Sul passaggio da Virtus a Fortitudo: “Le difficoltà, per me, ci sono state in estate per qualche giorno, ma è tutto passato. Mi sono buttato a capofitto in questa nuova avventura, guardo solo avanti, sto bene. Sono contento e guardo solo al presente e al futuro.”
Sulle critiche ricevute da ex tifosi sui social e sul fatto che possano essere una motivazione in più per il derby: “Non si può piacere a tutti, ognuno fa le sue scelte e io non ho sassolini nelle scarpe né nulla da dimostrare a nessuno tranne me stesso. Il derby punto solo a vincerlo, per me, per i miei compagni di squadra e per la società, nient’altro.”
Su come l’amicizia con Mancinelli abbia influito sulla scelta: “Sì, ci conosciamo da tanti anni. La prima volta che abbiamo giocato insieme, a parte la Nazionale, è stato a Cantù. Passavamo molto tempo insieme fuori dal campo. È uno d’animo buono, un esempio. La sua presenza qui mi ha aiutato a sposare il progetto.”
Sul possibile obiettivo di tornare in Nazionale: “Ripeto, non ho sassolini nelle scarpe da togliermi. Gioco la mia pallacanestro, ora sono in Fortitudo, a 30 anni non devo prendere il posto di nessuno: cerco di adeguarmi, non di cambiare le idee altrui. Ognuno si prende le responsabilità delle proprie decisioni, io per primo.”
Sulle altre offerte ricevute nel corso dell’estate: “Ricevere offerte il 30 luglio non è facile. C’erano altre offerte ma la Fortitudo la ho subito presa in considerazione, un po’ perché volevo andare in un’altra società storica, con un pubblico incredibile e che ho affrontato solo tanti anni fa quando giocavo a Biella, e poi perché amo Bologna e l’atmosfera che si respira qui.”
Sulla necessità di collaborare per bilanciare la presenza di un play esordiente (Fantinelli, ndr) e una difesa poco fisica: “Il gruppo è molto esperto, sommando l’esperienza dei singoli siamo la squadra con più stagioni giocate in Serie A, anche se siamo abbastanza giovani. E poi ci sono i giovani, come Dellosto o Fantinelli, che ha comunque tanti anni di esperienza in A2. Siamo un bel gruppo, il che sicuramente aiuterà: ci sono pochi americani ma di qualità, sono tutti fattori che renderanno le cose più facili nel corso della stagione.”
Sulle critiche per la sua scarsa attitudine difensiva: “Ognuno ha i suoi difetti. Non condivido la critica, ma lavoro per migliorare dove rendo meno. Posso fare fatica su giocatori più piccoli e veloci, mentre difendo meglio su giocatori della mia stazza o pochi centimetri in meno. Chi segue il basket lo ha sempre saputo. Io so in cosa sono bravo e su cosa devo invece lavorare.”
Sul rapporto con Bologna: “Mi sono diplomato a Bologna, perciò è un amore nato a 17/18 anni. Amo i portici, il centro, la mia ex scuola che era in via San Felice ma credo abbia chiuso. Al tempo giocavo a Imola e facevo avanti e indietro in treno e bus.”
Sul coach, Antimo Martino: “Lo conosco da quando era il vice di Repesa a Roma e mi ha fatto piacere ritrovarlo. Ho rivisto anche altre persone che conoscevo già, è stata brava la dirigenza a ricreare queste situazioni. Antimo è un esordiente in Serie A ma ha molta esperienza alle spalle, penso ci darà una mano importante.”
Sugli obiettivi personali e di squadra: “In questa stagione vogliamo dare alla Fortitudo stabilità in serie A, che è il suo posto, perché una realtà del genere non può stare nelle serie minori. Bravi a riprendersi la serie A dopo ciò che era successo dieci anni fa. Puntiamo a una posizione in media classifica per poi fare un passo alla volta, senza strafare e senza panico.”
Sul contratto a lungo termine (quadriennale, ndr). “È stata una scelta di vita. Non ho mai voluto andare in piazze dove ci sono 1000 persone quando le cose vanno male, ho bisogno del tifo e del calore della gente. In estate ho parlato molto con Pavani: non doveva convincermi ma ha creduto in me, ci siamo visti spesso a pranzo e ci salutavamo pensando che potevano uscire fuori i coltelli, vista la differenza Virtus e Fortitudo…”
Sul lascito dell’esperienza in Virtus: “Sono stati due begli anni con tante vittorie, inclusa la Champions League.”
Sulla leadership nella squadra: “Premesso che cerco di rendere allo stesso modo davanti a 500 o 5000 persone che siano, credo che il leader di questa squadra sia Leunen, per il che tipo di giocatore che è e per come ha guidato la Fortitudo l’anno scorso. Il leader emotivo è Mancinelli, poi ci siamo io, Stipcevic e gli americani che diamo il nostro contributo. Per quanto riguarda Carraretto, è la prima volta che vengo presentato da un ex compagno di squadra. A Siena ero tra i più giovani di una delle squadre più forti d’Europa, in campo sono stato bene, fuori meno perché erano tutti sposati…ma Carraretto mi ha dato una grossa mano.”
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