Heat-Hornets, le pagelle: Charlotte ci va vicino ma crolla all’ultimo atto, Miami passa il turno

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Miami Heat

Luol Deng, 8.5. E’ il vero e proprio faro dei Miami Heat nella serie contro Charlotte, l’unico dei suoi a non steccare neanche una partita (pur considerando una gara-4 rivedibile) dando un ottimo contributo tanto in attacco quanto in difesa. Più volte chiamato a rispolverare il suo arsenale offensivo durante l’arco delle 7 partite, l’ex Bulls si fa più spesso carico dell’attacco dei suoi andando sicuramente oltre le aspettative.

Dwyane Wade, 7.5. Serie a due faccie quella del leader dei Miami Heat, partito a razzo nei primi due episodi ma incapace di dare la scossa vincente ai suoi in gara-3 e 4, portate a casa da Charlotte. Si risveglia in una gara-5 che per poco non consegna ai suoi, e dopo aver vinto da solo il sesto atto negli ultimi minuti di gara lascia spazio ai suoi compagni nella decisiva gara-7, portata a casa senza troppi patemi d’animo.

Hassan Whiteside, 7. La serie comincia con il lungo dei Miami Heat speranzoso quanto alle votazioni per il defensive player of the year, e rischia di concludersi con un upset anche a causa dello scarso apporto difensivo contro un Al Jefferson che in più di un’occasione lo porta a scuola. Nonostante il duello perso contro il centro degli Hornets però, Whiteside si dimostra ancora una volta il miglior rim protector della lega, indispensabile per la sua presenza intimidatoria all’interno dell’area ed il lavoro sporco sotto le plance. Con Bosh out a tempo indeterminato, ha risposto presente alla sua prima apparizione ai playoffs.

Goran Dragic, 6. Decisamente rivedibile l’inizio di playoffs per il playmaker sloveno, subito chiamato a fare gli straordinari nella metà campo difensiva contro uno dei migliori colleghi della lega che lo porta a spasso per l’intera durata della serie. Le sue due triple consecutive in gara-2 danno il via al parziale spezza-gambe sul quale gli Heat vinceranno la partita, ma da lì in poi per la PG di Miami la luce si spegne per le successive 3 partite, nelle quali fa fatica sia in attacco che in difesa prima di risvegliarsi in gara-7 e giocare la miglior partita della serie. Contro i Raptors dovrà dare di più.

Joe Johnson, 6. Discreto lavoro quello di JJ nella serie, dove paradossalmente fa registrare le migliori uscite in coincidenza con due sconfitte di Miami, in gara-4 e 5. Al netto di un clamoroso errore nel finale proprio di gara-5, dove si fa inspiegabilmente anticipare a rimbalzo da Courtney Lee regalando il vantaggio decisivo agli Hornets, il veterano ex-Brooklyn gioca una buona serie di primo round.

Justise Winslow, 7. Promettente esordio ai playoffs quello del rookie di Miami, apparso per nulla intimorito dal palcoscenico della post-season e perfettamente integrato nel gioco dei veterani di Miami. Numeri alla mano, è il secondo miglior difensore della serie dopo Josh Richardson, seppur con qualche ombra in gara-3 e gara-4. Ancora insufficiente il suo apporto in attacco, dove mostra alcune lacune sulle quali dovrà lavorare. Prova a prendere in mano la squadra negli ultimi minuti di gara-4, dove propizia un tentativo di rimonta che spaventa gli Hornets ma che Miami non capitalizza a dovere.

Josh Richardson, 7. E’ il miglior difensore di questa serie, l’unico a tratti in grado di infastidire un Kemba Walker in gran spolvero. Paga dazio in attacco con percentuali decisamente rivedibili che stonano rispetto al fantastico finale di stagione del quale si è reso protagonista. Come per l’altro rookie Justise Winslow, gli viene riservato meno spazio durante le due ultime partite, ma rimane da amminare il modo in cui le due matricole hanno gestito le importanti mansioni  affdate alla loro prima apparizione ai playoffs.

Gerald Green, s.v.. Dimenticato in panchina da Spoelstra nei primi 6 episodi della serie, gioca 22 minuti in gara-7 collezionando 16 punti.

