Matt Bullard ha criticato l’atteggiamento di Scottie Pippen nella sua parentesi a Houston

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Al termine della stagione 1997-98, molti giocatori lasciarono quegli storici Chicago Bulls: chi per ritirarsi, come Michael Jordan, chi per cercare fortuna altrove, come Scottie Pippen e Dennis Rodman. Pippen scelse in particolare gli Houston Rockets, andando a firmare un contratto molto più oneroso del precedente a Windy City, che aveva creato ben più di qualche malumore tra lui e la dirigenza dei Bulls.

L’avventura di Pippen a Houston però non andò affatto bene: durò appena una stagione, 50 partite giocate, per poi essere ceduto nell’ottobre del 1999 a Portland. In Texas, l’ex Chicago mantenne 14.5 punti, 6.5 rimbalzi e 5.9 assist di media. Matt Bullard, lungo che condivise lo spogliatoio con Pippen in quella stagione e rimase a Houston dal 1996 al 2001, ha di recente parlato di quella parentesi texana di Scottie, criticandone l’atteggiamento ai microfoni di SportsTalk 970:

Quando Scottie Pippen lasciò i Bulls, non sapevo che venisse da una situazione in cui era stato molto sottopagato per 7 anni. Non sapevo che aveva questo risentimento per essere stato sottopagato. Ma ricordo che Pippen arrivò quando avevamo già iniziato da un po’ il training camp, ma non si integrò mai per davvero nell’organizzazione dei Rockets. Non provò mai a far parte davvero degli Houston Rockets. Arrivava pensando: “Ehi, sono Michael Jordan”. Voglio dire, non proprio Jordan, ma qualcosa come: “Ehi, sono Scottie Pippen”. E per noi compagni questo era evidente. Queste cose mi sono rimaste… Guardando indietro alla mia carriera, direi che Pippen non è stato affatto uno dei miei compagni preferiti. Perché quando giocai insieme a lui, non provava nemmeno ad essere un Rocket. Voleva essere solo il protagonista, e questo non ha funzionato affatto.

Francesco Manzi

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