BU Awards: il Miglior Dirigente di Serie A 2015-16

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Chiudiamo i BU Awards di Serie A 2015-16 con il premio di Miglior Dirigente stagionale, che purtroppo assegniamo dopo che la Legabasket ha ufficializzato ieri la vittoria di Nicola Alberani, capace di costruire una squadra competitiva e dare in mano a Sacripanti un roster in grado di rimontare dai bassifondi e chiudere terzo in classifica.

 

Il Miglior Dirigente secondo Massimiliano Venturini: Andrea Conti, Vanoli Cremona

La Vanoli ha disputato una stagione strepitosa, già entrata nella storia dello sport cremonese per i traguardi fin qui raggiunti. Sicuramente buona parte dei meriti vanno ad Andrea Conti che ha saputo costruire una squadra con qualità, spendendo relativamente poco. Oltre ad avere mantenuto buona parte del nucleo composta dagli italiani (Vitali-Cusin-Mian) ha saputo scegliere gli americani giusti per la squadra. Sicuramente il trio composto da Turner, Washington (in quintetto) e McGee nel ruolo di sesto uomo (uno dei migliori del campionato) si sono rivelati fondamentali. Ottimi anche i giocatori italiani a comporre il resto della panchina con Biligha e Gaspardo che hanno dimostrato di essere, oltre che notevoli prospetti, anche atleti in grado di fornire prestazioni solide. L’ultimo italiano del roster è Cazzolato, divenuto l’inaspettato eroe grazie alla tripla realizzata ai quarti di finale di Coppa Italia contro Sassari, che ha mandato la partita all’overtime (gara poi vinta dalla squadra di Pancotto). Si sono dimostrati azzeccati anche gli innesti in corsa di Dragovic, a sostituire Southerland, unico giocatore della squadra che ha deluso le aspettative, e di Starks, per sostituire l’infortunato Vitali. Come avrebbe potuto far meglio?

 

Il Miglior Dirigente secondo Matteo Lignelli: Giulio Iozzelli, Pistoia Basket

Non è certo facile assegnare un premio del genere considerando che spesso sotto i riflettori finiscono giocatori e allenatori e non tutti coloro che lavorano alle loro spalle. A Regular Season conclusa e con due traguardi storici raggiunti credo sia doveroso cponcedere il titolo di miglior dirigente a Giulio Iozzelli, colui che ha assemblato gli uomini al servizio di Vincenzo Esposito. Il Direttore Generale della Giorgio Tesi Group – che quest’anno ha lavorato a stretto contatto con Giacomo Galanda, General Manager del Pistoia Basket e a cui in futuro può darsi vengano affibbiate le questioni legate al mercato – ha resistito alla corte estiva di Varese, dove avrebbe potuto dar nuova luce al sodalizio vincente con Paolo Moretti ed è rimasto al servizio del presidente Roberto Maltinti. Con uno dei budget più bassi della Serie A – si parla di 500-600 mila euro – anche in questa stagione sono stati fatti miracoli. C’era da costruire un nuovo nucleo di italiani dopo le scelte fallite lo scorso anno (Cinciarini, Magro e soci) ed è stato fatto nel migliore dei modi. Ad un Antonutti fedelissimo del “Diablo”, sono stati aggiunti giovani con buoni numeri, un biennale ad Eric Lombardi e ovviamente la riconferma di capitan Filloy. Capitolo americani partito invece in salita con l’infortunio di Thornton – che vedremo in campo con la maglia biancorossa il prossimo anno – ma che poi ha regalato due pedine fondamentali: Alex Kirk e Wayne Blackshear. Pronto ad intervenire sul mercato ad inizio stagione, Iozzelli ha portato a Pistoia Olek Czyz per colmare lo slot lasciato vuoto dall’infortunio dell’americano: scelta vincente e con tempistiche appropriate. Lo è stata un po’ meno quella di inserire Andrea Amato. Non tanto per le qualità tecniche del ragazzo ma perchè arrivata quando i due play fuori per infortunio erano ormai prossimi a rientrare con la conseguenza di essersi presentati in Coppa Itlalia con Knowles e Mastellari in regia. Si parla di quisquilie, una macchiolina che non influenza minimante il buon lavoro svolto che, come detto in precedenza, ha portato a tagliare due traguardi. Quali? I Playoff da sesti della classe e un nuovo record di punti in Serie A, 32.

 

Il Miglior Dirigente secondo Niccolò Armandola: Nicola Alberani, Sidigas Avellino

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Da innumerevoli stagioni Avellino doveva fare il grande salto, grazie a una società ambiziosa e pronta ad investire cifre importanti per gli standard del basket italiano. Ma quante volte gli irpini erano partiti con un roster che “fa paura alle big” e quante volte avevano altamente deluso le aspettative? Troppe. Quest’anno, invece, la sinfonia è cambiata nettamente. E il fatto che Nicola Alberani sia il dirigente di Avellino dall’estate 2015 non è una semplice coincidenza. Fautore del triennio dei miracoli a Roma, Alberani ha accettato la sfida avellinese sapendo che c’era un trend negativo da invertire. Gli acquisti che ha portato a termine sono stati pressappoco perfetti: dallo sconosciuto Nunnally agli “scarti” Cervi, Pini e Buva. Per non parlare delle correzioni avvenute in corso d’opera. Alberani ha portato in Campania Joe Ragland, pupillo di coach Sacripanti che ha dato la scossa alla stagione dei lupi, che hanno concluso la stagione al terzo posto, sfiorando un’impresa in finale di Coppa Italia contro Milano. Per rendere il tutto più dolce, al di là dei premi individuali, Avellino non si nasconde e punta allo scudetto, sapendo di essere una valida alternativa a Milano e Reggio. Considerando che negli anni passati era un sogno approdare ai playoff, che dire… chapeau!

 

Redazione BasketUniverso

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