L’affaire Ben Simmons sta tenendo banco da mesi e il giocatore, quando abbiamo ormai superato la metà della stagione regolare, ha già perso quasi 20 milioni di dollari perché si rifiuta di allenarsi e scendere in campo con i Philadelphia 76ers. A inizio stagione c’era stata qualche schermaglia con Joel Embiid, soprattutto quando Simmons aveva tenuto un comportamento poco professionale durante i primi, e finora unici, allenamenti di quest’anno.
Ora che manca un solo giorno alla trade deadline, i Sixers sono secondi in classifica ad Est e nei giorni scorsi era circolato il rumors che Simmons fosse arrabbiato con Embiid, il centro camerunese è tornato a parlare del compagno. Come qualche mese fa, anche stavolta il centro di Philadelphia non si è risparmiato qualche frecciatina implicita, sempre intorno al ruolo di “babysitter” del quale si sente caricato nei confronti di Simmons.
Chiunque è il benvenuto a giocare, se vuoi far parte della squadra sono sicuro che a noi andrà bene. Ma devi farti vedere, devi voler far parte di questa squadra.
Io vengo pagato per portare risultati e vincere partite. Non vengo pagato per fare da babysitter a Tyrese [Maxey, ndr]. Vengo pagato per spingerlo ad aiutarmi a vincere delle partite. Vengo pagato per fare la stessa cosa con Tobias Harris e tutti gli altri ragazzi, loro rispondono bene, ogni singola volta. E allo stesso modo loro sfidano me, non è mai qualcosa di personale. Io li punto sempre e loro fanno lo stesso con me, perché abbiamo tutti lo stesso obiettivo: vogliamo vincere.

Milano. Laureato in Gestione del Lavoro e Comunicazione per le Organizzazioni all’Università Cattolica, ho fondato BasketUniverso nel 2011. Sì, tifo Orlando Magic e faccio di tutto per non nasconderlo.