Dennis Rodman è stato probabilmente il più grande rimbalzista della storia NBA, vincitore di tre titoli con i Chicago Bulls. Il gioco perimetrale non è mai stato il suo forte, anche se qualche tripla la tirava: 355 in carriera, 82 segnate (un misero 23%). Ovviamente era un’altra NBA, dove il tiro da tre punti non era usato frequentemente e nemmeno troppo allenato. Oggi è l’opposto: il tiro dalla lunga distanza è diventato non solo parte integrante, ma fondamentale del repertorio di qualsiasi giocatore, lunghi compresi.
Ci sono giocatori come Steph Curry, Damian Lillard e Trae Young che, per sfuggire alle marcature, sono soliti tirare diversi metri oltre la linea da tre punti. Qualcosa che a Rodman non piace per nulla e che ha commentato duramente, ospite del podcast Full Send.
Non guardo molta NBA. È molto difficile guardare le partite perché una volta giocavamo con quell’intensità, quella competitività. Ora non mi va di guardare giocatori che arrivano e tirano da 15 metri. Non è basket. È difficile da guardare, ma so che a molti ragazzini lo adorano.
Dennis Rodman ha anche detto di non aver guardato The Last Dance, documentario che tratta la storia dei Bulls di Jordan, perché “ha vissuto quelle cose”. Ha comunque sottolineato che è tutto vero, “specialmente” i fatti che lo riguardano. Tra di essi è quindi compresa la fuga del 1998 a Las Vegas, che sarà oggetto di un futuro docu-film annunciato nei giorni scorsi.
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