Il pagellone azzurro: il top Gallo, Pianigiani in bilico e due “menzioni speciali”

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Archiviato l’Europeo con la qualificazione ottenuta giovedì per il preolimpico, tra soddisfazione e rimpianti, andiamo a valutare complessivamente le prestazioni dei 12 giocatori azzurri, coach annesso, in queste ultime due settimane. Tutti quanti si sono guadagnati la cosiddetta “pagnotta”, disputando una manifestazione meritevole. Qualcuno ha entusiasmato, qualcuno poteva far meglio, altri hanno sorpreso e altri si sono limitati al compitino. Nessuno, però, riprende l’aereo con la consapevolezza di aver fallito, di aver fatto mancare il proprio contributo. Entriamo nel dettaglio, in puro ordine alfabetico:

Pietro Aradori 6,5: nelle ultime uscite con la Nazionale era abituato ad essere uno dei primi violini, come gli capita nei club. Si è dovuto reinventare arma dalla panchina e la missione gli è riuscita, limitando di molto i passaggi a vuoto. Decisivo con l’Islanda, fattore con Spagna e Germania, avrebbe meritato più spazio nel secondo tempo dei quarti di finale. Si conferma giocatore sul quale fare concreto affidamento.

Andrea Bargnani 7,5: redivivo. Molti avevano dubbi sulla sua tenuta, sulla sua competitività, sulla sua voglia. Ha smentito tutti. Le prime due partite sembravano averlo offerto alle violenti penne e tastiere dei critici, ma dal match contro la Spagna ha mostrato uno stato di forma grandioso. Punti, giocate, leadership, continuità e anche tanto lavoro sporco in difesa. Ha tenuto testa a Gasol, ha stravinto il duello con Nowitzki e ben figurato contro Valanciunas, suo erede a Toronto. Ha fatto valere tutta la sua sublime tecnica e ha chiuso in crescendo, nonostante il problema al polpaccio contro Israele.

Il ritrovato Bargnani, uno dei migliori della spedizione
Il ritrovato Bargnani, uno dei migliori della spedizione

Marco Belinelli 7,5: con la Serbia non ha giocato, acciaccato, ma in tutte le altre partite ha chiuso in doppia cifra. A volte forzando troppo, come contro Turchia e Islanda, ma nei momenti cruciali è uscito fuori con prepotenza, timbrando con il suo marchio di fabbrica, il tiro da fuori. Le vittorie contro Spagna e Germania hanno tanto di lui, con la Lituania ci ha riprovato, ma dopo un buon inizio si è smarrito nel supplementare. Non abbastanza per farci dimenticare quanto fatto prima.

Andrea Cinciarini 6: un Europeo particolare per i playmaker azzurri. Con tante bocche di fuoco a disposizione da sfamare, ergersi a protagonisti era difficile, quasi impossibile. Sia lui che Hackett si sono limitati al compitino, lavorando all’oscuro in regia, in difesa o con qualche tiro gentilmente concesso. Il Cincia parte male, maltrattato da Dixon e in crisi con l’Islanda. Sempre in quintetto, Pianigiani gli preferisce spesso “Full HD” nei momenti caldi. Dalla Spagna alza di molto il tenore delle sue prestazioni e chiude in crescendo, meritandosi una sufficienza non stiracchiata. Molto bene soprattutto con Germania e Serbia.

Marco Cusin 6,5: volitivo, e ciò ha pesato molto di più dei suoi limiti tecnici. Ha fatto a sportellate con gente più dotata di lui, a volte è stato in campo in momenti cruciali, in altre situazioni Pianigiani lo ha forse usato troppo poco per quanto poteva dare: Turchia e Lituania sono lì a dimostrarlo. Non sarà mai un fenomeno, ma non ha sfigurato affatto in contesti di alta competitività.

Gigi Datome 6 (di stima): sfortunato. Il capitano, dopo essere stato un trascinatore esemplare due anni fa, si arrende ai problemi muscolari che lo avevano già tormentato nella preparazione. Male con la Turchia, aveva avuto un ottimo impatto contro l’Islanda, match nel quale si è infortunato. Sesto uomo designato, avrebbe dato preziosa linfa in più. Vero uomo-squadra, fa sentire la sua presenza ai compagni fino alla fine.

Amedeo Della Valle 6: può mettersi in mostra in due sole partite, Serbia e Israele. Il risultato è confortante; Amedeo gioca senza timori, infila qualche tripla e non si lascia trovare impreparato. Una delle speranze più rosee del nostro futuro.

Gallinari, leader assoluto dell'Europeo italiano
Gallinari, leader assoluto dell’Europeo italiano

Danilo Gallinari 8+: che roba, che giocatore, che strapotenza! Leader indiscusso del gruppo, sforna una quantità industriale di punti e di giocate da leccarsi i baffi. Perle su perle, dalla sfiorata rimonta contro la Turchia all’ultima decisiva sfida contro la Repubblica Ceca. Si risparmia contro Islanda e Israele, quando, francamente, si poteva vincere anche senza la sua versione migliore. Monumentale con la Spagna, dal leggendario step-back contro la Germania, si aziona forse troppo tardi con la Lituania. Negli ultimi minuti l’ha quasi vinta da solo, bisognava andare a cercarlo sempre, così come ha fatto la Spagna con Gasol in semifinale.  Proprio dopo l’ex Lakers è stata la stella più luminosa di questo Europeo. Anche lavoro a rimbalzo e alte percentuali, insomma, di tutto e di più.

