I Miami Heat, franchigia relativamente giovane, ci hanno messo poco a diventare una realtà importante nel panorama NBA. L’imponente figura di Pat Riley, prima allenatore e poi dirigente ha senza dubbio aiutato a creare una società vincente, che negli ultimi vent’anni si è affermata ai massimi livelli con tre titoli e molteplici Hall-of-Famer che hanno vestito la maglia degli Heat.
PG: Tim Hardaway, dal 1995 al 2001
A più di vent’anni dal suo ritiro e nonostante le recenti evoluzioni del gioco, Tim Hardaway detiene ancora il record di triple segnate con la maglia degli Heat. Già questo basterebbe per giustificarne la presenza in questo quintetto all-time, ma Hardaway non era solo un eccellente tiratore. Secondo per assist solo a Dwyane Wade nella storia della franchigia, il padre dell’attuale giocatore dei Mavs viene considerato tuttora il miglior playmaker “puro” ad aver giocato a Miami, anche in virtù del collaudato pick-and-roll con Alonzo Mourning.
G: Dwyane Wade, dal 2003 al 2017 e dal 2017 al 2019
Errata corrige: Wade non è solo migliore assistman della storia degli Heat. È primo anche per punti, minuti, rubate, tiri liberi (tentati e segnati), e chi più ne ha più ne metta. Da giovanissimo Wade è stato l’eroe di Miami, quando nel 2006 ha regalato alla città il suo primo titolo NBA. Da vera e propria bandiera gli va poi riconosciuto il merito di aver messo da parte l’ego e accettato il ruolo di secondo violino accanto all’amico LeBron James; una scelta che ha regalato altri due titoli alla franchigia, che gli sarà sempre riconoscente.
SF: LeBron James, dal 2010 al 2014
Si può dibattere e litigare (e quanto si è litigato) sulla decisione di LeBron di creare un superteam con Bosh e Wade, ma non si può negare che il quadriennio in Florida sia stato il migliore della carriera del King. A Miami LeBron James era l’indiscusso giocatore più forte del mondo: devastante, inarrestabile e determinato a vincere il suo primo titolo. Il bilancio della sua esperienza a Miami è chiaro: quattro finali in quattro anni, due titoli NBA, due MVP della regular season e delle Finals. Anche in questo ipotetico quintetto, ovviamente, sarebbe lui il go-to-guy.
PF: Alonzo Mourning, dal 1995 al 2002 e dal 2004 al 2008
Nell’inedito ruolo di ala forte abbiamo deciso di schierare Alonzo Mourning, altro giocatore storico di Miami, la cui carriera è stata interrotta e condizionata dai problemi di salute. Arrivato a Miami da neo-All-Star, Mourning si è guadagnato altre cinque convocazioni all’All-Star-Game grazie alla sua produzione su entrambi i lati del campo. Oltre ai quasi 20 punti e 10 rimbalzi di media a partita, Mourning è stato uno dei migliori centri difensivi a cavallo del nuovo millennio e, per quanto con un minutaggio ridotto per ragioni anagrafiche, è risultato decisivo anche nei playoffs del 2006.
C: Shaquille O’Neal, dal 2004 al 2007
È vero, Shaq ha giocato solo tre stagioni ai Miami Heat. È vero, era trentaduenne, in parabola discendente e non più dominante come ai tempi di Orlando e Los Angeles. Però è altrettanto vero che senza Shaq, i Miami Heat non avrebbero vinto il loro primo titolo nel 2006 e la cascata di eventi che ha portato i Big-Three a Miami forse non sarebbe mai iniziata. Inoltre, l’ipotetica accoppiata con un “prime Mourning”, che proprio nel 2006 dava il cambio a The Big Diesel, sarebbe stata una delle più impenetrabili della lega.
Honourable mention / 6° uomo: Chris Bosh, dal 2010 al 2016
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