I Cleveland Cavaliers ce l’hanno fatta. Ancora. Hanno ottenuto la prima scelta assoluta per la terza volta in quattro anni da quando Lebron James lasciò l’Ohio per la Florida (1.9% di probabilità quest’anno). Alle loro spalle i Milwaukee Bucks, seguiti dai Philadelphia 76ers e dietro tutti gli altri, l’ordine esatto potete trovarlo qui.
La Draft Lottery ha però sempre lasciato parecchi dubbi sulla propria autenticità, i teorici del complotto ci hanno visto un modo in cui i vertici alti della NBA decidono di “resuscitare” alcune squadre finite a fondo o che hanno perso la loro stella più brillante, rilanciandole in campo e, chiaramente, anche sul mercato, perchè la Lega è prima di tutto un enorme business.
Queste teorie sono state confermate negli ultimi anni, molti hanno visto in Anthony Davis un giocatore per rivitalizzare New Orleans, che solo qualche mese prima aveva perso Chris Paul, e allo stesso modo i Cleveland Cavaliers hanno ricevuto la prima scelta proprio l’anno dopo la partenza di Lebron James. Poi, ovviamente, accade che alcune franchigie prendano abbagli e clamorosamente toppino la chiamata più prestigiosa (sì, Cavs, stiamo parlando di voi), ma in linea di massima un’alta scelta al Draft garantisce per lo meno speranze per il futuro.
Ma perché i Cavs dovrebbero aver ricevuto “illegalmente” un favore come tre prime scelte in quattro anni? Certo, la prima era giustificata: priva di Lebron James la squadra era davvero imbarazzante, passata in poco tempo dal primo all’ultimo posto nella Eastern Conference, con sole 19 vittorie. Lebron potrebbe valere più di una sola prima scelta, quindi ecco che l’anno scorso arriva la seconda, con questa i Cavs selezionano Anthony Bennett. Sappiamo tutti com’è andata con il canadese, la NBA decide quindi di dare ai Cavaliers una seconda chance (terza, se volete) per rilanciare una squadra che quest’anno sarebbe dovuta arrivare quantomeno ai Playoffs, ma che in realtà è stata forse la più grande delusione per svariati motivi. E chi lo sa se, dietro tutto questo, non si celi il piano di riportare James in Ohio tra un anno? Non prendeteci come complottisti, non lo siamo, ma una simile “fortuna” fa perlomeno sorgere qualche dubbio. L’eco del ritorno di James o, alla peggio, di una rivalità tra i buoni, i Cavs, e i cattivi, i Miami Heat, farebbe senz’altro molto rumore, ecco perché Cleveland DEVE tornare una squadra di vertice, nonostante alla fine dei conti non sia uno di quelli che vengono definiti “big market”.
Proseguendo nell’ordine, i Milwaukee Bucks non potevano certo scendere al di sotto della numero due. Aldilà della stagione molto negativa, chiusa con il peggior record della NBA, ma sono stati appena venduti a nuovi proprietari per 550 milioni di dollari quando erano valutati 405. E la città è Milwaukee. Qualche garanzia i due nuovi owners avranno dovuto riceverla. Curiosità: Mallory Edens ha pescato la pallina numero due, la figlia del proprietario dei Bucks ha fatto esplodere Twitter, con tifosi che cinguettavano di scegliere lei con la prima chiamata assoluta.
Per chiudere, ecco i Philadelphia 76ers, che finiscono “con merito” terzi. Perché? Principalmente per due motivi: il primo è il record pessimo, penultimi ad Est, che li vedeva avere anche una buona percentuale di pescare la top pick, ma questo calo di gioco ha avuto ripercussioni anche nelle finanze della franchigia. I Sixers hanno infatti registrato una diminuzione media di 2848 spettatori per partita, il peggior dato in tutta la Lega che la NBA non poteva ignorare. In secondo luogo, ma questa è un po’ più cattivella e spinta, l’ex Presidente di Philadelphia, Rod Thorn, è ora il Presidente della NBA (President of basketball operations).
E gli altri? Rimangono beffati gli Orlando Magic, che non hanno ricevuto una prima scelta nonostante l’addio di Dwight Howard ormai due anni fa, i Los Angeles Lakers, il market più grosso della NBA che dovrà accontentarsi della settima scelta, e i Boston Celtics, per i quali vale lo stesso discorso dei rivali ma potranno chiamare con la sesta.