Lo Chef Curry cucina i Pelicans: le pagelle della serie tra GS e NOLA

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Ci sono volute appena quattro partite ai Golden State Warriors per disfarsi dei New Orleans Pelicans di Anthony Davis. Risultato forse bugiardo per quello che si è visto in campo, con i Pelicans che avrebbero meritato almeno una vittoria come ricompensa per tutta la fatica fatta per arrivare ai Playoffs. Oggi introduciamo una novità: ovvero le pagelle di ogni sfida di post-season NBA, che seguiranno la fine di ogni serie.

Golden State Warriors

Stephen Curry, 8.5: Nell’unica gara in cui stenta, segna paradossalmente 40 punti. Semplicemente onnipotente in tutta la serie, le uniche speranze dei Pelicans sono reali quando lui siede in panchina. Negli USA lo hanno soprannominato Chef Curry, lui cucina gli avversari a puntino e appena accennano ad una reazione li rispedisce indietro con una giocata delle sue. E’ il principale artefice della rimonta in Gara-3, con una tripla da guardare e riguardare.

Klay Thompson, 8: Il meno celebre degli Splash Brothers si conferma la spalla ideale di Curry. Quando il compagno si fa da parte, è proprio il numero 11 a prendere in mano il match. Non si parla molto di lui, ma domina i quarti periodi di Gara-2 e Gara-4.

Draymond Green, 8.5: Spesso accoppiato con Anthony Davis, in alcuni casi riesce a metterlo in difficoltà senza riuscire a limitarlo del tutto. Quando si tratta di difesa non molla niente, in attacco fa il suo e soprattutto a rimbalzo è una presenza. Quattro doppie-doppie in quattro gare e una media di 12.7 rimbalzi di media, a cui aggiunge anche 6.2 assist. Tuttofare.

Harrison Barnes, 6.5: Non strafa, svolge il proprio compitino e contribuisce alla rimonta in Gara-3 catturando quattro rimbalzi in attacco.

Andrew Bogut, 7.5: Annulla Omer Asik e si rivela, come ci si aspettava, l’ago della bilancia difensiva dei Warriors. Protegge il pitturato alla perfezione, calando quando la serie si sposta a New Orleans. Al proprio fianco può godere comunque di Green, che insieme a lui forma una coppia impenetrabile.

Festus Ezeli, 6: Gioca pochissimo, fa rifiatare Bogut senza sbavature.

Marreese Speights, 6.5: Una serie anonima, non un grande minutaggio o contributo offensivo. Si merita mezzo punto in più per il rimbalzo offensivo che consente a Curry di pareggiare in extremis Gara-3 e mandarla all’OT (forse con infrazione di passi).

Shaun Livingston, 6.5: Supera i 3 punti solo in Gara-3, quando dà un importante aiuto in attacco. Nel resto della serie sbaglia pochissimo, limitandosi a servire palloni perfetti per i compagni più che cercare la soluzione personale.

Leandro Barbosa, 6.5: Anonimo in Gara-1, esplode nel primo tempo di Gara-2 facendo la differenza. Nelle successive due partite svolge il proprio ruolo di comprimario senza problemi.

Andre Iguodala, 7: Nelle prime due partite gioca più di 30 minuti, è considerabile un titolare di questi Warriors. Come al solito fa la differenza nella propria metà campo, in attacco non c’è bisogno di esagerare visti i compagni al suo fianco.

Steve Kerr, 8: Non è il Coach of the Year, ma i suoi Warriors hanno continuato ai Playoffs come avevano concluso la RS. Il suo sembra un sistema perfetto, invulnerabile. Chi la scorsa estate nutriva dei dubbi ora si sarà ricreduto definitivamente.

 

New Orleans Pelicans

Tyreke Evans, 5: Ha l’attenuante dell’infortunio in Gara-1 (in cui gioca appena 12 minuti), ma stecca Gara-2 e Gara-4 in maniera imperdonabile dopo una stagione ad alti livelli. Forse con un Evans diverso i Pelicans avrebbero portato a casa almeno una vittoria.

Eric Gordon, 7: Mezzo voto in meno per la brutta Gara-3, per il resto è una piacevole riscoperta. Era forse dai tempi dei Clippers che Gordon non faceva vedere così tante buone cose, è la seconda opzione offensiva dei Pelicans e ricopre il proprio ruolo (quasi) alla perfezione.

Quincy Pondexter, 6: Doveva essere la prima scelta difensiva di Monty Williams, si presenta con 20 punti in Gara-1. Peccato che Curry e Thompson siano troppo anche per lui, nelle successive tre partite non riesce a dare un contributo offensivo.

Anthony Davis, 8: Solo in quattro hanno tenuto una media di oltre 30 punti e 10 rimbalzi nelle proprie prime quattro partite ai Playoffs in carriera. Rispondono ai nomi di McAdoo, Chamberlain ed Abdul-Jabbar. Questo rende l’idea della serie disputata dal Monociglio, spesso solo sull’isola. Troppo veloce per Bogut e troppo grosso per Green, Davis fa quasi quello che vuole alla difesa di Golden State.

Omer Asik, 4: Non pervenuto. Segna due canestri dal campo in quattro partite, dovrebbe proteggere l’area ma fa ben poco. E’ anche a causa sua che i Pelicans concedono 22 rimbalzi offensivi agli avversari e si fanno rimontare in Gara-3.

Ryan Anderson, 6.5: Lo stretch four per eccellenza sbaglia le prime due gare per poi segnare 26 punti in Gara-3. I Pelicans rischiano di vincere quella partita proprio grazie a lui, che però anche in Gara-4 non fa molto.

Dante Cunningham, 6: Discreta difesa, ma nulla più.

Alexis Ajinca, 5: Ridicolizzato da Curry in Gara-1, il suo minutaggio si riduce drasticamente nelle successive due partite (Gara-3 non la gioca). Non può fare danni, ma nemmeno la differenza.

Norris Cole, 6: Gioca molto bene Gara-2 e Gara-3, ma è colpevole in Gara-4 quando chiude con zero punti e 0/5 dal campo, oltre che qualche palla persa importante. E’ il Pelican con maggiore esperienza ai Playoffs ed è appena al terzo anno nella Lega, questo dice molto sulle possibilità della squadra di coach Williams.

Jrue Holiday, 6: Ancora acciaccato, salta Gara-2 e non incide nelle altre tre partite anche a causa dello scarso minutaggio.

Monty Williams, 5.5: Non gli si poteva chiedere molto, quindi non si può nemmeno punirlo. Contro la corazzata Warriors i suoi fanno vedere buone cose, ma non è abbastanza.

Francesco Manzi

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