Meneghin: “Speriamo che Spagnolo diventi fortissimo. Della Valle? Spumeggiante. Pianigiani è un professionista del lavoro”

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La leggenda della nostra pallacanestro Dino Menghin ha rilasciato un’interessante intervista a Giuseppe Nigro de La Gazzetta dello Sport. L’ex Olimpia ha parlato del nostro movimento cestistico, del campionato italiano (in particolare delle “sue” Varese e Milano), dei “nostri” talenti e della Nazionale. Di seguito un estratto delle sue dichiarazioni più importanti.

Sul basket italiano in generale:

«La forza delle cosiddette provinciali che riemerge dopo tanti anni: Venezia, Trento, Brescia. Società costruite nel tempo con piccoli passi ogni stagione, costruzioni di squadre che non siano meteore ma possano durare. (…) poi Treviso: città che hanno un progetto (…) Il ritorno a quello che è stato nel passato. Il problema è capire quando c’è da fare il salto di qualità: prendiamo Venezia, vince il campionato e non può giocare l’Eurolega perché non ha il palazzo (…) è importante avere palazzi adeguati ai piani, o si blocca il progetto».

Poi sui talenti italiani e sul giovane Spagnolo passato alla Cantera del Real:

«Della Valle mi piace per come gioca, lo spirito, la velocità: sembra una pallina da flipper, spumeggiante. Ammiro molto Flaccadori. Si parla sempre di piccoli però. Purtroppo non abbiamo lunghi, tanti ce li prende la pallavolo, e quelli bravi – come Cervi e Cusin – anche quando prendono posizione sono serviti poco, gli si chiedono blocchi, rimbalzi, stoppate, devono difendere sul loro uomo.(…) Spagnolo peccato che non l’abbia preso nessuna delle nostre squadre, speriamo che lo facciano diventare fortissimo, ci serve in Nazionale».

Parlando, invece, delle sue ex squadre (Varese e Milano):

«A Varese si vede il lavoro di Caja, che già aveva salvato la squadra. La sua concezione del lavoro, duro (…) con un po’ di tempo e tanta applicazione arrivano i risultati. (…) Milano quando va bene poi si spegne il motore, si fa rimontare e diventa tutto difficile. A volte ce la fa, altre no, e tutti dicono: con quel budget, con quell’allenatore, con quei giocatori, come fanno a perdere? Questo sorprende anche me».

Poi su Pianigiani, portato in Nazionale proprio da Meneghin quando rivestiva il ruolo di presidente federale:

«L’avevo scelto per la qualità del lavoro e del gioco delle sue squadre, la capacità di gestire tanti giocatori buoni in una squadra che vinceva da anni, che vuol dire saper gestire anche una Nazionale fatta di 16 giocatori bravi. E’ un professionista del lavoro, pignolo, attento ai particolari. Ma serve tempo per ricostruire qualcosa (…) Il problema di Milano è che deve vincere (…)».

Su Sacchetti e la Nazionale invece:

«Meo non lo discuto: l’ho avuto come compagno di squadra, l’ho visto lavorare coi giovani nei camp estivi (…) E poi a Sassari: vuole giocatori che entrano in campo da protagonisti (…) gente sveglia e pronta a fare. Il suo problema è che ha poco tempo a disposizione per lavorare. Se i giocatori lo seguono possono fare belle cose perché si sentono gratificati dal suo sistema di gioco. (…) Durante l’inverno non abbiamo i giocatori Nba, ma anche d’estate fai fatica ad averli. Vale per tutti, e così c’è lo spazio per gli altri giocatori per fare esperienza, farsi conoscere e far vedere la qualità del lavoro loro e dei loro allenatori. Questa Nazionale bisogna spingerla (…). Se vince la Nazionale è contenta tutta l’Italia, anche quelli che non sono tifosi di basket (…) La Nazionale deve essere questo, la guida spirituale di tutto il movimento. Che è solido, abbiamo 150.000 bambini che giocano abasket, giovanili forti che vincono in Europa… Giocatori ne abbiamo, ma non ancora a sufficienza per una Nazionale competitiva ad altissimo livello, purtroppo. Arriveranno, ma se non fanno l’esperienza giusta è difficile che capiscano il clima europeo e la competizione, da noi sono usati poco (…)».

Infine un pronostico su chi vincerà il campionato:

«(…) Per la continuità di gioco e la completezza del roster Venezia mi sembra molto quadrata. Milano ha una panchina lunghissima, magari si son tenuti adesso per i playoff. Brescia è un’ottima squadra, ma per giocare ogni due giorni ho paura che sia un po’ corta. Trento credo che possa essere una sorpresa come  l’anno scorso. Avellino può essere quella in cui gli americani improvvisamente decidono di giocare tutti insieme e diventa tosta (…)».

Fabio Silietti

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