Italiani d’America: capolinea Bargnani? C’è ancora un futuro per lui nella Lega?

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La pausa comprensiva di All Star Game e deadline non ha cambiato nulla per i volti tricolori in NBA: Gallinari e Belinelli sono rimasti dove erano, così come Bargnani, che i Nets non sono riusciti a scambiare. Poco importa. La franchigia di Prokhorov ha deciso, dopo il ritorno sui parquet, di tagliare il lungo azzurro, mai inseritosi a dovere nei meccanismi di gioco di una delle più scadenti squadre della lega. Colpa di…no, non abbiamo intenzione di fare questo gioco. Che sia stato il protagonista o il contesto non conta, serve solo prendere atto del risultato finale, che non è confortante per il giocatore e per tutti coloro che speravano di rivederlo competitivo dopo un Europeo disputato su livelli molto alti. Gli stessi, preoccupati da una papabile lunga inattività ,prolungata fino al Preolimpico di luglio a Torino. Questa prospettiva è davvero un rischio tangibile? Speriamo e crediamo di no, anche se la sicurezza potrebbe essersi un po’ scalfita.

Andrea ha deciso di rifiutare un’importante offerta dell’Olympiakos, allettante sia dal punto di vista economico che sportivo. Andare a competere in Eurolega e nel campionato greco non sarebbe stata certo un’idea malvagia, un eccessivo passo indietro. La NBA conserva eternamente il suo fascino, ma per uno sportivo viene anche il momento di operare delle scelte drastiche: continuare a galleggiare a fatica nella mediocrità, o lottare per traguardi di tutto rispetto in un contesto mediaticamente e sportivamente inferiore, ma ugualmente competitivo e di gran lunga rispettabile? Rinunciare a un’offerta simile può significare due cose: voler continuare a vivere l’american dream, reputandosene ancora all’altezza e avendo già altre soluzioni a portata di mano, oppure la volontà di programmare meglio il suo futuro in estate, magari in quella Milano che sembra desiderarlo molto e alla quale aveva lanciato in estate segnali di apprezzamento. I meneghini non potevano tesserarlo al momento e forse il Mago, se vuole andarsene dagli Usa, preferisce il rientro diretto in patria. Questi mesi con le Olimpiadi alle porte sono però estremamente vitali e prima dell’estate bisogna fare qualcos’altro. Giocare e allenarsi per non perdere ritmo e forma, che già erano complessi da trovare nella scomodità della panchina di Brooklyn.

Bisogna però porsi una domanda nuda e cruda: in NBA c’è ancora chi è disposto a credere nel ragazzo romano? Inutile affermare come negli ultimi anni si sia parlato quasi esclusivamente di malesseri fisici, poca dedizione al miglioramento, eterni lapsus difensivi. Le etichette sono scomode una volta che si appiccicano, soprattutto se puoi fare molto poco per scrollartele di dosso. Nella lega c’è sicuramente gente molto peggiore di Bargnani con un pallone in mano, per carità, ma chi è stato la scelta numero 1 e mai in grado di rispettare certe attese può difficilmente trovare nuove porte spalancate. A qualcuno potrebbe servire? Crediamo di sì. Un lungo che apre il campo, dotato di tiro e possibilità di battere il lungo avversario in palleggio è un’arma sempre utile, soprattutto per compagini in odore di post-season. Finora l’unica voce ufficiale ha parlato dei Clippers, che hanno fallito lo scorso anno lo stesso esperimento con Hawes e potrebbero volere dalla panchina un pivot con caratteristiche opposte a quelle di Jordan e Griffin. Scelta comprensibile per loro e pure per il giocatore, che si ritroverebbe finalmente in un contesto molto alto. E poi? Solo supposizioni. Memphis senza Gasol potrebbe pensarci, anche Indiana e Portland, squadre a corto di lunghi e con esigenza di allungare le rotazioni sotto le plance. Miami poteva essere un’idea con la lunga indisponibilità di Bosh, ma il saggio ingaggio di Joe Johnson parrebbe chiudere l’eventualità.

L’idea è che un nuovo ingaggio possa e debba essere trovato, per il suo bene e quello della Nazionale. Qualunque sarà però la sua nuova avventura americana, difficilmente potrebbe  rilanciarlo a tal punto da allungargli il futuro in una Lega che pare sopportarlo a fatica. Vederlo annaspare nella mediocrità è uno spreco di tecnica e talento, ragion per cui gli consigliamo di farsi quest’estate l’ultima traversata dell’Oceano. Un passo indietro o un ritorno al passato non vanno interpretati obbligatoriamente come un fallimento ma anzi, potrebbero aiutarlo a crearsi una nuova dimensione, più positiva, negli ultimi anni di carriera.

Bernardo Cianfrocca

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