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Joel Embiid è il quinto giocatore naturalizzato dagli USA: chi sono gli altri 4?

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Siamo abituati, nel basket di oggi, a vedere ogni tipo di giocatore naturalizzato. A volte queste procedure burocratiche causano feroci polemiche, soprattutto in Europa. Sia che esse vadano a buon fine, vedi Lorenzo Brown con la Spagna, sia che saltino, come sappiamo bene con Paolo Banchero. Dei cosiddetti “passaportati” abbiamo parlato più volte, anche stilando una classifica dei più assurdi in Europa e Asia.

Più raro è sicuramente vedere invece Team USA, che di solito “presta” i suoi giocatori alle altre Nazionali, naturalizzare a sua volta dei giocatori. Ora è il turno di Joel Embiid, che ha scoperchiato questo vaso di Pandora dopo tanti anni dall’ultima volta. Il centro dei 76ers è infatti solo il quinto giocatore della storia a venire naturalizzato dagli Stati Uniti. Chi sono però gli altri 4?

Partiamo col dire che, com’è risaputo, gli USA convocano giocatori professionisti in Nazionale solo dal 1992, quando fu per la prima volta composto il Dream Team delle stelle NBA. Prima di allora, venivano chiamati solo i giocatori del college. Certo, questo non dà chissà che vantaggio in termini numerici rispetto alle altre Nazionali visto che sicuramente, prima degli anni ’90, la pratica di naturalizzare i giocatori era quasi assente nel basket.

Il primo naturalizzato USA risale però agli anni ’70 e si tratta di Ernest Grunfeld, guardia nata a Satu Mare, in Romania, che ha giocato in NBA tra il 1977 e il 1986 con Bucks, Kings e Knicks. Una carriera senza particolari successi visti i soli 7.4 punti di media segnati in 693 partite, ma Grunfeld ebbe la fortuna di studiare negli USA. Fu infatti quando era ancora al liceo che ricevette la prima convocazione per i Maccabiah Games del 1973 in Israele. Seguirono poi i Giochi Panamericani del 1975 e le Olimpiadi di Montreal 1976. Come dicevamo, nel 1976 i giocatori NBA erano ancora esclusi dalle possibili convocazioni: Grunfeld invece vestiva la maglia di Tennessee, in NCAA. In tutte le competizioni che giocò con Team USA (meno i Maccabiah Games del ’73) vinse la medaglia d’oro.

Bisogna poi aspettare il 1984 per vedere il secondo giocatore naturalizzato, questo sicuramente più celebre: Patrick Ewing. Nell’84, quello che poi sarebbe diventato una leggenda della NBA e dei New York Knicks era ancora al college, a Georgetown. Nonostante fosse nato in Jamaica, a Kingston, Ewing venne convocato alle Olimpiadi di Los Angeles, dove vinse l’oro con gli USA. Scelto con la prima chiamata assoluta in NBA l’anno successivo, il lungo non poté più giocare in Nazionale fino al 1992, quando fece parte del Dream Team e vinse un altro oro alle Olimpiadi di Barcellona.

olajuwon usa

Pochi anni più tardi fu poi il turno di Hakeem Olajuwon, nato a Lagos, capitale della Nigeria. The Dream fu l’unico di questa lista a creare un po’ di problemi visto che nel 1980 aveva già indossato la maglia nigeriana per un torneo giovanile. Team USA avrebbe voluto averlo a Barcellona nel 1992, ma le regole FIBA dell’epoca impedivano in casi come questi una convocazione, dovevano prima passare almeno 3 anni per il cambio di nazionalità. Così Olajuwon ottenne il suo passaporto solo nel 1993 e giocò le Olimpiadi successive, quelle di Atlanta, grazie ad un’esenzione della FIBA, vincendo la medaglia d’oro.

Infine l’ultimo naturalizzato, fino appunto ad oggi, era stato Tim Duncan, nato nelle Isole Vergini US, isole caraibiche comunque sotto la giurisdizione statunitense. Non si tratta quindi di un vero e proprio “passaportato”, di fatto Duncan è stato considerato dalla legge un cittadino US fin dalla nascita. Tuttavia fa parte di quel ristretto cerchio di giocatori che, nonostante siano nati fuori dal territorio degli Stati Uniti, hanno poi indossato la maglia di Team USA. Insomma, Duncan avrebbe comunque potuto scegliere di giocare per le Isole Vergini, squadra che ovviamente non ha mai vinto nulla ma che partecipa spesso all’AmeriCup (6 volte, nel 2022 sono arrivati 12° ma nel 2017 addirittura 4°, eliminate in semifinale proprio dagli USA).

Francesco Manzi

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