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La Dinastia dimenticata

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La storia che vi raccontiamo oggi ha inizio nell’estate del 1984: gli Houston Rockets sono appena usciti dall’era di Moses Malone, che nel 1981 li aveva portati fino alle Finals (perse contro i Celtics), e stanno attraversando stagioni di rebuilding, sperando in un colpo al Draft.

Nel 1983 i texani scelgono Ralph Sampson, un 2.24 molto agile per la sua altezza: al primo anno in NBA, Sampson vince il titolo di Rookie of the Year, ma i Rockets chiudono ultimi nella Lega per record, ottenendo quindi nuovamente la prima scelta, che ricadrà su Hakeem Olajuwon.

Nel Draft di Michael Jordan e Charles Barkley, Olajuwon sarebbe stata la prima scelta per qualsiasi franchigia: movimenti in post da capogiro, rimbalzi, stoppate e difesa da superstar. Al suo primo anno Houston migliora il record di 19 vittorie, tornando ai playoff, al suo secondo anno i Rockets arrivano di nuovo alle Finals, soccombendo ancora una volta contro i fortissimi Celtics.

I texani sono in rampa di lancio, con due giovani superstar a guidare la squadra, ma gli infortuni cronici di Sampson spengono presto l’entusiasmo e i Rockets entrano una fase mediocre: 5 anni che portano al massimo ad una eliminazione al primo turno, nonostante le cifre da record di Olajuwon.

Durante la stagione 91/92, il front office decide di esonerare coach Don Chaney dopo 2 anni e mezzo (ed un titolo di Coach of the Year) per puntare tutto sul suo assistente, l’allora 43enne Rudy Tomjanovich. La squadra ritrova compattezza e vittorie, immergendosi completamente nel gioco duro, difensivo ma efficace del proprio allenatore, arrivando fino al secondo turno dei playoff 1993, dove verrà eliminata dai Sonics di Payton e Kemp dopo 7 dure partite.

houston rockets

Nell’estate 1993, dopo 3 titoli consecutivi, Michael Jordan spiazza la NBA annunciando il suo ritiro. Le Lega perde la propria icona, ma si crea anche un “vuoto di potere” che contribuisce a generare una clamorosa incertezza su chi possa conquistare il Larry O’Brien Trophy. L’inizio di regular season 1993-94 ha una sola squadra protagonista. I Rockets partono con 15 vittorie consecutive e proseguono dominando la stagione regolare, guidati da un Olajuwon spaziale che conquista i titoli di MVP e di Difensore dell’Anno, primo della storia a riuscirci. Eliminati i Blazers con un 3-1 al primo turno, i Rockets si trovano sotto 2-0 contro i Suns di Barkley (finalisti l’anno prima). Il destino dei texani sembra già segnato ma, nonostante un Kevin Johnson spettacolare, riescono a ribaltare la serie vincendo due volte a Phoenix. Olajuwon fa il resto, dominando gara-7 con 37 punti, 17 rimbalzi, 5 assist e 3 stoppate.

In Finale di Conference i Jazz di Stockton e Malone vengono spazzati via in 5 gare dai Rockets, che approdano così alle Finals per la terza volta nella loro storia. Di fronte alla squadra di coach Tomjanovic ci sono i New York Knicks, che dopo le continue sconfitte contro i Bulls di Jordan sperano sia finalmente la volta buona. I Knicks si guadagnano persino due matchpoint con la serie sul 3-2. La sfida estenuante tra Ewing ed Olajuwon sotto canestro,rivincita della finale NCAA del 1984, ha il suo culmine in gara-6, quando il nigeriano stoppa il tiro decisivo di John Starks, ed in gara-7, quando Olajuwon chiude con 25 punti, 10 rimbalzi e 7 assist, tenendo il rivale a soli 17 punti con 7/17 al tiro.

Il titolo vinto diventa la celebrazione di un giocatore irripetibile, un connubio perfetto tra forza, tecnica e atletismo, che ancora oggi non ha alcun metro di paragone come atleta e giocatore di pallacanestro.

Gli Houston Rockets conquistano così il loro primo titolo della storia, trovando quell’acuto cercato per più di un decennio. Dimostrano però appagamento all’inizio della stagione successiva, che li vede in difficoltà nella prima parte della regular season. La dirigenza cerca, e trova, l’ennesima svolta mandando Othis Thorpe a Portland e acquisendo così l’esperto, ma ancora capace di essere protagonista, Clyde Drexler, che con Olajuwon va a formare una coppia con pochi rivali in NBA. I Rockets centrano i Playoff come sesto seed ad Ovest e dopo 3 estenuanti serie contro le 3 migliori squadre della Western Conference (3-2 contro i Jazz, 4-3 contro i Suns e 4-2 contro gli Spurs) approdano nuovamente alle Finals, dove ad aspettarli ci sono i giovani Orlando Magic di Horace Grant, Penny Hardaway e soprattutto Shaquille O’Neal, che tutti nominano come diretto erede di Olajuwon.

Per la quarta volta (su quattro) nei playoff, Houston affronta una serie col fattore campo a sfavore. In gara-1 il protagonista in negativo è Nick Anderson, che sul 110-107 per i Magic fallisce 4 tiri liberi consecutivi nonostante il 70% di media in stagione, permettendo ai Rockets di agguantare i supplementari ed in seguito di conquistare il punto dell’1-0. Da qui è una cavalcata trionfale per Olajuwon e compagni, che compiono il secondo sweep nella storia delle NBA Finals, raggiungendo il secondo titolo consecutivo.

L’anno successivo sarebbe tornato in campo, dall’inizio, Michael Jordan. I Rockets avrebbero chiuso la stagione al quinto posto, eliminando i Lakers al primo turno e successivamente venendo eliminati con un sonoro 4-0 dai Seattle SuperSonics futuri finalisti. Alla fine, come sappiamo, i Bulls avrebbero riaperto una striscia vincente di tre titoli consecutivi proprio in quella stagione. Ormai 33enne, Olajuwon si sarebbe lentamente avviato sul viale del tramonto, la Sunset Boulevard, giocando sempre meno partite per vari acciacchi e chiudendo la carriera a 39 anni ai Toronto Raptors.

Legendary Moments In NBA History: Hakeem Olajuwon powers Houston Rockets to 1994 title | NBA.com

Don’t ever underestimate the heart of a champion“, è la celebre frase che coach Rudy Tomjanovich pronunciò dopo la vittoria in Gara-4 contro i Magic nel 1995. Racchiude proprio l’essenza di quei Rockets e soprattutto l’essenza di Hakeem Olajuwon, che ha avuto solamente la sfortuna di condividere un’epoca con diverse superstar come lui, ma che rimane sempre e comunque un campione, capace di dominare tecnicamente e mentalmente il gioco della pallacanestro, nonostante molti l’avessero dato spesso come sfavorito.

Quegli Houston Rockets vengono definiti “la Dinastia dimenticata” per quanto non si parli mai di loro, da molti visti quasi come una comparsa nel periodo di pausa di Michael Jordan tra il 1993 e l’inizio del 1995. Avrebbero vinto comunque, se MJ non si fosse ritirato? Una domanda che non troverà mai risposta. Ma c’è davvero bisogno di darne una, quando si può semplicemente ricordare e ammirare una leggenda come Olajuwon?

Francesco Manelli

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