Italbasket: ci vuole un po’ di Colonia!

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3 Agosto 2004: a Colonia, la Nazionale Azzurra guidata da Carlo Recalcati sconfigge Team USA per 95-78, in campo per gli americani giocatori del livello di Iverson, Duncan, James, Anthony e Wade, mentre noi rispondevamo con Pozzecco, Basile, Galanda e Bulleri, praticamente sconosciuti al grande pubblico, soprattutto quello d’oltreoceano.

3 Agosto 2017: l’Italbasket di Ettore Messina esordirà tra 28 giorni ad Eurobasket 2017, inserita nel girone di Tel Aviv con Ucraina, Lituania, Georgia, Germania ed i padroni di casa di Israele, con il gruppo scosso dalla questione-Gallinari e con la FIP che ha brillantemente annunciato già due giorni fa che Meo Sacchetti siederà sulla panchina della nazionale dopo l’Europeo, senza attendere la fine della manifestazione.

 

 

Sull’episodio che ha visto protagonista Danilo Gallinari durante il match contro l’Olanda sono state spese molte parole, la maggior parte delle quali a sproposito, ed a chiudere la questione ci ha pensato Ettore Messina, affermando che il gruppo soffrirà sicuramente la mancanza del Gallinari-giocatore a livello di talento (che rimane indubbio), ma che, forse, del Gallinari-persona (ovvero quello che commette un gesto del genere) si potrà fare anche a meno, dato che “È difficile spiegare a un uomo di 30 anni concetti come lealtà e responsabilità”.

13 anni fa un gruppo di giocatori, sottovalutati da addetti ai lavori e tifosi, riusciva nell’impresa di battere gli USA di coach Larry Brown davanti a 14000 persone impazzite per gli azzurri, per il loro spirito di squadra e per la loro capacità di giocare insieme, sui due lati del campo, dimostrando che nel basket il talento basta fino ad un certo punto, e che se non ci metti voglia e passione non si ottengono certi risultati.

Oggi la nazionale azzurra è reduce dalla cocente delusione dell’ultimo torneo Pre-Olimpico, dove è stata palese la mancanza di coesione di un gruppo che fuori dal campo sembra essere composto da persone che si trovavano a meraviglia, ma che sul parquet mostra un mix tra insicurezza e mancanza di fiducia spaventoso, nonostante gli innumerevoli proclami delle istituzioni e di molti addetti ai lavori sul livello di talento presente in squadra.

13 anni fa quel meraviglioso gruppo, oltre alla prestigiosa vittoria di Colonia, ha ottenuto quell’argento olimpico che ancora oggi fa venire la pelle d’oca a chi l’ha vissuto da spettatore, trasmettendo all’esterno valori come passione e sacrificio, spirito di squadra e determinazione, consapevolezza dei propri limiti e dei propri punti di forza, faccia tosta e incisività, ma soprattutto quei concetti di lealtà e responsabilità citati da Ettore Messina.

Il gruppo attuale di giocatori ha, per ora, dimostrato solamente fragilità, nonostante un valore tecnico molto alto: non vogliamo di certo puntare il dito sui singoli, siamo certi che ogni volta che mettono piede sul parquet con la maglia della nazionale addosso lo fanno sapendo cosa stanno rappresentando, ma è il gruppo che, ora più che mai, deve essere un punto di forza, in campo.

Segnali positivi ce ne sono: il recupero di Hackett, l’esplosione europea di Melli, l’esperienze ad alti livelli di Datome e Belinelli, la voglia di dimostrare il proprio valore con la maglia azzurra di Pascolo, Burns e Filloy.

Questo Eurobasket sarà il banco di prova finale per questo gruppo (allenatore compreso): privati del proprio giocatore più rappresentativo e, di conseguenza, circondati da meno proclami, deve emergere lo spirito di rivalsa e la determinazione.

Deve emergere quel fuoco negli occhi che aveva Galanda dopo ogni tripla, non le foto e i video sui social.

Deve emergere la leadership che dimostrava in campo Basile, non quella a parole.

Deve emergere la voglia di sacrificarsi per la squadra di Soragna, Bulleri e Chiacig, non il nervosismo.

Deve emergere la faccia tosta di Pozzecco, non le mani che tremano quando più conta.

Devono emergere dei ruoli ben chiari e definiti, non “tutti allo stesso livello”.

Parole ne sono state dette davvero troppe, e forse è anche il caso di smetterla di parlare e pensare di più ai fatti: questo gruppo deve dimostrare sul campo che è degno della maglia che indossa, portandosi un po’ di Colonia nel cuore e negli occhi, perché la testa, spesso, conta più delle mani.

Francesco Manelli

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