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Motley va alla Stella Rossa, Pat Beverley: “Mi sento abbandonato, usano la guerra come scusa!”

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Sono altri giorni di caos in casa Hapoel Tel-Aviv, dopo che ieri Johnathan Motley ha sostanzialmente completato il trasferimento alla Stella Rossa, movimento che ha tenuto banco nelle ultime due settimane tra le polemiche del proprietario del club israeliano. Ma l’addio di Motley è possibile sia solo il primo di una lunga serie per l’Hapoel, principalmente a causa della guerra, definita una “scusa” da parte del proprierario del club biancorosso. Nelle scorse ore anche Pat Beverley si è detto possibilista riguardo una sua partenza, criticando il comportamento non solo di Motley ma anche di Jordan Loyd: quest’ultimo, a ottobre, aveva lasciato il Maccabi Tel-Aviv per tornare al Monaco, utilizzando proprio la guerra come motivazione.

“Questa settimana è stata dura per noi, il nostro lungo Johnathan Motley è andato via. Eravamo come Kobe e Shaq. Sono venuto a Tel-Aviv perché sapevo che c’era lui. Ora all’improvviso il mio compagno ci ha fatto una finta e ha detto che non si sente più al sicuro. Ha lasciato la squadra, una cosa mai vista! Era il nostro miglior marcatore, il miglior lungo dell’EuroCup. ‘Non mi sento più al sicuro’, lascia la squadra, vuole andare a giocare l’EuroLega in Serbia” ha dichiarato Beverley nel suo podcast, non senza una punta di polemica nei confronti del suo ex compagno.

“Ora siamo senza un lungo, dobbiamo capire cosa fare. Ovviamente la gente mi chiede: ‘Ehi Pat, e tu cosa hai intenzione di fare?’. Alcune squadre mi hanno chiamato, non posso dire chi. Squadre NBA, non posso dire chi anche se vorrei. Mi hanno chiamato anche squadre di EuroLega come il Real Madrid e un altro paio di club per chiedermi come fosse la situazione ha poi detto Beverley sul suo futuro. Prima di tornare su Motley: “Il nostro big man ha segnato 30 punti e ci ha lasciati. Segna 30 punti, ‘Ehi, me ne vado!’. Voglio dire, sta facendo ciò che è meglio per lui, o che pensa sia meglio. Ma è il modo in cui si è comportato. Non si fa così, ma gli faccio i miei auguri, ci rivedremo in campo”.

“Mi sento un po’ abbandonato perché Motley sapeva fossi venuto qui per lui. Ovviamente anche il coach ha avuto un ruolo nella mia decisione, non sapevo molto del Paese, Motley è stato il mio punto di partenza: abbiamo giocato insieme ai Clippers, era il mio rookie. Eravamo come Kobe e Shaq qui, letteralmente. Eravamo come John Stockton e Karl Malone” ha ripetuto il veterano ex NBA.

Ma anche Pat Beverley, che in questi mesi ha spesso parlato di quanto sia fantastica la vita in Israele nonostante il conflitto e migliaia di morti a pochi km di distanza ogni settimana, ha ridotto quasi a una banale “scusa” le motivazioni dei suoi colleghi per lasciare Israele: “Per chi non lo sapesse, qui puoi semplicemente lasciare una squadra e andartene. Siccome siamo a Tel-Aviv e in Israele, puoi sempre usare la guerra come motivazione per andartene. La scusa utilizzata da Motley è stata proprio ‘Non mi sento al sicuro’. Qualcun altro ha fatto lo stesso al Maccabi, un tipo che si chiama Jordan Loyd. ‘Oh non mi sento al sicuro, grazie per tutto’. E ha potuto andarsene. I ragazzi vengono pagati, ma un paio di mesi dopo usano questa clausola-guerra e se ne vanno da un’altra parte. Fa schifo”.

Francesco Manzi

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