ATTACCO: Indubbiamente stiamo parlando di due scorer di livello eccellente. Il Black Mamba ha saputo condividere i possessi offensivi con gente del calibro di Shaquille O’Neal e Pau Gasol, mentre Flash con l’arrivo dei Big Three ha notevolmente cambiato le sue scelte offensive, registrando con il passare degli anni una media punti sempre inferiore. Tecnicamente parlando sono due attaccanti votati alla penetrazione, spesso prendendo la linea di fondo. Il losangelino può contare su un jumpshot dalla media-lunga distanza sicuramente più affidabile, a discapito di una tenuta fisica che in questi ultimi anni gli impedisce di imbattersi spesso nel cuore dell’area, a differenza del nativo di Chicago che vive e muore sulle sue scelte partendo dal palleggio finendo in area. Complessivamente ci sembra giusto premiare il #24 gialloviola, per le sue numerose opzioni offensive a sua disposizione.
DIFESA: Vengono impiegati principalmente per le mansioni offensive, ma non si sdegnano quando bisogna cambiare volto difensivamente ad una partita. Le loro squadre hanno nel complesso un buon sistema difensivo, il Kobe della prima parte di carriera era un difensore vivacissimo che viveva letteralmente sugli aiuti e recupero, Dwyane predilige la difesa 1vs1, giocando le proprie chance grazie alla sua fisicità, infinita per essere un esterno (non a caso stoppa quasi come un lungo). Premiamo il nativo di Chicago in questo aspetto del gioco.
GESTIONE GIOCO: Entrambi vengono considerati degli AAP e senza ombra di dubbio lo sono, tuttavia vi sono sostanziali differenze tra i due. Il gialloviola difficilmente da inizio alla transizione ma preferisce essere il terminale di riferimento per i suoi compagni, mentre Flash spesso si alterna assieme a LeBron per portar su palla in caso di assenza di Chalmers. I numeri a rimbalzo appoggiano nuovamente il #3 di Miami, giusto premiare lui.
LEADERSHIP: Due uomini chiave per le rispettive franchigie, due capitani, due bandiere. Entrambi hanno vinto almeno un titolo al fianco di Shaquille O’Neal, anche se con un impatto notevolmente differente. Bryant dopo anni come secondo violino ha saputo caricarsi la squadra sulle spalle e portarla a due titoli NBA, Wade ha più volte condotto i suoi Heat a traguardi importanti al fianco di O’Neal, prendendosi anche le luci della ribalta la maggior parte delle volte, anche se bisogna ammettere che nell’ultimo biennio ha dovuto cedere le chiavi della città ad un certo LeBron James. Inoltre hanno potuto contare su senatori dello spogliatoio nel corso delle loro carriere, come Derek Fisher e Udonis Haslem che numerose volte hanno allontanato la pressione dalle loro spalle prendendosi le proprie responsabilità. L’impressione generale è quella di un Kobe nettamente più insostituibile a LA rispetto a Dwyane a Miami.
CLUTCH: Moltissime volte hanno tolto le castagne dal fuoco, spesso all’ultimo tiro con conclusioni senza senso. Non ce ne voglia Flash, ma Kobe nell’immaginario collettivo è il terzo miglior clutch player dopo “His Airness” Michael Jordan e “Mr. Logo” Jerry West. Ci sembra quantomeno doveroso attribuire il punto al #24.
VERDETTO: Il confronto finisce 3-2 per Kobe Bryant, con Wade che riesce a prevalere in difesa e sulla gestione complessiva del gioco. Molto difficilmente potrebbero esserci delle svolte in futuro, dato che entrambi hanno intrapreso Sunset Boulevard (con tutto il rispetto per due grandissimi di questo sport) e hanno poche stagioni NBA davanti a loro. Tuttavia, se dovessimo sceglierne uno per tentare un ultimo, disperato, assalto al titolo, opteremmo senza ombra di dubbio su Kobe Bryant in primis, senza comunque sottovalutare le immense abilità del suo avversario.
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Senza offesa, penso che questi confronti siano piuttosto dozzinali oltre che banali e per nulla esaustivi.
E non parlo solo di questo in particolare. Ad esempio, non è possibile basarsi unicamente sulle statistiche nella valutazione delle capacità offensive di un giocatore. Oppure in difesa non contano solo il numero di stoppate o di rimbalzi, così nella gestione di gioco non devono essere tenuti presenti solo gli assit.
Parlando nello specifico di Bryant-Wade, prendiamo la parte relativa all’attacco. Si parla di produttività calante per Wade da quando è arrivato James senza tener conto comunque che il numero 3 ha avuto sempre medie punti straordinarie, pur giocando meno di un tempo e dovendo dividere i possessi anche con Bosh e, da quest’anno, pure Ray Allen. Bryant rimane nel complesso un attaccante migliore, non tanto per via delle medie (in carriera bene o male si equivalgono) quanto più per una maggiore varietà di soluzioni e un tiro da 3 più affidabile. Ma anche Wade ha dei vantaggi, come la capacità di usare le finte, soprattutto in entrata, migliore rispetto al 24 gialloviola.
Quanto alla leadership, si potrebbe aprire una discussione lunghissima. Wade ha più volte rimarcato (per lo meno fino a quando Shaq se n’è andato) le sue difficoltà in certe situazioni ed ha ammesso di avere una personalità meno votata alla conduzione rispetto ad altri. Ma rimane il fatto che gli Heat erano la SUA squadra anche durante il primo anno di James. In questi ultimi due anni c’è stato un passaggio di consegne ma Dwayne rimane il leader silenzioso, non è uno “scudiero” di LeBron. Bryant da par suo ha palesato da sempre delle difficoltà nel rapportarsi non solo con i propri compagni ma anche con gli allenatori. Ha sempre avuto dei limiti caratteriali dovuti ad una mancanza di fiducia costante nei confronti dei compagni, tanto più che lui stesso, quando divenne lui il faro dei Lakers, ammise che il leader dello spogliatoio e l’unico del quale si fidasse era Derek Fisher.
Dunque nel complesso Bryant è un giocatore migliore ma le motivazioni sono molto più ampie di un confronto tanto sterile. E questo si può estendere a quasi tutti i confronti che avete proposto.