Da qualche giorno, su Netflix, è uscito un documentario sulla serata rinominata “Malice at the Palace”, la più grande rissa dello sport americano durante una partita tra Detroit Pistons e Indiana Pacers. Da quell’episodio scaturirono diverse squalifiche, compresa quella record per Ron Artest di 86 partite. Ora che il ricordo di quanto accaduto la sera del 19 novembre 2004 è tornato vivo proprio grazie al documentario, sull’argomento è tornato anche Isiah Thomas.
Famoso per il suo stile duro da giocatore, Thomas era stato coach dei Pacers dal 2000 all’estate del 2003, quando era stato licenziato e sostituito da Rick Carlisle. Secondo la leggenda dei Pistons, che ha parlato a NBA TV, se fosse stato ancora l’allenatore di Indiana quella sera “Malice at the Palace” non sarebbe accaduta.
Ero l’allenatore che Carlisle rimpiazzò. Se non fossi stato licenziato, credo che avremmo vinto un titolo con quella squadra. Inoltre penso che non ci sarebbe stata “Malice at the Palace”, perché non credo che i tifosi dei Pistons si sarebbero comportati in quel modo se fossi stato l’allenatore avversario.
Isiah Thomas crede quindi che la sua figura di giocatore più rappresentativo della storia dei Pistons avrebbe aiutato nel placare gli animi di quei fans che, invece, in quella serata diedero il peggio di loro venendo alle mani con i giocatori dei Pacers. Quella Indiana vinse la Eastern Conference in stagione regolare, venendo però eliminata proprio dai Pistons alle Finali di Conference: Detroit quell’anno poi conquistò l’anello.
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