Gianmarco Pozzecco è un fuoriclasse della comunicazione, lo sappiamo. Ospite in Rai martedì sera a Il Circolo dei Mondiali, il suo comportamento è nettamente diverso da quello che ha sul parquet, oppure quando è in panchina contro Serbia e/o Francia. Più timido. È ovviamente un’altra persona quando manca la trance agonistica.
Sara Simeoni gli chiede: “Tu sei un allenatore diverso”.
E lui: “Questo è un modo per dire che sono un po’ stronzo?”.
No, dice Simeoni, con la sua consueta dolcezza.
Lui risponde: “Diciamo che ho giocato per tanti anni, non ho ancora quell’aplomb da allenatore. Devo maturare. Diciamo che è più facile che vada d’accordo con dei ventenni, con dei venticinquenni, mi mantengo giovane”.
Il Poz rimarrà per sempre una persona e motiva, che lo si accetti o no. Ci spiace per chi non lo riuscirà ad accettare ma lui è fatto così. Non lo fa con cattiveria o maleducazione, quanto meno in maniera volontaria. Vive quei momenti come se fossero gli ultimi della sua vita, mette l’anima in tutto quello che fa. Probabilmente con il passare del tempo e con qualche vittoria in più in tasca, riuscirà a “gestire” meglio le emozioni.
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