L’attesa è quasi terminata e tra poche ore inizieranno finalmente le finali NBA. Da appassionati saprete sicuramente che in giro per la NBA ci sono storie e rivalità di qualsiasi tipo e che spesso ci ritroviamo davanti a delle vere e proprie “favole di sport”. Ecco perchè questa finale sembra un pizzico più interessante e particolare rispetto a quelle recenti: per via delle decine di storie che racchiude, non certo a livello tecnico/tattico. Partendo dal fatto che Stephen Curry e LeBron James sono nati nello stesso ospedale (CLICCA QUI) , finendo alle analogie tra i due coach, passando per le due stagioni opposte che solo una delle due squadre coronerà con l’anello, il miglior finale per queste due favole.
Se i Cleveland Cavaliers hanno iniziato la loro vera stagione intorno alla metà della RS, i Golden State Warriors hanno dimostrato di essere competitivi sin dall’inizio. Per i Cavs ci è voluto il miglior LeBron e gli innesti di Shumpert, Smith e soprattutto Mozgov, per i Warriors è stato tutto relativamente più semplice. A guidare le due squadre due rookie, non accadeva dal 1947 di avere due rookie coach in finale. Nonostante le apparenze sono due allenatori molto esperti, per diversi motivi: Steve Kerr per via delle innumerevoli serie di finale giocate e vinte da giocatore e per essere stato “allievo” di Popovich per lungo tempo, David Blatt per via della sua lunga esperienza nel nostro continente. I due sono anche ottimi amici e avrebbero dovuto collaborare in quel di Oakland prima dell’offerta di Gilbert e i suoi a Blatt che proprio nei giorni scorsi ha ringraziato i Warriors dicendo che senza il loro consenso non si sarebbe mai seduto sulla panchina dei Cavs.
Ritorniamo ora al discorso delle favole, di cui i due coach sono solo un piccolo capitolo. Quale miglior finale per la favola con protagonista un incredibile giocatore che dopo essersi reso antipatico a mezzi Stati Uniti ha lasciato casa, ha vinto, ma poi è tornato per portare la SUA squadra al primo titolo della storia? Incredibile, al primo tentativo LBJ è riuscito nell’impresa di portare i Cavs alle Finals, chi lo avrebbe mai detto a dicembre quando questa era tutto tranne che una squadra? L’eventuale anello dei Cavs sarebbe proprio il “lieto fine”, un finale perfetto per questa storia straordinaria di un Re, del suo popolo e del suo titolo, roba da Hollywood.
Pensandoci bene, anche la storia di Stephen Curry e dei suoi Warriors ha del romantico. Entrato nella lega tra i dubbi e le incertezze, Curry, ha attraversato delle annate difficilissime soprattutto a causa delle sue caviglie spesso distrutte. Ed oggi invece è proprio grazie alle sue caviglie che spezza quelle altrui e a suon di highlights ha guidato una squadra giovane e promettente alle finali guadagnandosi meritatamente il titolo di MVP. A San Francisco non vincono da decenni ed il piccoletto, con la sua favola alle spalle, sembra proprio la persona giusta per porre fine all’astinenza, anche perchè per quello che si è visto fino ad ora lo meritano, ma alla fine vincerà chi meglio interpreterà le prossime 4/7 gare.
Altri piccoli capitoli inseriti nell’intreccio ci portano a sottolineare la storia dell‘amicizia tra James Jones, Mike Miller e LeBron James, riunitisi nell’Ohio dopo la positiva esperienza in Florida. Oppure quella di Draymond Green, snobbato da tutte le squadre NBA il giorno del Draft e, ad oggi, il giocatore che con le sue prestazioni probabilmente deciderà la finale. Senza dimenticare gente del calibro di Shaun Livingston che dopo gli anni bui e l’orribile infortunio è finalmente tornato a disegnare pallacanestro ad alto livello su un parquet NBA, o JR Smith profondamente cambiato da quando ha LeBron al suo fianco.
Sarà la finale delle storie, delle sfide nella sfida oltre che un grande spettacolo di basket che proveremo ad analizzare dal punto di vista tecnico e tattico nella giornata di domani, l’ultima di questa stremante attesa.