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Javaris Crittenton: pistole, droga e omicidio

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Cronaca nera e sport. Spesso purtroppo è capitato di associare questi due “settori” del giornalismo in quanto personaggi sportivi di una certa fama, si sono resi responsabili di qualche crimine o reato, finendo sulle prime pagine nazionali o internazionali. Nel recente passato basti pensare al famosissimo caso di O.J. Simpson, passando per Oscar Pistorius, fino ad arrivare in casa nostra a pochi giorni fa quando Fabrizio Miccoli, stella del Palermo e simbolo calcistico degli anni 2000, è stato condannato in via definitiva a 3 anni e mezzo di carcere per estorsione col metodo mafioso.

La pallacanestro non è da meno. Specialmente negli USA, i casi di giocatori passati per tribunali e carceri sono stati parecchi, alcuni eclatanti e altri meno. Il nostro racconto del connubio sport-cronaca nera parte dal personaggio di Javaris Crittenton, divenuto famoso molto più per le avventure extra-campo, che per un talento mai mostrato sui parquet.

Crittenton nasce ad Atlanta nel 1987 da una famiglia complicata, dove il padre è totalmente assente e la madre si trova costretta a crescere lui e le sorelle da sola. Trova fin da subito nel basket una grande passione, così che sua mamma lo iscrive fin da bambino alle scuole, anche per cercare di non farlo finire in brutti giri. Il talento c’è, ed è elevato, molte high school e università mettono gli occhi su di lui e nel 2007 al Draft NBA viene selezionato con la 19° scelta assoluta dai Los Angeles Lakers.

Il passaggio da Atlanta a Los Angeles rappresenta per lui un cambio di vita radicale, Javaris Crittenton perde la sua comfort zone, fatica ad integrarsi nella metropoli californiana, e iniziano i primi problemi. In campo, le poche volte che ci entra, produce pochissimo, anche perché nello spot di guardia è chiuso da un certo Kobe Bryant, che piuttosto che uscire è disposto a giocare infortunato. Fuori dal campo invece inizia a fare brutte conoscenze, una su tutte il rapper poco raccomandabile Dolla, che lo inizia alla criminalità locale. I Lakers, ormai stanchi dei suoi comportamenti, decidono di scambiarlo e spedirlo a Memphis. Qui Javaris gioca 28 partite quella stessa stagione e 7 quella successiva, prima di venire nuovamente ceduto, stavolta a Washington. Nella capitale trova più continuità sul parquet, produce discrete prestazioni, ma ancora una volta sono episodi extra-campo che fanno parlare di lui. Gilbert Arenas, leader e stella degli Wizards, accumulò parecchi debiti di gioco con Crittenton, il quale premeva di avere indietro questi soldi.

Siamo al 24 Dicembre 2009, i due si danno appuntamento in spogliatoio per sistemare la questione e Arenas, che ovviamente non ha intenzione di saldare alcun debito, accoglie Crittenton con un vero e proprio arsenale tirato fuori dal proprio armadietto. Il “buon” Javaris ha però fiutato fin dal principio la situazione, tanto da essersi presentato anch’egli con una pistola in tasca. In un amen i due si puntano le pistole contro e solo l’intervento dei compagni di squadra riesce ad evitare una sparatoria. La notizia ovviamente diventa di dominio pubblico su qualsiasi media sportivo americano.

Così come Arenas, anche Crittenton viene sospeso dalla NBA. Finisce a giocare in Cina e a dominare sui campi asiatici, ma la nostalgia dell’America è forte e decide di ritentare con la NBA; nessuna franchigia però lo vuole, per motivi che ormai dovrebbero essere chiari. Si trasferisce quindi a vivere stabilmente a Los Angeles. Memore delle sue vecchie conoscenze, frequenta ovviamente le peggio persone della metropoli californiana, tanto che viene derubato di 55.000 $ e innumerevoli gioielli da Trontavious Stephens e la sua gang, i Bloods, da sempre acerrimi nemici dei Crips, la gang in cui Crittenton era entrato a far parte appena sbarcato a LA dopo il Draft. Javaris inizia a indagare, e scopre che Stephens si è trasferito ad Atlanta, nella “sua” Atlanta.

Siamo ad Agosto 2011, assetato di vendetta Javaris, con suo cugino Dougas Gamble, vagano su un SUV dai vetri oscurati per la periferia di Atlanta, in un quartiere di villette con giardino. E in uno di questi giardini si trova la giovane Jiulian Jones, insieme al suo compagno (che non si è mai ben definito se fosse proprio Trontavious Stephens o un altro membro della gang). Improvvisamente il SUV si accosta al giardino, i finestrini si abbassano e una scarica infinita di proiettili si abbatte sulla giovane e sull’uomo. Ad avere la peggio è proprio la ragazza, colpita all’arteria femorale, mentre l’uomo ne esce miracolosamente illeso. Poche ore dopo in ospedale la ragazza muore e una settimana dopo Javaris Crittenton viene arrestato in aeroporto a Santa Ana, appena prima di imbarcarsi su un volo per Atlanta. L’avvocato dell’ex Lakers ha dichiarato che il suo assistito si stava recando ad Atlanta proprio per costituirsi. Inizia così il primo processo, durante il quale Javaris si dichiara però estraneo ai fatti e, dopo aver pagato 230.000 $, di cauzione viene rilasciato.

Il 2 Aprile 2013 viene formalmente rivolta l’accusa a carico di Crittenton e suo cugino per omicidio, aggressione aggravata, falsa testimonianza, tentato omicidio e partecipazione in attività di bande. Gli viene anche contestato di aver sparato a Demontinez Stephens, fratello di Trontavious, accusa che però non ha mai trovato un vero e proprio riscontro.

Mentre il processo è ancora in atto, Crittenton viene inoltre arrestato nuovamente stavolta per spaccio di cocaina e marijuana. Siamo a gennaio 2014, ingenti quantità di droga vengono trovate nella sua abitazione, oltre a qualsiasi tipo di arma.

Per Javaris Crittenton, il 29 Aprile 2015, arriva la condanna definitiva a 23 anni di carcere e 17 anni di libertà vigilata a seguito del suo patteggiamento. Durante il processo Crittenton si dichiara colpevole, sostenendo però che non era sua intenzione uccidere nessuno. L’ultima sua frase, prima della condanna è: “Non sono un assassino, ho solo commesso un errore che vorrei poter ripagare”.

Francesco Manzi

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