Coach Spoelstra, 7.5. Il coach degli Heat vince la prima serie di Playoffs dallo scioglimento dei Big Three affidandosi all’esperienza di Wade, Deng e Johnson ma concedendo minuti importanti alle due matricole. Prova qualche adattamento in difesa contro Walker e Jefferson, riuscendo a limitarli quel tanto che basta per passare il turno.

Josh McRoberts, s.v.

Dorrell Wright, s.v.

 

kembawalker

Charlotte Hornets

Kemba Walker, 8. A mani basse il migliore dei suoi, costante spina del fianco della difesa di Miami che le prova tutte contro di lui. Discreto nei primi 2 episodi della serie, superlativo in gara-4 e in gara-6 ma assente nelle altre tre partite e specie in gara-7, che stecca completamente. Nonostante gli alti e bassi contro gli Heat, è il miglior realizzatore della serie a 22,7 punti di media

Al Jefferson, 6.5. Non si discosta molto dalle aspettative il rendimento del lungo ex-Jazz, che dopo aver passato gran parte della stagione regolare ai box mette in crisi il miglior stoppatore della lega facendo spesso il bello ed il cattivo tempo sotto le plance. La sua mobilità è un problema per i lunghi di Miami, ma il minutaggio relativamente limitato imposto da coach Clifford (poco meno di 24 minuti a partita) ne limita l’impatto.

Nicolas Batum, 5. Gioca un grande primo tempo in gara 1, dopodiché buio totale fino all’infortunio nella gara successiva, che inizialmente lo mette fuori per l’intera serie. Torna in gara 5 sul punteggio di 2-2 e mette due triple fondamentali negli ultimi minuti, senza però riuscire ad incidere nelle ultime due partite. Rimane il dubbio su quanto il suo rendimento sia stato influenzato da una caviglia dolorante.

Courtney Lee, 5. Gioca minuti importanti ma delude le aspettative, prova ad innervosire Dwyane Wade con un po’ di trash-talking, ma senza sortire gli effetti sperati. Bravo a catturare i due rimbalzi offensivi che suggellano le vittorie in gara-4 e 5, ma oltre a questo e alla tripla del vantaggio in gara-5 c’è poco altro.

Jeremy Lin, 5.5. Tra i migliori dei suoi, si mette in mostra con delle buone prestazioni nelle tre partite vinte da Charlotte, con delle scorribande in area e più di un canestro importante come la tripla del pareggio in gara-5 prima del canestro di Lee. Non fa sentire troppo l’assenza di Batum, ma non riesce ad emergere in gara-6 e 7.

Marvin Williams, 4. Comincia la serie con un terrificante 1-17 dal campo, e dopo essersi ripreso in gara-3 torna a giocare in maniera deludente. Buona anche la prestazione in gara-5, pessime quelle delle ultime due partite. Visibilmente fuori giri ed in difficoltà sia dal perimetro che in area, chiude la serie con il 27% dal campo senza sporcare il tabellino in ben 3 occasioni (gara-2, 4 e 6), dopo essersi iscritto a referto in tutte le partite della stagione regolare.

Frank Kaminsky, 4.5. Altro rookie chiamato a giocare grandi spezzoni di partita, riesce ad incidere solamente nel terzo episodio della serie, dove segna 15 punti. Per il resto, decisamente insufficiente l’apporto della matricola degli Hornets, non attrezzata per il gioco fisico sotto i tabelloni e agilmente contenuta sul perimetro.

Cody Zeller, 5. Non va mai oltre i 26 minuti di impiego, ma si conferma un giocatore di sostanza seppur divorato in alcuni frangenti da Hassan Whiteside. Emerge in gara-3 ed è uno dei pochi a giocare bene anche la sesta partita, che chiude con 12 punti.

Coach Clifford, 7. Orchestra una stagione regolare giocata al di sopra delle aspettative e chiusa con lo stesso record degli Heat, terzi ad est. Riesce a più riprese a sfruttare i punti deboli di Miami nonostante la pesante assenza di Batum, ma paga l’insperienza dei suoi.

Troy Daniels, s.v.

Jeremy Lamb, s.v.

Aaron Harrison, s.v.

Jorge Gutierrez s.v.

 

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