Stasera sarà una delle stelle più brillanti dell’All Star Game e di Mantova e la sua partecipazione alla gara delle schiacciate sarà sicuramente esplosiva.Ecco un “focus” su uno dei giocatori più devastanti della Legadue Gold:
Il dizionario descrive la parola talento come “ l’inclinazione naturale di una persona a far bene una certa attività.”. Se dovessi indicare un giocatore con questo “dono” che calca i parquet di Legadue Gold non esiterei a nominare Justine Ray Giddens. Esiste però una regola non scritta che spesso accomuna il talento alla sregolatezza e J.R. molto spesso ha fatto prevalere la seconda.
I 196cm. di Giddens iniziano a far gola a molti college americani nel 2003 e alla fine i Jayhawks di Kansas riescono ad assicurarsi le prestazioni dell’esterno proveniente da Oklahoma City. Per intederci su cosa voglia dire entrare a fare parte dei Jayhawks vi elenco alcune delle personalità che hanno giocato e allenato per l’università del Kansas:Wilt Chamberlain,Paul Pierce, Danny Manning, Kirk Hinrich, Mario Chalmers, James Naismith (si proprio lui, l’inventore del Basketball), Larry Brown, Phog Allen. Il giovane Giddens disputa un primo anno ovviamente non all’altezza dei nomi sopracitati ,ma dignitosamente chiude la sua prima stagione con 11 punti di media e viene inserito fra i migliori Freshman della All American Big 12 del college Basketball. Il biglietto da visita per quanto riguarda il talento viene quindi esposto alla grande da Giddens che però all’inizio della seconda stagione non tarda ad esporre anche il retro del biglietto: rissa in un bar e coltellata al polpaccio ricevuta. Questo episodio gli vale l’allontanamento dall’università del Kansas e il trasferimento all’università del New Mexico. Anche qui non tarda a far notare il suo carattere un po’ troppo sopra le righe e viene escluso dalla squadra perché”Non considerato un buon compagno di squadra”. Il talento però ogni tanto fa capolino e ,lasciati alle spalle due anni terribili,produce un anno da senior ottimo condito da 16.3 punti e quasi 9 rimbalzi a partita nella Mountain Conference.
Doc Rivers, che nel 2008 era coach dei Boston Celtics, decide di sceglierlo con la chiamata numero 30 al draft vedendo in lui un grande potenziale. I mancati accordi economici durante la offseason turbano la stabilità di Giddens che non si presenta al camp d’inizio anno con i Celtic e cosi dopo non aver praticamente toccato mai campo e aver passato tanto tempo nella D-league ,scompare dai radar NBA. J.R. si gioca subito la carta Europa con il Prokom ma dopo appena 4 partite lascia la società. Firma con Valencia ma non gioca neanche un partita perché “scappa” nel New Mexico per giocare con i Thunderbirds in NBDL. Giddens sembra proprio ingestibile ma ,dopo un anno al Paok Sallonico, ecco Brescia.
A Brescia si rendono subito conto che un giocatore cosi passa una volta sola nella vita e infatti Giddens,al suo primo anno in Italia,conduce la Leonessa alla finali playoff. L’epilogo non è dei più dolci visto che Pistoia vincerà la serie,ma JR dopo un regular season da 16 punti e 8 rimbalzi a partita chiude la serie finali con una “doppia-doppia” di media a gara da 20 punti e 11 rimbalzi.
Quest’anno, dopo la riconferma, Giddens sta viaggiando a 16,8 punti,9,5 rimbalzi e 2,3 assist di media dimostrando che questo campionato gli sta stretto ma anche che probabilmente il ragazzo è finalmente maturato. Atletismo spaventoso, capacità di arrivare al ferro imbarazzante e soprattutto quelle doti da “go-to-guy” che lo rendono senza dubbio una delle migliori ali piccole del campionato.
Anche se l’NBA sembra tanta lontana, J.R. ha dichiarato di volerci tornare presto perché ”Avere del talento significa capire che si può fare di meglio.”