John Henson ha raccontato di un grave episodio di razzismo subito a Milwaukee quando giocava per i Bucks

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Dopo quello di ieri di Mo Harkless e quello di qualche mese fa di Sterling Brown, è stato reso noto un altro racconto riguardante un episodio di razzismo, in questo caso non propriamente della polizia, subito da un giocatore NBA: John Henson, lungo dei Detroit Pistons e membro dei Milwaukee Bucks dal 2012 al 2018.

L’episodio, raccontato al New York Times, è avvenuto vicino a Milwaukee nel 2015, durante il periodo in cui Henson giocava per i Bucks: quindi nel Wisconsin, lo Stato in cui è avvenuta la sparatoria con vittima Jacob Blake nei giorni scorsi. Il giocatore ha narrato di aver chiamato al telefono la Schwanke-Kasten Jewelers, una famosa gioielleria situata a Whitefish, nel Wisconsin, perché voleva acquistare un orologio: la chiamata era al fine di sapere quali fossero gli orari di apertura. Poco dopo un dipendente della gioielleria ha chiamato il 911, ovvero la polizia, per “aver ricevuto telefonate sospette che non sembravano provenire da veri clienti” (testuali parole riportate nelle registrazioni telefoniche).

Quando poi Henson pochi giorni dopo si è effettivamente recato al negozio, rimanendo fuori dallo store per qualche minuto prima di entrare, un dipendente (probabilmente lo stesso della telefonata) ha chiamato il 911 pronunciando queste parole: “Mi sto nascondendo nel mio ufficio, non voglio che mi vedano. Stiamo facendo finta di essere chiusi”. Poco dopo la polizia è arrivata sul posto, chiedendo al giocatore cosa ci facesse lì e di chi fosse la sua Chevrolet Tahoe con cerchi in lega. Henson durante il suo dialogo con gli agenti non si sarebbe mai identificato come atleta NBA (“Non dovrebbe essercene bisogno” ha detto al Times) e alla fine un poliziotto è sembrato essere convinto della sua versione dei fatti: ovvero l’essersi recato alla gioielleria semplicemente per comprare un orologio, come una persona normale. Quando l’agente ha chiesto telefonicamente al dipendente di venire ad aprire la porta del negozio, ha raccontato Henson che ha ascoltato la chiamata, questi si è rifiutato. Gli agenti, insistendo, hanno fatto entrare Henson dalla porta sul retro, anche se a quanto pare il dipendente lo ha accettato solo a patto che i poliziotti rimanessero sul posto mentre il giocatore faceva i suoi acquisti. A quel punto Henson se ne sarebbe andato senza comprare nulla.

Quando sono tornato nella mia macchina, mi sono messo a piangere. Dovevo lasciar uscire tutto. È qualcosa che non avrei mai pensato potesse accadermi a questo punto della mia vita, a quest’età” – ha detto Henson al NYT – “Non nella città dove stavo giocando. Anche adesso è difficile per me parlare di quell’episodio”.

Francesco Manzi

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