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NBA case study: Johnson & Johnson copre per meno tempo dal Covid

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L’NBA ha un tasso di vaccinazione contro il COVID-19 del 97% tra i suoi oltre 450 giocatori, come riportato da Adrian Wojnarowski di ESPN.

La lega sta comunque esortando i propri giocatori e il personale della squadra a fare la dose di richiamo, secondo una nota interna ottenuta da ESPN.

L’analisi dei test sierologici ha rivelato la degradazione dei livelli di anticorpi su tutta la linea, ma soprattutto tra coloro in NBA che hanno ricevuto il vaccino contro il Covid Johnson & Johnson monodose.

Dei 2.388 casi nello studio pre-stagionale, gli anticorpi non sono stati rilevati in poco più del 3,1% (75 in totale). Nel frattempo, tra un numero imprecisato di giocatori NBA che hanno effettuato Johnson & Johnson contro il Covid, quella cifra è balzata all’11%. Questo è il motivo per il quale la Lega sta spingendo i giocatori a farsi la terza dose il più in fretta possibile. 

Fino al 19 novembre, l’NBA era a conoscenza di 34 persone che avevano deciso di non vaccinarsi contro il COVID-19.

Naturalmente tra tutti questi il caso più eclatante è quello di Kyrie Irving, il quale non ha giocato nemmeno un minuto quest’anno perché nella città di New York è obbligatorio essere vaccinati per partecipare o svolgere manifestazioni/attività al chiuso. La speranza del mondo NBA è che lui si decida di fare questo benedetto vaccino perché la Lega ha bisogno di lui come giocatore e personaggio.

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