse prima del budget. Chi ha seguito la mia esperienza dai tempi di Cefalù, a quelli di Sant’Antimo, Caserta, Matera e Reggio Calabria, sa che il sottoscritto non è stato quell’allenatore che andava  a piangere su un budget alto o non alto. Abbiamo sempre lavorato provando a far divenire i Ndoja, i Monaldi, i Fabi, gli Spinelli e i tanti altri giocatori che ho avuto sotto la mia gestione, dei giocatori di altissimo profilo a prescindere dal contratto che avevano stipulato in quel frangente con la società in cui ho allenato.
Anche nell’organico che ho avuto fino a lunedì scorso la professionalità, il lavoro quotidiano e la disponibilità a svolgerlo senza nessun riserbo e senza nessuna limitazione la facevano da padrone. Fortunatamente Madre Natura dota alcuni di un talento e li fa arrivare a livelli di Nazionale e c’è chi resta un giocatore di caratura media, ma la professionalità in questo gruppo a Napoli c’è stata e ci sarà al massimo grado. E’ anche questo un elemento che possa vanificare il senso di quelle narrazioni tossiche di cui parlavamo precedentemente.

Il Napoli negli ultimi anni il basket sta attraversando un momento di grave crisi ed è sempre dovuto ripartire dalle categorie inferiore per poi arrivare al massimo fino all’A2. Pensa che il suo esonero, data la fine di questo progetto, può avere delle ripercussioni in futuro?

Io credo che ci siano dei momenti per ogni città dal punto di vista cestistico in cui si incontrino delle difficoltà. Queste a Napoli si sono incontrate anche nel calcio, e negli anni 2000 il Napoli calcio era piombato in Serie C, si era trascinato da metà degli anni a metà degli anni 0, su un declino sempre più accentuato. Prima una Serie A con salvezze stentate, poi la Serie B, poi problematiche economiche e infine il fallimento e la Serie C. Credo che anche nel basket ci siano realtà che hanno vissuto momenti similari. E’ storia recente l’uscita di scena della Juve Caserta. I poli principali del basket campano fino a qualche anno fa, sono stati Napoli e Caserta, e la prima sta risalendo, mentre Caserta che era da 10 anni in A1, ha avuto questo split-off, una divisione tra un titolo sportivo che è andato perso e l’attività giovanile che continua ad essere svolta ad un buon livello. Napoli è in questo periodo in cui deve rinvestire un suo ruolo e non me la sento di dire nulla su chi ha fatto pallacanestro a Napoli negli ultimi 10 anni o di ciò che in questo momento sta succedendo. Credo che sia un atto di responsabilità doveroso da parte mia non entrare in queste situazioni.

Lorenzo Bucarelli

Com’erano i suoi rapporti con il Presidente Ruggiero prima dell’esonero?

I rapporti con il Presidente non sono mai stati tesi e questo è stato un elemento che ha ingigantito il mio dispiacere per l’epilogo finale. Col senno di poi direi che è andata in scena la più classica delle situazioni in cui il sottoscritto avrebbe fatto meglio. Io sono uno che vive le cose con il massimo grado di autocritica e credo che l’uscita di scena di Pino Corvo lo scorso giugno, fosse una cosa che a dispetto del contratto in essere mi doveva indurre a uscire di scena. Sarebbe stata una cosa che mi avrebbe dato la possibilità di non vivere questo amarissimo epilogo. Non colpevolizzo nessuno, né il Presidente, né la società, né nessun altro. I rapporti fino alla settimana prima sono stati assolutamente buoni e non colpevolizzo gli altri, ma faccio una riflessione su me stesso. Credo che la figura Pino Corvo, al pari di quella del Presidente Ruggiero e del sottoscritto, fosse una delle travi portanti e forse in quel caso, dopo l’addio di Corvo sarebbe stato meglio da parte mia uscire immediatamente di scena. L’assurdo che si è venuto a determinare in seguito, con un allenatore che in questo campionato di A2, è terzo per presenze e un curriculum vitae con così tante presenze in B1, A Dilettanti, DNA, A2 Silver e A2, viene esonerato dopo una vittoria contro una squadra di livello come quella di Cagliari, capisci che il tuo errore principale è stato quello di non uscire di scena il medesimo giorno che è uscito di scena Pino Corvo. Va anche detto che la Dinamo Academy presenta giocatori del calibro di Keene, Stephens e Bucarelli sui quali ha puntato Sassari, creando un progetto simile a quello delle squadre spagnole. Bucarelli è un valore aggiunto per il basket italiano e un giocatore con quella duttilità tattica non si vedeva dai tempi di Andrea Meneghin e Sacchetti.

BasketUniverso ringrazia Francesco Ponticiello per la disponibilità e gli augura le migliori fortune per il prosieguo della sua carriera. 

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