Facundo Campazzo è sbarcato in NBA alla soglia dei 30 anni e ha avuto subito un ruolo importante nei Denver Nuggets.
Molti avevano perplessità sull’impatto della sua statura nel gioco NBA ma il playmaker argentino ha dimostrato di poter stare alla grande su determinati palcoscenici.
Nel corso di un’intervista rilasciata in Argentina, ripresa da EuroHoops, Campazzo ha spiegato qual è stato l’aspetto più complicato della sua prima stagione negli Stati Uniti.
Di sicuro il trash talking, gestire tutte quelle parole e le offese è molto complicato, anche perché in area FIBA non accade così spesso, mentre in NBA è un continuo. Magari sei in angolo, pronto per ricevere e tirare, ma senti la panchina avversaria dire: “Lasciatelo tirare, non segna mai”. Allora non tiri e ti giri a guardarli. Poi se segni ti arriva una carica pazzesca ma se sbagli inizi a farti un sacco di paranoie perché pensi che gli altri ti stiano entrando nel cervello.
Campazzo non è di certo il primo giocatore a subire il trash talking ma la cosa probabilmente è stata amplificata dalle tante partite giocate a porte chiuse. Con molto meno rumore nelle arene, è più facile distinguere le parole (spesso poco gentili) degli avversari.