Lo sai che… Kobe Bryant è l’unico della classe draft ’96 a giocare ancora in NBA?

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Il Mamba gioca ancora in Nba, ma è l’unico della propria classe draft. Ve lo aspettavate? Chi sono gli altri giocatori selezionati quell’anno e che fine hanno fatto?

Kobe Bryant, unico "superstite" del draft '96.
Kobe Bryant, unico “superstite” del draft ’96.

Che il Mamba sia una spanna sopra gli altri giocatori è ormai risaputo da tempo; a trentasei anni, il numero 24 gialloviola ha vinto ben cinque campionati e, dopo una stagione intera ai box, è tornato in campo a predicare la pallacanestro in quel deserto che sono i Lakers oggigiorno.

Barkley e Jordan insieme; sono stati draftati nella stessa notte.
Barkley e Jordan insieme; sono stati draftati nella stessa notte.

Pochi giorni fa la NBA ci ha ricordato quanto fosse stata prolifica la classe draft di Michael Jordan. Nel 1984, infatti, alcuni dei dell’Olimpo della pallacanestro – nella loro versione ancora sbarbata – si erano presentati in contemporanea di fronte a un David Stern alle prime armi, che iniziò la propria carriera di commissioner con il botto, dando il benvenuto nell’associazione a gente come Olajuwon, Barkley, Stockton e lo stesso Jordan.

Allo stesso modo, anche il draft del 1996 ha dato i natali a dei personaggi sportivi che hanno fatto la storia della pallacanestro moderna: ad accompagnare Kobe Bryant (chiamato con la 13° scelta) davanti allo stesso commissioner di dodici anni prima c’erano Jermaine O’Neal, Steve Nash, Peja Stojakovic, Ray Allen, Stephon Marbury e nientemeno che Allen Iverson, prima scelta assoluta di quell’anno. Se per la classe del 1984 si erano mobilitati gli dei dell’Olimpo, per quell’anno si può parlare quantomeno di demoni, nell’accezione antica del termine, ovvero semidio.

I giocatori citati si sono infatti guadagnati lo stato di super-star della lega per anni, tanto da essere stati inseriti nella Naismith Memorial Basketball Hall of Fame. Il dato che salta all’occhio, però, è un altro: dopo una lunga carriera di onorato servizio, l’unica di queste stelle a giocare ancora in NBA è Kobe Bryant. Ma che fine hanno fatto gli altri “giovani” di quel draft gremito di talento?

Allen e O'Neal insieme nel periodo con la maglia dei C's.
Allen e O’Neal insieme nel periodo con la maglia dei C’s.

Partiamo con ordine, ovvero dai giocatori che non hanno ancora ufficialmente dato l’addio al basket che conta: Ray Allen e Jermaine O’Neal. Il primo, che vanta due titoli NBA con Celtics e Heat, è stato cercato da diversi team in estate ma, alla fine, non ha firmato con nessuno, lasciando un alone di mistero riguardo il suo futuro. In questa fitta nube si riconoscono solo due opzioni, le più realistiche: il ritiro e la firma per una contender (i Cleveland Cavaliers?). Nel frattempo, Jesus Shuttlesworth è a riposo dai parquet.
Per quanto riguarda O’Neal, la situazione è molto simile. Vissuto sportivamente nell’ombra dell’omonimo Shaq, l’ex-Portland, Indiana, Phoenix, Boston – e chi più ne ha più ne metta – è ancora in grado di dire la sua in uscita dalla panchina – infortuni permettendo. Purtroppo, però, ad ora Jermaine non ha ancora trovato una squadra interessata e, proprio come Allen, è un free-agent che sta valutando l’opzione del ritiro.

Un capitolo a parte merita l’asso canadese Steve Nash. La stagione 2014-15 doveva essere l’ultima per il nativo di Johannesburg (sì, è nato in Sudafrica!), che, però, a 40 anni, ha subito un grave infortunio alla schiena che lo terrà ai box per tutta la stagione. I Lakers non lo vedranno in campo quest anno ed è molto probabile che non lo vedranno mai più. Nash non ha ancora annunciato ufficialmente il proprio ritiro, ma i problemi di salute e l’età più che avanzata stanno spingendo l’MVP del 2005 e del 2006 ad appendere le sneakers al chiodo, dopo 17 anni passati a deliziare le tifoserie di Phoenix, Dallas e Los Angeles.

Marbury in posa davanti alla statua che lo omaggia.
Marbury in posa davanti alla statua che lo omaggia.

Quarta scelta assoluta di quell’anno, Stephon Marbury non ha smesso di giocare a pallacanestro, ma dal 2009 il nativo di Brooklyn non segna un canestro in NBA. Oggi l’ex-Wolves, Knicks e Celtics (anche per lui vale la regola del “chi più ne ha più ne metta”) è un profeta della palla a spicchi nel campionato cinese, dove ha vinto due titoli CBA con i Beijing Ducks, squadra in cui milita dal 2011. La dirigenza del team della capitale gli ha dedicato una statua nella piazza davanti allo stadio, oltre che avergli assicurato un futuro da miliardario.

Sembra quasi di sfogliare una rivista amarcord, invece, se si pronunciano i nomi di Allen Iverson e Peja Stojakovic, ritirati ormai da tempo dalla carriera professionistica. Pare impossibile pensare che Kobe, The Answer e Peja siano entrati in NBA nello stesso anno, poichè mentre Kobe continua ad essere attuale e senza tempo, A.I. e Stojakovic sono ormai l’emblema della pallacanestro dei primi anni 2000. Entrambi hanno smesso di giocare a basket nel 2011 per problemi fisici, benché Iverson abbia annunciato ufficialmente il suo ritiro solo nel 2013, dopo qualche timido tentativo di ritornare nella lega.

Peja Stojakovic, la sua maglia n.16 è stata ritirata dai Sacramento Kings.
Peja Stojakovic, la sua maglia n.16 è stata ritirata dai Sacramento Kings.

Caratterizzati da un talento fuori dal comune e anche da una discreta dose di sfortuna, A.I. e Peja non hanno ottenuto la giusta consacrazione che meritavano le loro gloriose carriere (Stojakovic ha vinto un titolo con i Mavs all’ultimo anno, mentre l’anello è l’unico riconoscimento che manca a The Answer) – ma, forse, l’incompiutezza della loro storia rende più affascinante il loro mito.
Oggi sia Iverson che Stojakovic stanno vivendo la vita tranquilla che manca ad un professionista di NBA negli anni d’oro della propria carriera; oltre al ruolo di padri di famiglia, The Answer e Peja appaiono sporadicamente in pubblico, prevalentemente a scopi benefici. Di recente, l’ex-Sixers e Nuggets ha partecipato ad una partita di beneficenza a Manila, nelle Filippine, mentre Stojakovic ha fondato la propria personale associazione no-profit, di cui è proprietario e, ovviamente, testimonial.

Forse questo articolo sarà da gettare nel cestino tra pochi mesi, quando O’Neal e Allen decideranno di rigettarsi nella mischia, smentendo noi maliziosi, chi può dirlo… Nel frattempo, però, la statistica curiosa rimane in auge: Kobe è l’unico “superstite” del draft del 1996, che ha regalato parecchie emozioni agli appassionati di basket. Non resta da sperare che l’estinzione completa di questa specie venga ritardata il più possibile e che il “dinosauro” in gialloviola continui a deliziarci con i suoi canestri improbabili.

Niccolò Armandola

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