La magia della Coppa Italia: Cantù, la prima finale non si scorda mai

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Nella più che ottantennale storia della Pallacanestro Cantù, i brianzoli non sono mai riusciti ad alzare il trofeo della Coppa Italia. Ma non solo per colpa loro: infatti nel periodo d’oro di inizio anni Ottanta, la coppa nazionale non fu disputata, mentre in epoca Sacripanti-Trinchieri il basket italiano era dominato in lungo ed in largo da Treviso prima e Siena poi.
Eppure in questo focus non parleremo di nessuna delle finali di qui sopra, bensì della prima raggiunta dai biancoblu: quella del 1997 a Casalecchio di Reno, al PalaMalaguti, ora Unipol Arena, contro la Virtus Bologna.

Cantù veniva da una stagione di “calvario” in A2, Lega che non può appartenere ad un tifo come quello canturino. Nonostante ciò, Gianni Corsolini, ancora direttore sportivo della squadra, era riuscito a mettere a segno il colpo Thurl Bailey, ex NBA con un grande passato agli Utah Jazz, protagonista anche nell’annata successiva con i lombardi, quella appunto della finale di Coppa Italia di cui vogliamo parlare in questo articolo.
Quella Coppa Italia aveva una formula diversa da quella attuale, perché si cominciava ad agosto con i sedicesimi di finale, con alcune squadre (6) teste di serie, già qualificate agli ottavi.
La Polti – sponsor in quegli anni – inizia eliminando la Dinamica Gorizia, perdendo la prima ma stravincendo il ritorno, e agli ottavi di finale trova la Benetton Treviso, una delle 6 teste di serie, arrivata fino alle semifinali Scudetto l’anno prima. È una squadra molto forte, guidata dal probabile prossimo Coach of the Year dell’ NBA, Mike D’Antoni. I canturini perdono la prima al Pianella, 63 a 65, ma poi si impongono – abbastanza a sorpresa – 72 a 69 in Veneto, ribaltando di un punto la differenza canestri e conquistando così meritatamente i quarti di finale, dove se la dovranno vedere, tra il 10 e il 14 settembre, con la Mens Sana Siena, allora sponsorizzata Fontanafredda.
L’andata finisce in pareggio, 78 pari, mentre al ritorno c’è solo una squadra in campo ed è quella allenata da Gianfranco Lombardi, non più assistito da Bruno Arrigoni – che tornerà a Cantù per fare il general manager – bensì da Massimo Magri.
Final Four.

Difatti, dal 1990, era stata istituita la Final Four, con semifinale e finale in un unico impianto, con match giocati tra sabato e domenica, un po’ come succede oggi.
L’impianto prescelto è proprio il PalaMalaguti di Bologna e l’avversaria in semifinale della Polti è la Stefanel Milano, detentrice del titolo e campione d’Italia in carica. Era un’Olimpia imbottita di fenomeni, con Nando Gentile come capitano, ben coadiuvato da campioni del calibro di Portaluppi, Fucka, De Pol, Warren Kidd, Anthony Bowie e molti altri ancora. Cantù compie il miracolo e sconfigge 74 a 69 la Stefanel, obbligando i cugini a giocare la finale per il 3°-4° posto il giorno seguente contro Mash Jeans Verona.
Anche per i brianzoli c’è una partita la domenica, ma è quella più bella, contro l’avversario più vincente della storia del nostro basket: la Kinder Virtus Bologna, nella quale giocava il compianto e tanto amato dai tifosi canturini Enrico “Chicco” Ravaglia, tragicamente scomparso in un incidente d’auto il 23 dicembre 1999, mentre tornava ad Imola per festeggiare il Natale in famiglia.
La Polti resta in partita venti minuti, chiudendo sotto 39 a 36 all’intervallo lungo, ma poi il break bolognese in apertura di ripresa, di fronte a 7890 persone, per un incasso totale di 245 milioni, ha di fatto chiuso i conti: vince la Virtus 75 a 67 e lo jugoslavo Branislav Prelević viene eletto MVP delle finali, grazie ai suoi 18 punti. Eppure il virtussino non è stato il miglior marcatore della sfida perché il premio come top scorer spetta al canturino Bailey, trascinatore indiscusso dei brianzoli in tutta la competizione ed MVP morale di quella Coppa Italia.

Quella Cantù assomiglia moltissimo a questa, anche se sono passati più di 20 anni e di cose ne sono cambiate parecchie, a livello societario e regolamentare. In quel caso la Polti arrivava dall’A2 e non era certamente tra le favorite per arrivare in finale e questa Red October – che sarà Mia a Firenze – era stata data da tutti gli addetti ai lavori come ultima nel power ranking di inizio stagione.
Chissà se gli uomini di Sodini riusciranno a replicare quanto fatto da quelli di “Dado” Lombardi – cresciuto anche lui cestisticamente a Livorno, come l’attuale coach biancoblu – o magari riusciranno addirittura a migliorare il risultato di quello storico gruppo.

1 thought on “La magia della Coppa Italia: Cantù, la prima finale non si scorda mai

  1. Onestamente era una squadra di medio-basso livello, niente a che vedere con Virtus Bologna, Fortitudo, Treviso, Olimpia e Scaligera, ossia le compagini più forti di quegli anni.
    Rossini quando doveva marcare Iuzzolino andava a rischio ictus.

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