Il basket italiano è poco “social”, serve innovazione

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Interessante inchiesta ieri da parte di sportxpress.it riguardo l’uso dei social network da parte delle squadre di Serie A. L’uso dei vari social network, facebook, twitter e instagram su tutti, sta influenzando non poco al giorno d’oggi la vita di ognuno e anche nel basket avviene lo stesso. Il grado di attenzione e coinvolgimento che una squadra ottiene dai suoi tifosi non si misura più soltanto contando gli spettatori che ad ogni partita riempiono i palazzetti, ma tutto ruota anche attorno al numero di “like” o il numero di followers. Anche in Italia, come già da tempo avviene in Europa, le società di basket fanno molto riferimento all’uso dei social network per attirare attenzioni da parte dei tifosi e non solo: capita anche che delle comunicazioni ufficiali vengano date proprio attraverso i social stessi. Ma non da tutti viene data la stessa attenzione.

Ecco la tabella in questione

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Fonte: sportxpress.it

Da tale analisi bisogna innanzitutto specificare che esistono notevoli differenze tra alcune squadre ma ciò non è l’unico aspetto che determina la maggiore o minore incisività dei social network per le società di Serie A. Molto dipende dalla capacità di gestione quotidiana perché non basta avere lo strumento, se poi non lo si utilizza secondo i giusti canoni della comunicazione odierna: la pagina di Caserta, per esempio, è ferma alla campagna abbonamenti di ottobre, esempio di come non basta soltanto creare una pagina Facebook, Twitter, Instagram o un canale YouTube che, come attività, è pressoché semplice. Tutte le società di Serie A possiedono una pagina Facebook e una pagina Twitter, tutte un canale YouTube, ad eccezione di Reggio Emilia che però fa un buon uso della pagina Instagram, a differenza di altre società che non sfruttano questo social network, come Avellino e Pesaro ad esempio. La squadra che, ovviamente, ha maggior seguito sui social è Milano, anche se lontanissima dai “numeri social” delle altre grandi squadre europee come Real Madrid, Fenerbache, Efes, Stella Rossa, Olympiakos. C’è però da evidenziare che non servono solo forti investimenti, come nel caso di Milano, per avere seguito anche sui famigerati social network: sono necessarie anche idee originali, innovative, che non si limitano soltanto ai risultati delle partite, agli aggiornamenti in tempo reale o alla campagna abbonamenti. Ad esempio è sempre più “di moda” su Twitter il sistema degli #ask, dove le società mettono in contatto i tifosi con i loro giocatori che per un’ora circa, davanti allo schermo, rispondono alle domande poste dai loro sostenitori.

Un altro capitolo importante sull’uso dei social riguarda le aziende che stanno dietro le società di basket: ad oggi tutti gli sponsor collegati alle società investono sulle attività della squadra, ricevendo in cambio il logo sulla maglia di gara o sui cartelloni pubblicitari del palazzetto. Tutto ciò potrebbe cambiare radicalmente, in positivo si intende, se i social network venissero utilizzati anche per coinvolgere i tifosi nelle attività delle aziende che fanno da sponsor alla loro squadra del cuore: conoscere gli addetti ai lavori, le strutture, le attività che tale azienda svolge e come l’azienda stessa finanzia la squadra. Facendo così gli sponsor sarebbero molti di più e anche gli investimenti aumenterebbero in maniera tale che il basket italiano faccia un vero e proprio passo da gigante in termini di qualità e coinvolgimento dei propri tifosi. Perché al giorno d’oggi, anche il successo e la fama del basket italiano e delle società passano attraverso quegli stessi social network che ogni giorno fanno “impazzire” tutti, dai più piccoli fino a coloro nati quando gli smartphone e i computer erano pura fantasia. 

Redazione BasketUniverso

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