Il basket italiano è in salute. All’estero.

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“Il basket italiano è in salute” è una delle citazioni più usate quando si tratta di raccontare le nefandezze che vengono commesse – quasi quotidianamente – dai club e da coloro che gestiscono lo sport che tanto amiamo, ovvero la pallacanestro.

Se andassimo a fare un’analisi seria della situazione sportiva del nostro basket, ci renderemmo conto che non siamo messi così male come spesso vogliamo credere e vogliamo far credere. Perché, comunque, con le “seconde linee” siamo riusciti a battere la Lituania, un evento più unico che raro per la nostra Nazionale. E perché comunque ci sono dei ragazzi che in giro per il mondo stanno predicando la vecchia e cara scuola della pallacanestro italiana, la quale per anni ha spiegato basket in ogni palazzetto europeo.

Nicolò Melli e Luigi Datome sono i perni del Fenerbahce Beko Istanbul, tra le tre favorite per la vittoria finale dell’EuroLeague. Coach Zeljko Obradovic, uno dei più vincenti di sempre a livello europeo, si affida sempre ai nostri due ragazzi nei momenti cruciali delle gare perché sa che sono il suo porto sicuro. Anche durante i timeout solitamente si siedono di fronte a lui. E Obradovic li guarda, spesso sbraitando contro di loro. Giusto per citare un esempio, nell’ultima partita giocata dai turchi in EuroLega, Melli è stato determinante con i suoi 19 punti, frutto di un quasi perfetto 7/8 dal campo, di cui 4/4 dal perimetro.
Ma il reggiano non è stato l’unico a mettersi in mostra questa settimana perché un altro corregionale, Daniel Hackett, – romagnolo, non emiliano – giovedì scorso ha letteralmente salvato il suo Cska Mosca in casa dello Zalgiris Kaunas grazie ad un paio di canestri da vero fuoriclasse. E, come ci ha raccontato lui stesso in un’intervista di qualche settimana fa, non è affatto semplice poter essere sul parquet nei minuti decisivi con la maglia dei moscoviti poiché devi dimostrare di essere dello stesso livello di quelli che vai a sostituire, perché comunque davanti a te hai due professori di questo sport come “El Chacho” Rodriguez e Nando De Colo.

Abbiamo finito qui? Assolutamente no, perché non possiamo dimenticare i due NBA: Danilo Gallinari e Marco Belinelli. Il “Gallo” sta probabilmente vivendo la miglior stagione della sua carriera oltreoceano – sicuramente a livello numerico -, tant’è che mai come quest’anno potrebbe ricevere una chiamata per l’All Star Game, mentre Marco Belinelli si sta ritagliando un ruolo importante in una franchigia com’è quella dei San Antonio Spurs – sempre allenati dal santone Gregg Popovich -, che non sono più quelli dei Big Three, ma che comunque proveranno a dire la loro in una Western Conference complicatissima, dove persino i Golden State Warriors fanno fatica ad imporsi sulle avversarie.

Ci sono altri due ragazzi da inserire in questo discorso, ovvero Michele Vitali e Alessandro Gentile. I due italiani ex Brescia e Virtus Bologna sono stati tra i migliori giocatori del nostro campionato nel 2017-2018 e quest’anno, per motivi differenti ma che ben conosciamo, hanno volutamente abbandonare la nostra Serie A per provare un’esperienza in Spagna, oggettivamente una Lega di una qualità nettamente superiore alla nostra. Tra l’altro entrambi si stanno comportando molto bene in ACB – Vitali anche in EuroCup – e lo dimostra il fatto che Alegent è già il leader dell’Estudiantes – guardate la gara che ha fatto contro il Real Madrid per intenderci -, invece Mitch è sicuramente tra i giocatori più affidabili all’interno del roster di Andorra.

Insomma, oltre le Alpi possiamo davvero dire che il basket italiano è in salute, soprattutto se l’estate prossima tutti questi ragazzi potranno vestire la maglia della Nazionale ad un Mondiale che aspettiamo da più di 12 anni, che però quasi tutti i sopracitati non hanno potuto e non potranno conquistare lottando sul parquet per via di una guerra politica tra Fiba ed Eca.
E perché non riusciamo a trattenere i nostri gioielli? Perché lasciamo che tutte queste “Gioconde” vadano ad impreziosire i musei di Istanbul, di Mosca, di Madrid, eccetera? La risposta è abbastanza semplice, ce l’ha data lo stesso Jasmin Repesa, un italiano acquisito, nel post partita tra Milano e Buducnost: “Datome è andato al Fenerbahce per i motivi che ben conosciamo”. Chiaramente economici. Ma non solo, anche di progetto, perché – inutile nasconderci – nel nostro campionato quotidianamente escono notizie di società che pagano le tasse con settimane di ritardo, che pagano gli stipendi con settimane di ritardo, senza poi menzionare la fatiscenza dei nostri palazzetti. Però noi ci preoccupiamo di “proteggere” i nostri atleti, studiando regole su regole, formule su formule.
La verità è che i nostri ragazzi, se forti – e tutti quelli di cui abbiamo parlato in questo articolo lo sono – giocano. Ma lo fanno fuori dall’Italia, in contesti dove l’organizzazione, societaria e non solo, è nettamente superiore.
Perciò è arrivato il momento di smetterla di mettere pezze, ma di sistemare i tantissimi problemi sin dalle base.
Solo a quel punto – quando il NOSTRO sport sarà realmente sostenibile – potremo dire che “il basket italiano è in salute”.

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