NBA Playoffs: la Preview del primo turno, Eastern Conference

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Alle 18.30, ora italiana, la prima palla a due della post-season 2015 a Toronto. I Playoffs sono alle porte, sulla carta equilibrati come raramente è capitato negli ultimi anni. Arriviamo all’appuntamento più atteso dell’anno abituati da un biennio tutto Lebron vs Spurs. Per quanto ne sappiamo, la storia potrebbe ripetersi anche quest’anno, dal momento che sia Cleveland Cavaliers che gli stessi Spurs hanno la possibilità di arrivare fino in fondo.

In questo “Focus” (diviso in due parti), analizzeremo serie per serie il primo turno, che vedrà le sedici squadre darsi battaglia per conquistare le Semifinali di Conference. Partiamo con la Eastern Conference.

Atlanta Hawks (60-22) vs. Brooklyn Nets (38-44)

Il bello contro il brutto, il sacro contro il profano. Concedete i termini magari troppo bruschi o esagerati, ma che non si discostano troppo dalla realtà. Gli Hawks, per la prima volta da molti anni, offrono una squadra che può seriamente arrivare fino in fondo, dopo essere stati protagonisti della stagione ad Est e aver mandato addirittura quattro giocatori all’All Star Game. L’artefice di tutto questo è uno solo: Mike Budenholzer, che ha trasformato una squadra senza capo né coda in un carrarmato che può essere definito, senza mezzi termini, i San Antonio Spurs 2.0 (e non è un caso che Bud sia un ex allievo di Popovich).
Inutile parlare della corsa degli Hawks, prima squadra a qualificarsi matematicamente alla post-season. Il gioco ricorda molto quello degli Spurs: circolazione di palla, un tiratore infallibile da tre (Kyle Korver, come Danny Green), un leader silenzioso in cabina di regia (Jeff Teague) ed una panchina che, dai nomi, parrebbe non offrire molto, ma che invece è una delle migliori della Lega. L’affidabilità di Atlanta potrebbe essere intaccata dall’infortunio di Thabo Sefolosha, difensivamente un fattore non indifferente, ma non è cosa da impensierire subito al primo turno contro i Nets.
Proprio Brooklyn, da progetto ambizioso quale era due anni or sono, è caduta in un vortice da cui è difficile uscire. I Playoffs sono stati raggiunti solo perché Brook Lopez ha disputato come un indemoniato l’ultimo mese di RS ma, come detto da Paul Pierce recentemente, i Nets sono una squadra senz’anima. Deron Williams, che solo qualche stagione fa era considerato uno dei migliori playmaker in circolazione, da quando veste la casacca dei Nets è scivolato nella mediocrità, mentre una panchina non troppo lunga, sommata ad un Markel Brown (rookie) che avrà il compito di contenere Korver, fanno apparire il secondo turno come un miraggio, al momento.

 

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Cleveland Cavaliers (53-29) vs. Boston Celtics (40-42) di Emanuele Bussa 

Sfida sulla carta già decisa, in quanto Boston, giunta settima, non è propriamente un avversario irresistibile per questi Cavs che, dopo i problemi di inizio stagione, hanno ampiamente dimostrato di essere i favoriti per la vittoria della loro Conference. Cleveland può infatti contare su un roster profondissimo, costruito per vincere subito e rinforzato ulteriormente prima della trade-deadline: il quintetto base è, sulla carta, tra i più forti della NBA. Kyrie Irving, J. R. Smith, Lebron James, Kevin Love e Timofey Mozgov, una forza della natura di cui David Blatt sembra finalmente aver preso il pieno controllo, soprattutto da gennaio in avanti. Le seconde linee non sono di primissimo livello, ma l’esperienza dei veterani Mike Miller e Shawn Marion e la fisicità di Iman Shumpert e Tristan Thompson sono ottime armi, che i Cavs dovranno essere bravi a sfruttare al momento opportuno, soprattutto contro un avversario come i Celtics, squadra priva di individualità importanti, ma abituata a lottare e a non arrendersi mai.
Boston, dopo la cessione di Rajon Rondo, sembrava infatti destinata al più scontato dei “tanking”, invece si è ritrovata ai Playoffs, trascinata dal suo incrollabile spirito di squadra e dall’intelligenza di Brad Stevens, allenatore alla prima esperienza di post-season, che sta dimostrando tutte le proprie capacità nel gestire un gruppo di giocatori privo di All Star. Isaiah Thomas ed Avery Bradley hanno trascinato i Celtics nel post-All Star Game, contribuendo al settimo posto finale e non facendo rimpiangere l’infortunio di Jared Sulliger e la cessione eccellente di Jeff Green. L’unica possibilità di Boston potrebbe essere quella di limitare l’attacco al tritolo dei Cavaliers con la sua non impenetrabile difesa (dodicesima della NBA con 102.1 punti concessi a partita), per poi colpire a ogni occasione i Cavs, che hanno mostrato più di qualche amnesia nella propria metà-campo durante la stagione regolare (ventesima difesa della NBA). I Cavs, alzando il livello del loro gioco nei Playoffs, non dovrebbero avere problemi, soprattutto con i “Big Three” in forma, ma mai sottovalutare una preda messa con le spalle al muro, soprattutto se quest’ultima porta il glorioso nome dei Boston Celtics.

