Il fallimento dei Minnesota Timberwolves in 4 punti

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E’ il 2007, Kevin Garnett lascia Minnesota per i Boston Celtics facendo sprofondare la squadra di Minneapolis nei bassifondi della Western Conference per molti anni. La rinascita sembra completarsi con la scelta #1 al Draft del 2015, Karl-Anthony Towns, che si dimostra essere da subito un giocatore sensazionale ed un perfetto complemento con le altre due potenziali stelle, draftate l’anno precedente: Andrew Wiggins e Zach LaVine.

Nel suo primo anno da rookie, Wiggins ha fatto intravedere tutto il suo potenziale: atleta sensazionale, buon tiratore e ottimo difensore. Tutto o quasi è rimasto lì, la crescita non è stata quella che ci si attendeva e nell’ultima stagione, le sue statistiche sono state praticamente identiche a quelle del suo anno da Rookie.

Towns è spesso considerato come uno dei migliori centri della lega: offensivamente non si discute, giocatore completo in grado di fare qualsiasi cosa, tuttavia a livello difensivo ha ancora molte lacune. Non ingannino le 2 stoppate di media a partita: a livello di letture, di posizionamento e di impegno, ha ancora molto da lavorare.

Come si può passare quindi, in soli 3 anni, dall’essere considerati una potenziale contender, al rasentare un fallimento all’apparenza difficile da spiegare? Forse non è poi così proprio assurdo.

Qualche giorno fa, Jimmy Butler ha comunicato ai Minnesota Timberwolves che non rinnoverà il suo contratto al termine di questa stagione e pertanto ha chiesto di essere scambiato, preferibilmente ad una tra Nets, Knicks e Clippers, squadre che avranno tanto spazio salariale la prossima estate e quindi potenzialmente in grado di costruire una squadra vincente. Ma quali sono le motivazioni? Ha a che fare solo con i problemi relazionali con le altre due stelle della squadra?
Andiamo con ordine, analizzando il perché di alcune mosse fatte dalla dirigenza dei T’Wolves nelle ultime 3 stagioni.

 

  • Impazienza

La trade che portò Butler ai T’Wolves racchiude questo concetto: Minnesota non stava ottenendo il successo che tutti le accreditavano e quindi invece di continuare il progetto di crescita, coltivando e aspettando i suoi giovani prospetti, decisero di scambiare la scelta numero 7 in un Draft molto profondo come quello del 2017, Kris Dunn scelto alla 5 nel 2016 e Zach LaVine (il terzo dei “Big Three”), reduce dalla rottura del legamento crociato del ginocchio; il tutto in cambio di Jimmy Butler, stella dei Bulls all’apice della carriera.

Il risultato è che Butler non si è integrato con un gruppo, con si enorme potenziale, ma ancora acerbo e che probabilmente raggiungerà il loro meglio, quando Butler inizierà la fase discendente della sua carriera.

Un altro segno di impazienza è quanto velocemente si sono arresi con Kris Dunn: le enormi difficoltà incontrate dall’ex play di Providence sono state dovute principalmente alle pessime spaziature dell’attacco di Minnesota mentre, sul lato difensivo, ha mostrato le sue abilità che avrebbero dovuto garantirgli maggiore spazio nella stagione successiva, soprattutto con un coach come Thibodeau.

 

  • Grosse Aspettative

Aspettative non solo dei tifosi di Minnesota, ma anche degli addetti ai lavori e dei tifosi “neutrali” che vedevano in questi T’Wolves gli underdogs su cui scommettere il classico dollaro a inizio anno. Nella stagione 16/17 era attesa la consacrazione, o quanto meno l’anno del ritorno ai Playoffs, specialmente sotto la guida del nuovo allenatore Tom Thibodeau. Niente di tutto ciò. Minnesota chiuse la stagione con sole 31 vittorie gettando nel panico la dirigenza, sotto le pressioni e le critiche di città e ambiente. Panico che si concretizzò poi nella trade, volta a vincere subito, per Jimmy Butler, che ha portato con se un carico di ulteriori pressioni, troppo elevate per una squadra senza alcuna esperienza.

 

  • Tom Thibodeau

La stessa scelta di affidare la panchina ad un “generale” come Thibodeau rientra nelle casistiche precedenti. E’ chiaro l’intento di vincere subito, visti gli ottimi risultati ottenuti dal coach sulla panchina dei Bulls, ma anche in questo caso c’è stato un errore di valutazione. Thibodeau ha bisogno di giocatori maturi, pronti ad essere guidati e strigliati per portarli ai vertici, ma non di ragazzi. L’errore già si verificò a Chicago prima con Rose e poi con lo stesso Butler, sovraccaricati di lavoro e spremuti fino al sopraggiungere degli infortuni. Tutto ciò si sta ripetendo anche ora, con rotazioni estremamente corte e conseguente minutaggio estremo per il quintetto base.

Ci si attendeva quanto meno un miglioramento a livello difensivo, specialità di Thibodeau sin dai tempi da assistente di Rivers ai Celtics, ed invece i T’Wolves si sono posizionati 27esimi su 30 in entrambe le ultime due stagioni. A livello offensivo le cose sono andate meglio, ma con il materiale a disposizione ci si poteva sicuramente attendere qualcosa in più del decimo miglior attacco della lega.

 

  • Roster mal concepito 

Nella NBA moderna, il tiro da 3 punti ricopre il ruolo predominante nello scacchiere offensivo delle squadre (vincenti). Per questo motivo, sarebbe stato opportuno affiancare a Butler e Wiggins, due tiratori sotto media, un play ed un “quattro” in grado di colpire da dietro l’arco con costanza ed efficacia. Invece sono arrivati Teague, anche lui mediocre tiratore, e Taj Gibson, più associabile ad un centro moderno che ad un esterno. Anche dalla panchina, pur a mala pena sfruttata viste le ideologie di Thibodeau, giocatori come Crawford, Bjelica, Jones e Dieng non sono dei specialisti puri, e ciò risulta in un attacco stagnante e prevedibile. In quest’ottica l’innesto di Tolliver potrà sicuramente dare una mano nella prossima stagione.

 

In conclusione, possiamo affermare che tutto il sistema Timberwolves è stato sopravvalutato e non sorprende che un giocatore come Butler se ne sia accorto, chiedendo per l’appunto la cessione. Sia chiaro, con sopravvalutato non si intende dire che un giocatore sia inadeguato come potrebbe trasparire, ma che piuttosto ci si aspetti di più di quanto realmente lui possa dare in questo momento ed in questo contesto.

Ad oggi Towns è di gran lunga il giocatore dal futuro più radioso, qualora riesca ad aggiungere una maggiore etica del lavoro ed una maggiore concentrazione sul lato difensivo. Wiggins e Thibodeau sono i veri overrated, come testimoniano anche i contratti pesanti in loro possesso, ma sovrastati da un’impressione generale più grande di quella che in realtà hanno dimostrato di avere.

Probabilmente non sarà possibile per la dirigenza recuperare da questa situazione. La squadra è troppo buona per avere ottime scelte al Draft ed allo stesso tempo non è “attraente” per alcun top free agent disponibile. La stessa futura cessione di Butler non potrà in alcun modo riportare a casa il talento dato via per prenderlo l’estate scorsa. Un futuro in zona limbica della Western Conference sembra essere il prospetto unico ed inevitabile di questa franchigia.

Lorenzo Simonazzi

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