Mike D'Antoni

Mike D’Antoni: “A un passo dall’addio al basket, poi Milano mi ha cambiato la vita! Meneghin? Lo odiavo”

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In una lunga intervista rilasciata a Giulia Arturi per La Gazzetta dello Sport, Mike D’Antoni ha ripercorso con sincerità e ironia alcuni dei momenti più significativi della sua carriera, partendo proprio dalla svolta che lo ha portato a firmare con l’Olimpia Milano, quando tutto sembrava perduto:

“L’NBA era un sogno, ma lì la mia carriera non stava andando bene. Avevo persino pensato di lasciare per sempre la pallacanestro”.

Dal ristorante di famiglia alla chiamata da Milano

D’Antoni racconta di un periodo di crisi personale e professionale: “Lavoravo nel ristorante di famiglia a Myrtle Beach, in South Carolina. Ma mi dicevo: ci sarà qualcosa di meglio di questo!”. Poi, la chiamata inaspettata: Ricky Pagani, emissario del presidente Bogoncelli, lo contatta per un provino a Milano durante la settimana di Pasqua:

“Non giocavo da sei mesi, ero fuori forma. Non mi aspettavo nemmeno un’amichevole… ma andò bene e mi offrirono due anni di contratto. Pensai: vivrò in Italia, viaggerò gratis e mi pagano pure!”

Da quel momento in poi, la sua carriera ha preso una direzione completamente nuova, trovando in Italia una seconda vita cestistica e personale:

“Ero ancora immaturo, ma la mia vita è cambiata. Ho conosciuto tante persone che mi hanno arricchito, da Gilberto Benetton a Ottavio Missoni. Un giorno trovammo 12 suoi maglioni nello spogliatoio. Dino Boselli mi disse: ‘Ma sai cos’è questo, no?’”.

Il rapporto con Dino Meneghin e gli avversari storici

Non poteva mancare un ricordo del suo rapporto con Dino Meneghin, una leggenda del basket italiano:

“In campo lo odiavo! Una volta mi ha scaraventato fra gli spettatori mentre andavo in sottomano. Ma c’era rispetto. Quando Peterson mi disse che sarebbe diventato mio compagno di squadra, ero felice: non dovevo più giocarci contro!”.

Senza risparmiare qualche battuta, D’Antoni ha ricordato anche Roberto Brunamonti, simbolo di sportività: “Era impossibile da odiare, troppo gentile! Anche se ho provato a trovare dei motivi per farlo (ride)”.

D’Antoni allenatore? “Non ci pensavo nemmeno”

Sorprendentemente, la carriera da allenatore non era nei suoi piani:

“Avevo 39 anni e mi sono detto: ‘Non so fare niente, e adesso?’. Poi la proposta inaspettata di Gabetti e Cappellari”.

Il resto è storia: da Milano fino alla NBA, dove ha segnato un’epoca, soprattutto alla guida dei Phoenix Suns.

“Ho sempre cercato di essere onesto e autentico. Volevo che i miei giocatori si divertissero e vincessero. Se mi aspettavo tutto questo? Assolutamente no. Ho avuto fortuna, ma ero anche preparato. Senza giocatori come Steve Nash, la mia visione non sarebbe mai emersa. In Italia avevo la fiducia perché mi conoscevano. In America no. Se non li avessi trovati, probabilmente sarei ancora in Italia”.

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