 

Chicago Bulls (50-32) vs. Milwaukee Bucks (41-41)

Doveva essere l’anno dei Bulls, non lo è stato, almeno finora. Jason Kidd ha invece portato un vento di novità a Milwaukee, e questo nonostante l’infortunio della seconda scelta assoluta Jabari Parker, che nelle prime settimane aveva fatto intravedere buone cose.
La forza di questi Bucks, che per strada hanno perso anche Larry Sanders e i soldi del suo stipendio, sta nel gruppo: non c’è una vera stella, ma tutti danno il proprio contributo. Riesce difficile credere che Milwaukee possa andare oltre i Bulls, soprattutto perché non dispone di un roster profondo come quello di Chicago. Presentarsi ai Playoffs con i lunghi Zaza Pachulia ed Ersan Ilyasova, fronteggiati subito da Noah, Gasol, Gibson e Mirotic, sembrerebbe un suicidio. I Bucks non hanno però pressione e sarà sicuramente un piacere ammirare ancora The Greek Freak.
I Bulls al contrario devono vincere per riscattarsi dopo una RS chiusa al terzo posto, quando ci si aspettava potessero fare di meglio. Nel corso dell’anno si è vociferato di un possibile esonero di coach Thibodeau, reo di aver perso le briglie dello spogliatoio, ed in generale il clima intorno alla squadra è stato più burrascoso del solito. Il roster è uno dei primi, per completezza e funzionalità, della Lega, ed un Derrick Rose ancora a mezzo servizio non sembrerebbe un grosso problema al primo turno.
Sarà un testa-a-testa difensivo, visto che parliamo rispettivamente di Chicago quarta e Miwaukee quinta difesa della Lega. Il fattore più determinante saranno però i rimbalzi: i Bulls possono vantarsi del frontcourt migliore della Lega e una squadra che è terza in assoluto nei rimbalzi di media, mentre i Bucks soffrono questo aspetto, scivolando addirittura ventiquattresimi in questa classifica.

 

Toronto Raptors (49-33) vs. Washington Wizards (46-36) di Francesco Manelli

Lo scontro tra quarta e quinta è per antonomasia quello più equilibrato e in questo caso la supposizione corrisponde alla verità. La favola più bella della prima parte di stagione ha già passato da un bel pezzo i titoli di coda e, da pretendente al primo posto nella Conference, Toronto è scivolata al quarto con un record di 13-16 dopo l’All Star Game, anche e soprattutto a causa dell’infortunio di Kyle Lowry, ora recuperato.
Dall’altra parte gli eterni incompiuti Washington Wizards, potenzialmente la squadra con più talento assoluto ad Est: Wall, Beal, Pierce, Nenè e Gortat non sono mai riusciti ad esprimere a pieno il proprio potenziale.
Lo scontro sarà anche tra due filosofie di gioco differenti: i Raptors sono quarti in NBA per Offensive Rating (111 punti segnati per 100 possessi), mentre gli Wizards si trovano quinti per Defensive Rating (103 punti subiti per 100 possessi), una mente difensiva contro una offensiva. Decisivi saranno i duelli 1vs1 sui due lati del campo: Lowry contro Wall, DeRozan opposto a Beal, Valanciunas contro Gortat ed in questo momento forse la franchigia della capitale ha qual cosina in più.

Francesco Manzi

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