Italbasket, 5 nomi da cui ripartire: obiettivo Tokyo 2020

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L’Italia ha terminato l’avventura al Mondiale cinese con una non brillante vittoria all’overtime contro Portorico: il ritorno nella competizione degli azzurri dopo 13 anni è stata costellata da più ombre che luci ed è già tempo di bilanci.

Il nucleo, ormai presente da anni, formato da Hackett, Belinelli, Gallinari e Datome su tutti, ha dimostrato di poter tenere testa alla favorita Serbia per 3 quarti di partita, e forse quei 30 minuti sono stati gli unici in cui gli azzurri hanno fatto vedere in campo di avere il talento necessario per competere ai più alti livelli: le facili vittorie contro Filippine ed Angola sono state poco più di una formalità, mentre la gara da dentro/fuori con la Spagna ed il sofferto successo contro Portorico hanno evidenziato ancora una volta i limiti mentali, più che tecnici, del gruppo storico azzurro.

Tralasciando il giudizio sui singoli e sulle scelte di coach Meo Sacchetti, la domanda che dobbiamo per forza di cose porci ora è: rifondazione subito o ultima possibilità? Belinelli, Gallinari e Datome hanno passato i 30 anni e alle loro spalle ci sono dei giocatori che aspettano di ricevere il testimone per tentare di portare la nostra Nazionale là dove tutti sperano di arrivare, ovvero l’Olimpiade di Tokyo 2020.

Nicolò Melli è una scelta quasi obbligatoria per quanto riguarda la nuova faccia della Nazionale azzurra: l’ala ex Fenerbahce si appresta a vivere la sua prima stagione in NBA con la maglia dei New Orleans Pelicans e l’avventura al di là dell’oceano può dargli ulteriore fiducia per assumere il ruolo di leader degli azzurri. Sono sempre di più le squadre che utilizzano un lungo come playmaker aggiunto, e Melli ha i mezzi tecnici per occupare quel ruolo, come ha già fatto vedere in passato a Bamberg.

Alessandro Gentile, sebbene calchi i parquet di tutto il mondo già da tempo, è solamente un classe ’92: rumors insistenti lo danno vicino ad un ritorno alla Virtus Bologna, e una stagione alla corte di coach Djordjevic (ed al fianco di Milos Teodosic) potrebbe ridargli la consapevolezza necessaria per diventare una delle prime punte della nostra Nazionale. Il talento non gli manca, ed in questi Mondiali ha dimostrato come possa reggere la fisicità dei pariruolo avversari, aggiungendo alle sue armi un tiro da fuori che è diventato efficace, sebbene il movimento sia tutt’altro che fluido.

Awudu Abass è stata probabilmente l’unica nota lieta dell’edizione 2019 dei Mondiali: non impiegato per scelta tecnica nella decisiva gara contro la Spagna, nelle altre partite il comasco della Leonessa Brescia ha dimostrato di essere un notevole innesto in uscita dalla panchina. Atletismo, difesa e tiro da fuori sono le sue armi principali, che fanno di lui un perfetto giocatore di basket contemporaneo: Vincenzo Esposito potrebbe essere l’allenatore giusto per guidarlo verso una definitiva consacrazione dopo le inconsistenti annate milanesi.

Davide Moretti e Nico Mannion sono i due nomi nuovi da inserire quanto prima nel roster della Nazionale: se nella nostra penisola scarseggiano i lunghi di livello, perchè non puntare da subito su due giovani esterni, pronti a fare il grande salto nel basket dei grandi? Moretti ha già dimostrato di poter competere ad alti livelli con un’eccezionale annata con la maglia di Texas Tech, raggiungendo da playmaker titolare la finale NCAA, mentre Mannion è uno dei migliori prospetti a livello mondiale, inserito già da ESPN alla numero 7 nel Mock Draft del 2020. L’Italia ha dimostrato in questa competizione che, oltre alla mancanza di lunghi, il più grande difetto è lo scarso impatto della panchina, con un divario troppo evidente tra titolari e sostituti: responsabilizzare i vari Gentile ed Abass ed aggiungere qualche nome nuovo come Moretti e Mannion potrà fare solo bene alla Nazionale, che è chiamata a centrare l’obiettivo Tokyo 2020 la prossima estate, per riportare emozioni azzurre dentro i cuori di tutti i tifosi.

 

Foto: fiba.basketball

Francesco Manelli

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