NBA Preview: Miami Heat, vincere ancora per entrare nella storia

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Miami Heat

Primi ad Est nel 2012-13 (66-16), Campioni NBA in carica

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Roster:

Mario Chalmers, Norris Cole / Dwayne Wade, Ray Allen, Roger Mason Jr, Charlie Westbrook / LeBron James, Shane Battier, Michael Beasley, James Jones, Eric Griffin / Udonis Haslem, Chris Andersen, Rashard Lewis, Jarvis Varnado / Chris Bosh, Greg Oden, Joel Anthony, Justin Hamilton

La stella: LeBron James

Nella stagione passata ha messo insieme le seguenti cifre: 26.8 pts, 7.3 ast, 8.0 rim, 1.7 stl, 0.9 blk, 56.5 % dal campo in 37.9 minuti di utilizzo. Un mostro, una macchina, il RE. Senza se e senza ma è il miglior “giocatore” (se semplicemente giocatore si può definire) di pallacanestro in circolazione e, soprattutto, oltre che ad una solidità fisica impressionante, ha ottenuto una sicurezza mentale da far spavento. Può coprire 4 ruoli facilmente ed in particolari situazioni può anche essere schierato da 5, nelle ultime stagioni è migliorato molto anche come passatore e come tiratore dall’arco; è davvero difficile trovare un difetto al LeBron James giocatore.

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Al quarto anno in maglia Heat, Bosh ha dimostrato sempre più maturità

L’arma in più : Chris Bosh

Andiamo controcorrente e al posto di Wade abbiamo scelto di inserire Bosh come arma in più. Anche la passata stagione DW3 ha comunque regalato 20+5+5 ad allacciata di scarpe, ma è in calo statistico e soprattutto fisico (le infiltrazioni al ginocchio prima di ogni gara degli scorsi playoffs e le quasi 50 partite saltate nelle ultime due stagioni lo dimostrano), anche se rimane uno dei primi 15-20 del pianeta. Abbiamo scelto Bosh per due motivi: la maturità mentale e i miglioramenti nel gioco, soprattutto difensivi. Si è quasi “rassegnato” ad essere la terza opzione offensiva e ciò lo ha per assurdo fortificato, facendolo concentrare più sulle piccole cose offensive che sul continuo voler la palla in mano ed in difesa ha dimostrato di essere un centro affidabile in un sistema difensivo solido come quello degli Heat.

Il coach : Erik Spoelstra

Il filippino dell’Illinois rappresenta la classica storia americana: parte tutto nel 1986 quando Jon Spoelstra, padre di Erik, offre un lavoro nello staff dei Portland Trailblazers ad un semisconosciuto Chris Wallace, attuale GM dei Memphis Grizzlies; prima di ricoprire questo ruolo, Wallace è stato anche “director of player personnel” per gli Heat, ed è proprio lui che nel 1995 convince il proprio GM Dave Wohl ad offrire al figlio di Jon, Erik, un posto come video coordinator per la franchigia della florida. Pochi giorni dopo Pat Riley divenne head coach degli Heat e volle subito portarsi il proprio “video guy” dai Lakers ma Wohl non glielo concesse, così nacque il rapporto lavorativo tra Erik Spoelstra e Pat Riley che dura ancora oggi. Da video coordinator divenne advance scout nel ’99, poi director of scouting nel ’01, in seguito assistant coach nello staff del titolo del 2006, infine, nell’Aprile 2008 raggiunse la posizione attuale di head coach. Due anelli e 473 vittorie dopo, lo troviamo ancora qua, a cercare di guidare la sua squadra al terzo titolo consecutivo.

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Scelto al n.2 dagli Heat nel ’08, Beasley torna a Miami dopo anni di discontinuità

Il mercato : fuori Miller, dentro Beasley e Oden

SE Beasley cambierà approccio al gioco ed alla vita in generale, SE Oden rimarrà integro anche solo per giocare i playoffs e SE James, Allen, Battier e Chalmers tirano ancora come la passata stagione (tutti e 4 sopra il 40% da 3), allora il mercato degli Heat sarà stato più che ottimo. Ma si sa, con i se e con i ma non si va da nessuna parte, anche se Riley ha sempre dimostrato di aver avuto sempre ragione. Mike Miller ha sì saltato il 60% delle partite nei suoi tre anni in maglia Heat ma i suoi 23 punti contro OKC in gara 5 delle Finals 2012 e l’11 su 18 (61.1%) totale dall’arco nella serie finale 2013 contro San Antonio rimarranno sempre nei cuori dei tifosi Heat. Focalizziamoci sui due innesti: nell’Ohio Greg Oden ha dimostrato di poter essere “the next big thing” sotto canestro ma la fragilità delle sue gambe ha prevalso sul suo talento, questa mossa degli Heat si giustifica con un “perche no?” più che con un “abbiamo bisogno di Oden”; il ritorno del figliol prodigo Michael Beasley è la vera incognita che nessuno di noi sa come interpretare: talento cristallino ma una testa che dire problematica è dire poco. La vera mossa di mercato di Pat Riley è forse passata sottotraccia: oltre ai rinnovi di Allen, Chalmers, Jones e Lewis, il GM è riuscito a convincere la vera arma tattica che ha condotto all’anello del 2013 conducendo la squadra ad un record di 54-8 con lui in campo tra RS e playoffs, ovvero Chris Andersen, the Birdman, ri-firmato a soli 2.8 milioncini.

Aspettative : Three-Peat is the way

Per entrare nel vero gotha dell’Nba sei quasi costretto a vincere 3 anelli di fila: i vincenti per eccellenza degli ultimi decenni lo hanno fatto, MJ (due volte) e  Kobe (una volta), ora tocca a James, senza se e senza ma. Dopo aver strappato dalle mani a Duncan e compagni l’anello del 2013, gli Heat sono pronti a prendersi anche quello 2014. Ad ogni costo.

Francesco Manelli

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