Alessandro Gentile 7: diciamolo in tutta franchezza, quell’ultimo possesso malamente gestito contro la Lituania pesa nella valutazione, soprattutto per come sono poi andate le cose. Sempre in doppia cifra, straripante con Israele, salvagente con l’Islanda, deve migliorare nelle scelte. Non sempre la forzatura è l’opzione più consona, anche se fisico, talento e momento lo consentono. Le partite con Spagna, Germania e Lituania, ossia quando il livello generale era altissimo, sono state indicative; i tre “americani” potevano dare qualcosa in più  e lui doveva attenersi a questa gerarchia, soprattutto se la partita non lo vedeva tra i primissimi attori. Il ragazzo è stato però più che positivo nell’Europeo e siamo consapevoli che i margini di crescita di questa Nazionale sono ancora alti perché, quando sarà al top della maturazione, in pochi potranno contrastarlo. Anche perché in tanti già non ci riescono ora.

Daniel Hackett 6: stesso discorso valido per Cinciarini; è bravo nella gestione della sfera, riducendo molto il numero delle palle perse e calibrando i possessi fra tutti. Si dimostra anche un tenace mastino in difesa, andando spesso a marcare anche i lunghi avversari nei cambi su pick and roll. Da un giocatore che però è stato spesso decisivo per le sue squadre negli ultimi tre anni, ci saremmo aspettati anche un pizzico di coraggio in più in attacco. Forse ciò non era previsto nei piani tattici, ma sappiamo che il suo contributo poteva essere di gran lunga migliore sotto questo punto di vista.

Niccolò Melli 6,5: ha la voglia e l’energia di Cusin, con meno stazza ma con più mano. Un particolare non affatto secondario. I suoi ingressi in partita son sempre buoni e propositivi, si sbatte in lungo e in largo  e non rinuncia a dei buoni tiri. Mai timoroso, siamo certi che migliorerà ancora dopo l’esperienza tedesca. Nelle giovanili era una stella, ora forse non più, ma è un jolly e un gregario di lusso e di grande importanza. Anch’egli troppo penalizzato nelle sciagurate rotazioni “lituane”.

Achille Polonara 6: chiamato in causa a sprazzi, alterna buone giocate a piccole ingenuità frutto dell’inesperienza. Nel complesso non demerita e esce sicuramente rafforzato da questa esperienza. Non capita tutti i giorni di poter marcare Nowitzki.

Per Pianigiani conquistare l'Olimpiade è una prerogativa fondamentale
Per Pianigiani conquistare l’Olimpiade è una prerogativa fondamentale

Allenatore Simone Pianigiani 6- (con riserva): il coach non ce ne voglia per il voto più basso, non è partito preso, ma è il frutto di un ponderare quanto visto in campo e quanto ottenuto. Partiamo dagli aspetti positivi. Da quando ha preso la Nazionale nello sfacelo più generale, quest’ultima ha avuto una crescita di prestazioni e risultati, lenta, ma costante. Sembra controllare saldamente un gruppo letteralmente innamorato della maglia azzurra e messosi completamente a sua disposizione. Spesso la squadra usciva rafforzata dai suoi timeout. Avremmo però gradito un tocco tecnico-tattico più significativo. L’Italia si è affidata all’estro dei suoi giocatori più eccelsi, al carattere che tutti hanno messo sul parquet, ma non si è vista un’identità o impronta di gioco ben precisa. Forse tutti questi talenti non devono essere vincolati a schemi troppo rigidi, ma l’eccessiva anarchia, alla lunga, ha pesato. Non si è mai vista la sua mano tangibile, avremmo desiderato vedere qualche accorgimento in corsa, ma Dixon-Erden, Schroeder e le triple lituane sono stati problemi mai risolti nel corso di una partita. Le sciagurate rotazioni del secondo tempo “lituano” gridano ancora vendetta, soprattutto perché la nostra panchina non era affatto quella di due anni fa. Le sue scosse sono frutto di un grande lavoro mentale sui giocatori. Giusto, ma così non basta. Ha comunque centrato un obiettivo, ma la qualificazione all’Olimpiade deve essere imprescindibile se vuole che il suo lavoro sia ricordato in maniera positiva.

MENZIONI SPECIALI:

9 allo spirito di gruppo che i nostri ragazzi hanno mostrato dal primo all’ultimo giorno di lavoro. Il loro attaccamento alla maglia e il loro ottimo rapporto fuori dal campo sono stati mostrati con i fatti, riflettendosi sul campo da gioco. Non si sono disuniti dopo le prime difficoltà, hanno reagito da campioni, sono usciti con rabbia, ma senza perdere la consapevolezza di quanto costruito. Tutti danno appuntamento alla prossima estate, un segnale di quanta voglia abbiano di lasciare il segno.

4,5 all’eccessivo entusiasmo con il quale è stato accolto un risultato che, tutto sommato, era  lecito attendersi. Nessuno voleva la vittoria a tutti i costi, anzi, tutti hanno riconosciuto i meriti dei giocatori, ma nelle reazioni social e nei media vari si è festeggiato questo traguardo con forse troppo giubilo e soddisfazione, come se di più non potessimo aspettarci. Invece questa era la Nazionale giusta per sognare. Tutte le cose si costruiscono passo dopo passo, ma tra difficoltà delle avversarie nel Preolimpico e nuovi regolamenti FIBA, bisognerà vedere quante altre volte ricapiterà un’occasione così propizia per ambire al grande traguardo. Gallinari, giustamente, si è stufato di perdere, anche noi dovremmo essere come lui e non accontentarci del primo discreto piazzamento dopo anni di buio.

 

Bernardo Cianfrocca

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