Horace Grant contro Michael Jordan e The Last Dance: “Se ha qualche problema, risolviamolo da uomini”

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Horace Grant ha partecipato a The Last Dance, soprattutto alle puntate che parlavano del primo Three-peat, quello di cui fece parte da protagonista, al fianco di Michael Jordan e Scottie Pippen prima di trasferirsi a Orlando e battere proprio i Chicago Bulls nel 1995, in Finale di Conference. C’è stato però un passaggio nel quale Grant è stato accusato a distanza dallo stesso Jordan di aver fornito a Sam Smith, giornalista del Chicago Tribune, il materiale per scrivere il famoso “Jordan Rules”, libro che parlava del fenomeno MJ e delle sue debolezze fuori dal campo e nello spogliatoio.

All’interno della docu-serie, Jordan lo dice esplicitamente: secondo lui sarebbe stato proprio Grant a “tradire” il segreto dello spogliatoio, anche se nell’inquadratura successiva è immediatamente quest’ultimo a definirsi il “capro espiatorio” in questa storia. Durante un’intervista con ESPN pubblicata nelle scorse ore però Grant, che comunque sembra non avesse un bellissimo rapporto con Jordan, ha lanciato un vero attacco al #23 dopo aver sentito quanto da lui detto in The Last Dance sul proprio conto:

Bugia, bugia, bugia… Se MJ ha un problema con me, sistemiamolo da uomini. Parliamone, oppure possiamo sistemarlo in un altro modo. Ma ancora e ancora continua a dire questa bugia, che ero la fonte dietro al libro. Io e Sam [Smith, ndr] siamo sempre stati grandi amici. Lo siamo ancora. Ma esiste la sacralità dello spogliatoio, non renderei mai pubblico qualcosa di personale. Sam Smith era un reporter investigativo, doveva avere più di una fonte per scrivere un libro. Perché Jordan accusa me? È solo risentimento. Vi dico, è solo risentimento. E penso che ne abbia dato prova durante quello che viene chiamato documentario. Quando dici qualcosa su di lui, ti taglia fuori, cerca di distruggere il tuo carattere.

Jordan è stato amico di Charles Barkley per 20, 30 anni. E poi Charles ha detto qualcosa sulla gestione degli Charlotte Hornets da parte di Michael, e da quel momento non si sono più parlati. Il mio discorso è che MJ ha detto che io fossi uno spione, ma dopo 35 anni tira ancora fuori la storia di quando andò nella camera dei suoi compagni durante il suo anno da rookie e trovò cocaina, erba e donne. Quindi dico: perché dovresti riportare questa storia alla luce? Cosa c’entra? Se parliamo di spioni, questo è quello che significa essere uno spione.

E su The Last Dance, che Grant ha guardato oltre che esserne stato parte attiva:

Direi che è stato divertente, ma sappiamo, noi come compagni, che circa il 90% di quello che viene raccontato sono st******e in termini di realismo. Non è reale, perché a molte delle cose che Jordan diceva ai suoi compagni seguivano delle risposte. Ma tutto è stato poi editato nel documentario, se volete chiamarlo documentario.

Non ho mai visto un “numero 2” così vincente come Scottie Pippen dipinto in maniera così povera. Quando si parla della sua emicrania, oppure quando non entrò in campo con 1.8 secondi da giocare, Jordan che lo chiama egoista. Non ho mai visto niente del genere in tutta la mia vita. E Pip era in campo in Gara-6, alle Finals del 1998, poteva a malapena camminare, gli faceva male la schiena. Ha provato a fare tutto quel che era in suo potere per aiutare la squadra. Quindi perché mettere la storia degli 1.8 secondi nel documentario, come lo volete chiamare voi? Jordan nemmeno faceva parte di quella squadra. Perché hanno messo quella parte? Abbiamo gestito molto bene quell’anno come squadra, Pip sa che ha sbagliato comportandosi così, ma ne parlammo subito dopo la partita. Bill Cartwright si alzò e disse quello che aveva da dire, ce ne occupammo e finì lì. Era finita. Poi andammo ad affrontare i Knicks, era finita. Perché tornare a parlarne? Questa è la domanda che voglio porvi.

Francesco Manzi

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